Gli italiani non risparmiano più
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Economia

Gli italiani non risparmiano più

Pochi euro in banca, l’inflazione che corre, gli italiani non cambiano abitudini semplicemente non riescono piùa risparmiare

Salvadanai rotti e pochi euro in banca. L’italiano sta cambiando abitudini? Da un Paese storicamentedi risparmiatori (a differenza degliamericani, per esempio, che vivono a debito) preoccupano quei quasi 90 miliardi di euro bruciati in soli tre mesi del 2023 sui conti correnti e depositi di consumatori (allerta lanciata dalla Fabi-Federazione autonoma bancari italiani). Italiani che cambiano abitudini? No, italiani schiacciati dal galoppo dell’inflazione e dalla politica monetaria della Bce che ha portato i tassi a 3,75% a maggio e che giovedì prossimo (il 15 giugno) si appresta a un nuovo rialzo. E poi si aggiungono i contratti non rinnovati e quindi un potere d’acquisto sempre più indebolito e una forbice dei tassi bancari decisamente sproporzionatotra interessi attivi e passivi. Quindi gli italiani non riescono più a risparmiare praticamente nulla e in più devono andare ad intaccare il proprio tesoretto, accumulato negli anni.

La corsa dei prezzi unita a prestiti più onerosi e perdita del potere di acquisto hanno invertito la tendenza al risparmio delle famiglie italiane che si è attestata vicina allo zero (0,2%) tra gennaio e maggio 2023. In 15 mesi, da dicembre 2021 a marzo 2023, il risparmiodegli italiani è calato di 61 miliardi di euro secondo lo studio Fabi, passando da2.076 a 2.015 miliardi di euro. Allarmerosso sul primo trimestre 2023, con i depositi delle famiglie in contrazione del 2,14% (1.149 miliardi di euro) e quellidelle imprese in perdita del 7,56% (390 miliardi). In termini monetari vuol dire circa 25 miliardi di euro per le famiglie e 32 miliardi per il sistema produttivo. A marzo, il saldo della liquidità corrente ammontava a 1.368 miliardi di euro contro i 1.458 miliardi di euro a fine 2022. Sono stati bruciati quasi 90 miliardi di euro sui soli conti correnti.

“L’inflazione è la più ingiusta delle tasse, perché colpisce soprattutto chi ha redditi bassi e ha pochi risparmi. Il potere d’acquisto degli stipendi, purtroppo, è tornato indietro di 25 anni. La soluzione va quindi cercata nel rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, alcuni scaduti anche da più di cinque anni, con importanti aumenti economici”, ha commentato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. E in più i soldi lasciati sul conto corrente (gli italiani erano tra i maggiori risparmiatori al mondo) valgono sempre meno. Mentre i tassi applicati ai prestiti e ai mutui negli ultimi mesi hanno continuato a crescere per la politica monetaria di Francoforte, sono rimasti praticamente uguali invece gli interessi applicati su depositi e conti. Gli interessi bancari dei depositi della clientela hanno sfiorato lo 0,4%, 0,5% per le famiglie e 0,3% per le imprese. Le banche non hanno fatto un passo verso chi depositava la propria liquidità. Gli utili dei maggiori istituti di credito italiani a fine 2022 sono cresciuti del 66% rispetto al 2021, dimostrando che l’obiettivo unico era ed è di accrescere i guadagni, premiando così gli azionisti e non andando a favorire chi porta liquidità in banca. E quindi? Il risparmio degli italiani migra, come dimostra il successo del Btp Valore, che ha raccolto oltre 18 miliardi. E come dimostra l’ascesa di quasi 50 miliardi del risparmio gestito nel primo trimestre 2023.

Cosa ci aspetta? Giovedì prossimo è atteso un nuovo rialzo dei tassi da Francoforte. Poi arriverà uno stop? E le banche, che hanno beneficiato finora dell’aumento del costo del denaro, inizieranno a guardare anche ai risparmiatori alzando i tassi di interesse sui conti correnti? O siamo destinati a diventare anche noi un Paese che non genera risparmio, ma vive a debito, come gli Stati Uniti?

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Cristina Colli