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Economia

Euro digitale, la controffensiva di banche e istituzioni

L’abbandono progressivo del contante e l’avvento delle criptovalute spingono verso la digitalizzazione delle valute tradizionali.
A ottobre le prime decisioni sull’introduzione della moneta europea digitale: Bce e Abi in prima linea per trovare un sistema di garanzie

E’ ora che cominciamo a familiarizzare con l’euro digitale. Certo non con la moneta, che avrà ancora bisogno di un paio d’anni per essere introdotta. Ma almeno con l’idea, la necessità, il nome e il possibile funzionamento perché al di là dei possibili dibattiti sul come funzionerà, l’euro digitale è già tra noi.

Lo dimostra il recente comunicato delle banche associate all’Abi, che spinge sull’acceleratore. E la presa di posizione del capo della Banca Centrale europea Christine Lagarde, che dopo aver sottolineato il progressivo abbandono del contante un po’ ovunque ha messo bene in chiaro la necessità di agganciare le monte digitali a un valore reale e di salvaguardare l’autonomia dei pagamenti nell’area euro sviluppando sistemi digitali propri.

L’abbandono del contante

Il tempismo di tali “endorsement” ci dice però molto sullo stato delle cose e mostra in maniera evidente la necessità di riportare le banche tradizionali al centro del sistema, riaffermandone il ruolo e recuperando terreno nei confronti delle stablecoin o delle criptovalute. Abi e Bce infatti, si sono espresse poco dopo gli scandali che hanno coinvolto SVB, la banca delle imprese tecnologiche della silicon valley diventata insolvente, e Credit Suisse, salvata dal crollo grazie all’intervento del colosso UBS, cui è seguito un forte rialzo dei bitcoin. Insomma, per le banche e la Bce non è più tempo di aspettare.

“La fretta è sempre cattiva consigliera ma lo stallo, in un mondo che cambia velocemente, rischia di avere ricadute maggiori” sottolinea Gabriel Debach, Italian market analyst della community di investimenti eToro. “Il percorso di digitalizzazione, delle stablecoin e criptovalute, così come i tentativi di ingresso da parte delle Big Tech nel settore sono solamente alcuni dei rischi attuali che il sistema finanziario si trova ad affrontare e a cui è necessario dare risposta quanto prima”. Salvaguardare il ruolo di intermediazione delle bancheIl punto di non ritorno infatti, è già stato superato.

Con il progressivo calo nell’utilizzo del contante, e con le Banche Centrali intenzionate a valutare l’integrazione di una Central Bank Digital Currency (CBDC), le banche commerciali hanno infatti preso consapevolezza dei rischi e delle opportunità. “La quota di pagamenti tramite app è passata da meno dell'1% nel 2019 al 3% nel 2022 e i pagamenti con carta di credito hanno superato in percentuale le transazioni in contanti” continua Debach. “E come la stessa ABI ha rimarcato, emerge il bisogno di salvaguardare il ruolo di intermediazione delle banche stesse, evitando che con il venire meno del modello attuale i servizi delle banche centrali possano essere offerti direttamente ai clienti, bypassando gli istituti di credito”.

Non solo, in una situazione in cui circa 114 Paesi che rappresentano il 94% del Più mondiale stanno studiando un utilizzo di monete digitali, la Ue ha anche la necessità di prevenire una possibile diffusione di CBDC estere o sistemi di pagamento digitali privati, di promuovere diversamente il ruolo internazionale dell’euro e favorire il miglioramento dei costi complessivi e dell’impronta ecologica dei sistemi monetari e dei pagamenti.

“La Bce risponde alla competizione generata dalle criptovalute, stablecoins, Big Tech americane e dalle valute digitali di altre banche centrali per riuscire a mantenere il controllo sulla base monetaria” aggiunge ancora l’esperto di eToro, “pensiamo infatti a cosa accadrebbe se in Europa venisse utilizzata al posto dell'euro, una valuta digitale emessa da una società privata o da un’altra nazione extraeuropea: la BCE perderebbe il controllo sulla politica monetaria. Invece, si tratta proprio di continuare a dare questa garanzia di sicurezza”.

La differenza con criptovalute e stablecoins

Rispetto al Bitcoin o ad altre forme di cripto, le monete digitali istituzionali puntano infatti a offrire un sistema di pagamento alternativo il cui valore risulti essere meno volatile e quindi più utilizzabile nei pagamenti. Rispetto alle stablecoins invece, le CBDC mantengono il perno attorno alla banca centrale, evitando i rischi di corsa allo sportello e garantendo la sicurezza dei valori posti a copertura.Detto questo, si tratta ora di agire. Dopo un paio d’anni di esplorazione, a ottobre il Consiglio direttivo della Bce deciderà se proseguire verso l’attuazione consapevole di dover rivedere i propri schemi.

“Attualmente, in assenza di una moneta digitale, i pagamenti online non possono avvenire mediante scambio di valuta ufficiale, ma grazie ai sistemi di pagamento privato. Tuttavia, questa situazione potrebbe cambiare con l’avvento delle CDBC, offrendo una concorrenza alle tradizionali carte di credito e/o circuiti bancari (es. bonifici) aprendo a nuovi player” fa notare Debach “Ed è naturale che il sistema si muova per evitare il far west ”Nel suo comunicato infatti, l’Abi auspica che l'euro digitale svolga “un ruolo a supporto dell’economia digitale, offrendo la materia prima per offrire servizi innovativi e a valore aggiunto” ma soprattutto che sia “funzionalmente diverso dagli strumenti di pagamento elettronici, per integrare e non competere con la moneta di banca commerciale, le iniziative e gli investimenti delle banche” come avviene oggi con le monete tradizionali. Una funzione questa, che dovrà risultare chiara, soprattutto per i consumatori. Secondo quanto fatto filtrare in Europa, nella sua prima fase di attuazione, l’ero digitale non sostituirà del tutto i contanti. Ma il cambiamento è ormai avviato.

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