Moody's
(Ansa)
Economia

Il verdetto di Moody's che spaventa, più del necessario

Cosa può succedere se dovesse arrivare un giudizio negativo dalla terza agenzia di rating che si esprimerà sull'Italia

Ironia della sorte: arriva in un venerdì 17 (il giorno che più di tutti “porta sfortuna”), la tanto temuta pagella di Moody’s. Una pagella che fa paura, per le conseguenze economiche, finanziarie e politiche. Fa paura al governo, agli investitori e ai mercati, ma anche all’Europa. A mercati chiusi Moody’s si pronuncerà e il rischio “junk” (spazzatura) per l’Italia è possibile, concreto.

Il timore a Roma c’è. Perché Moody’s è tra le agenzie di rating più autorevoli, ma soprattutto perché l’Italia si presenta al test partendo da una valutazione tutt’altro che da prima della classe. Baa3, appena sopra la soglia del cosiddetto investment grade. Sotto questo c’è solo il livello spazzatura. E in più l’outlook è negativo. Quindi il rischio bocciatura domani non fa dormire sonni sereni. L’ultima pagella di Moody’s per l’Italia è dell’agosto 2022. Subito dopo la fine del governo Draghi l’agenzia di rating declassò il nostro Paese. E fu chiaro e diretto l’avvertimento dopo la vittoria della destra alle elezioni del 2022: ‘Senza riforme il downgrade a junk ci sarà’.

Il governo Meloni arriva al giudizio di domani con una legge di bilancio prudente, all’esame del Parlamento ora e “blindata” dalla maggioranza proprio per evitare scivoloni sui punti più delicati e impattanti sul debito, come il superbonus e le pensioni. E il governo Meloni arriva a domani con un rating e outlook confermati e lasciati invariati dalle prime tre valutazioni fatte da S&P, Dbrs e Fitch. Le tre agenzie che si sono finora espresse hanno riconosciuto un rallentamento dell’economia, ma hanno confermato le prospettive sul debito dell’Italia, lasciando stabile il loro voto. Fitch ha sottolineato inoltre come punto di forza una “maggioranza parlamentare più stabile delle precedenti amministrazioni”. Ma ora tocca a Moody’s, che pochi giorni fa ha declassato l’outlook degli Usa, da stabile a negativo, per l’allarme deficit, pur confermando il rating di tripla A.

Le agenzie di rating (Moody’s compresa) guardano le prospettive di crescita per il prossimo triennio (0,8% secondo Ocse, Commissione europea e Banca d’Italia), l’andamento del debito pubblico (fermo intorno al 140% del Pil fino al 2026) e la legge di bilancio (in attesa, il 21 novembre, del primo giudizio di Bruxelles). Cosa farà Moody’s? Gli stessi analisti dicono che è imprevedibile, ma in molti sostengono che ci sono elementi a favore di una conferma del giudizio, come i miglioramenti dell’andamento della bilancia commerciale con l’estero e quelli nell’implementazione del Pnrr o la capacità dimostrata dall’Italia di resistere alla crisi energetica…

Downgrade quindi scampato? No, nessuno ci metterebbe la mano sul fuoco. E in quel caso cosa accadrebbe? “Sarebbe uno shock, per un mercato già fragile”, ha dichiarato Rohan Khanna, responsabile della divisione di strategia sui tassi euro di Barclays Plc. Lo spread BTP-Bund salirebbe anche fino a quota 250 punti base, azzerando dunque tutti i progressi fatti negli ultimi mesi (oggi è a 185). E l’impennata dei tassi dei BTP potrebbe aumentare la pressione sulla Bce per arginare e tamponare le conseguenti turbolenze di mercato. Francoforte, Roma, Berlino, Londra, Parigi…tutti sanno che il primo downgrade della Grecia a spazzatura nel 2010 ha potenziato la crisi del debito sovrano europeo. E questo rischio lo conosce anche Moody’s. Che interesse ha ad innescare una spirale che porterebbe problemi economici, finanziari e politici non solo a Roma, ma in tutta Europa?

TUTTE LE NEWS DI ECONOMIA

I più letti

avatar-icon

Cristina Colli