formaggi dop
(Ansa)
Economia

La «Dop» Economy vola, anche nel 2023

Quest'anno si supereranno i 20 mld di fatturato che erano già record nel 2022. Vini e formaggi i motori dell'economia di qualità e certificata italiana

La Dop economy, cioè quel ramo dell'economia enogastronomica legata ai prodotti certificati appunto «Dop» e non solo, vola. Inflazione e caro vita non hanno ostacolato il Made in Italy di qualità che ha superato per la prima volta il tetto dei 20 miliardi di euro di valore alla produzione. Record, mai così tanto. La crescita è stata continua, anno dopo anno, ma nel 2022 i prodotti Dop e Igp (326 in tutto) hanno creato un fatturato di 20,2 miliardi di euro, +6,4% sul 2021 (rapporto Ismea-Qualivita). E i numeri sarebbero ancora più alti se si vincesse quell’Italian sounding a tavola che vale 120 miliardi di euro.

Ma segnali ancor più positivi arrivano dai primi 9 mesi del 2023 e dal trend previsto anche per la fine dell'anno, con l'abituale accelerata data dalle spese per pranzi e cenoni di Natale e Capodanno. Da gennaio a settembre la crescita del fatturato è stata del 10% e si spera di riuscire a confermare il dato anche nell'ultimo trimestre per arrivare così a quota 23 mld.

Il comparto food sfiora i 9 miliardi (+9%) e quello vitivinicolo supera gli 11 miliardi (+5%). Tradotto il settore da solo copre il 20% del fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. Il sistema conta 296 Consorzi di tutela autorizzati e oltre 195mila imprese e dà lavoro a 890mila persone (580mila nella fase agricola e 310mila in quella di trasformazione). E la Dop economy registra grandi numeri anche nell’export dove è cresciuta dell’8,3%, incassando 11,6 miliardi di euro. Boom dei mercati extra-Ue: +10%.

Il valore del cibo Dop e Igp in 10 anni è cresciuto del 33% e in cima alla classifica ci sono i formaggi (+ 11,6% sul 2021). E nella classifica dei prodotti Dop è tornato a guadagnare la medaglia d’oro il Grana Padano facendo un vero balzo +18% sul 2021 (oltre 1,74 miliardi di euro di fatturato). Secondo posto per il Parmigiano Reggiano (1,72 miliardi di euro) e terza posizione per il Prosciutto di Parma (+11% con 932 milioni di euro). Al quarto posto c’è la mozzarella di bufala campana (502 milioni) e al quinto l’aceto balsamico di Modena (381 milioni di euro). Per quanto riguarda i vini nessuna sorpresa: sempre primo il Prosecco Doc. Crescita a doppia cifra: +29% e un valore alla produzione di oltre 1 miliardo di euro. Crescita a doppia cifra, +27%, anche per il secondo classificato: il Conegliano Valdobbiadene.

I numeri parlano chiaro: su 20 regioni sono18 quelle che sono cresciute e il Nordest continua a trainare la Dop economy. Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige da solo coprono il 55% di tutto il valore italiano del settore. Il Veneto è al primo posto, con 4,84 miliardi di euro. A seguire c’è l’Emilia-Romagna con 3,97 miliardi di euro. Ma la vera novità è la Lombardia, che è la regione con la crescita maggiore: +14,6%, con 2,5 miliardi di euro. Il boom è sostenuto da tutte le province, con Brescia è in cima alla classifica con 878 milioni di euro. E guardando ai prodotti la denominazione che determina maggiormente questi numeri è il Grana Padano DOP, seguita da Bresaola della Valtellina IGP. Sono positive anche le previsioni. Stando ai primi nove mesi del 2023 gli italiani continuano a comprare prodotti Dop anche attraverso la grande distribuzione. Si segnala un +8.2%. Nel 2022 le vendite del settore nella GDO hanno superato i 5,4 miliardi di euro.

Record, dunque, per la Dop economy, ma potrebbe andare ancora meglio, se si arginasse la contraffazione. Il falso agroalimentare made in Italy ha raggiunto un valore di 120 miliardi di euro (stime Coldiretti). E sono gli Stati Uniti il Paese in prima linea quando si parla di Italian sounding. Qui si fatturano oltre 40 miliardi di euro portando sulle tavole prodotti italiani non autentici. Su sette prodotti agroalimentari “Made in Italy” venduti negli Stati Uniti, solo 1 arriva davvero dall’Italia.

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Cristina Colli