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Economia

Finanza islamica, cos’è e come funziona

Potenzialità e rischi di un sistema finanziario operativo anche in Europa

Il Direttore Operativo del Fondo Monetario InternazionaleChristine Lagarde ha definito quello della finanza islamica un settore che merita di essere esplorato per le sue potenzialità. Del resto, le attività finanziarie islamiche si attestano oggi a circa 2 trilioni di dollari,  dieci volte di più rispetto ai valori registrati appena una decina di anni fa.

Nel corso dell'ultimo decennio, i titoli Sukuk si sono rivalutati di circa dieci volte, attestandosi sui 300 miliardi di dollari, e anche se gran parte delle attività rimangono concentrate negli Stati del Golfo e in Malaysia, l'interesse per la finanza islamica sta crescendo in tante altre parti del mondo, dal Lussemburgo ad Hong Kong, senza dimenticare Sudafrica e Regno Unito.

Jikon Lai, un ricercatore della School of Government dell'Università di Melbourne (Australia), è forse una delle persone più indicate per capire come funziona il mondo della finanza islamica e quali sono le sue reali potenzialità. 

Finanza islamica: di cosa si tratta e come funziona

Di fatto si tratta di un approccio ad attività e strumenti finanziari che si conforma a una serie di principi che derivano dall'Islam. Detto questo, al momento non c'è accordo sulla definizione di questi principi. Derivando da antiche scritture, è stato necessario riadattarli alle necessità della finanza contemporanea, ma il modo in cui questo è stato fatto non è considerato valido da tutti gli studiosi e gli operatori finanziari attivi in questo settore. 

Perché si parla di finanza inclusiva?

Secondo il Fondo Monetario, l'attrattività della finanza islamica risiede nella sua inclusività, in quanto facilita l'accesso ai servizi finanziari a quella fascia di popolazione che di solito ne rimane esclusa. Allo stesso tempo, creando un sistema finanziario che si conforma alle credenze della comunità islamica, spiega Jikon Lai, diventa (sulla carta) più facile coinvolgere le comunità musulmane nel sistema finanziario globale permettendo quindi loro di contribuire anche alla crescita economica su scala internazionale. 

Perché la finanza islamica è stabile e senza rischi?

Alla base della finanza islamica troviamo il principio secondo cui i rischi devono essere condivisi tra debitori e creditori. In questo modo i secondi verrebbero indotti a non proporre investimenti troppo rischiosi visto che, qualora dovessero andare male, ne pagherebbero le conseguenze in termini di perdite. Tuttavia, come puntualizza Lai, nella realtà questo principio non sempre funziona, e la stabilità degli investimenti continua a rappresentare un problema per chi opera nel settore. 

Quali sono i paesi che stanno sperimentando la finanza islamica?

I paesi musulmani del Golfo Persico e del Sudest asiatico sono al momento i più attivi nel campo della finanza islamica. Questo però non significa che le nazioni in questione abbiano scelto di abbandonare il modello finanziario più tradizionale, che infatti funziona parallelamente a quello islamico. Fanno eccezione Pakistan e Iran, in cui il sistema islamico è predominante (se non l'unico esistente).  

Quali sono i paesi non musulmani interessati alla finanza islamica?

Lussemburgo e Regno Unito sono state le prime realtà occidentali che si sono interessate alla finanza islamica, con l'obiettivo sia di attirare più facilmente capitali dal mondo islamico, sia di consolidare la propria posizione di centri finanziari di rilevanza mondiale. Oggi anche Cina, Giappone, Hong Kong e Germania sembrano molto interessati al mondo della finanza islamica. 

Finanza islamica: i vantaggi

Idealmente dovrebbe favorire il consolidamento di un sistema finanziario più etico e stabile, ma in realtà le cose non stanno così. Alcuni paesi offrono particolari vantaggi a chi opta per la finanza islamica, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un sistema che piace ai musulmani semplicemente perché ritengono che, utilizzandolo, i rischi di violare le scritture siano esclusi. 

Il peso globale della finanza islamica

Le stime attuali ritengono che le attività di finanza islamica rappresentino il 2 per cento delle attività finanziarie globali. Tuttavia, considerando che un quarto della popolazione mondiale è islamica, è realistico aspettarsi un incremento delle attività in questo settore sia nel medio che nel lungo periodo. Eppure, come constata con velata ironia Lai, espandendosi la finanza islamica sembra avere le stesse difficoltà della finanza tradizionale quanto a responsabilità e trasparenza. 

Regole e principi delle Banche Islamiche

Tutte le istituzioni finanziarie islamiche adottano gli stessi regolamenti e standard internazionali che valgono per tutte le altre banche del mondo. Tuttavia, a queste si aggiungono altre regole più in linea con i principi dell'Islam. L'Islamic Financial Stability Board (IFSB) di Kuala Lumpur (Malesia) è invece l'agenzia mondiale che supervisiona le attività degli istituti finanziari islamici.

Finanza islamica e terrorismo

Ogni associazione tra finanza islamica e terrorismo è fuorviante, oltre che scorretta. Non esistono prove volte a dimostrare che le banche islamiche siano "più responsabili" di quelle tradizionali dei finanziamenti ai gruppi terroristici. Purtroppo si tratta di un problema che affligge entrambe, e che va risolto puntando su trasparenza, collaborazione tra singoli istituti e tra questi ultimi e le agenzie che li supervisionano. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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