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Economia

Da Londra una tempesta sul mercato dei metalli

Le sanzioni toccano le forniture ed i principali oligarchi russi dei metalli. E non è una cosa buona per il mercato che teme altri scossoni

Quando a giugno il governo del Regno Unito ha sanzionato Vladimir Potanin, l’oligarca a capo della siberiana Norilsk Nickel, il mercato è entrato in tensione, non solo per il nichel quanto per il ruolo, nei grandi mercati delle materie prime, di Nornickel, per la fornitura di palladio: circa il 40% della produzione globale, destinato alla produzione di convertitori catalitici e semiconduttori. Il London Metal Exchange, LME, il più antico e grande mercato al mondo per i metalli industriali, non ritenne le sanzioni giustificate ed i metalli di Nornickel hanno continuato ad essere scambiati.

Ma la scorsa settimana, in seguito alle sanzioni del governo del Regno Unito nei confronti di Iskandar Makhmudov, co-fondatore della Ural Mining & Metallurgical Co., l’LME ha deciso che limiterà le nuove consegne di rame e zinco dalla russa UMMC e accetterà il metallo nei suoi magazzini solo se il proprietario potrà dimostrare che il possesso non costituisce una violazione delle sanzioni: ad esempio, di averlo acquistato prima dell’entrata in vigore delle sanzioni inglesi.

Ma c’è di più: il London Metal Exchange potrebbe decidere il bando il metallo russo dal mercato.

Oggi, anche a causa della non facile interpretazione delle sanzioni, i metalli russi, alluminio, nichel e rame, vengono regolarmente scambiati nel mercato londinese.

Se il bando dovesse concretizzarsi, attualmente si tratta di un documento in fase di discussione, l'imposizione di un simile divieto metterebbe i governi occidentali, che per lo più hanno evitato di sanzionare i metalli russi, davanti al fatto compiuto. Sottolineando, una volta di più, il dilemma di come colpire la Russia senza danneggiare il proprio accesso alle materie prime chiave.

Un divieto di deposito nei 550 magazzini dell'LME in tutto il mondo priverebbe i produttori russi di quel denaro e potrebbe portare le aziende russe, come il gigante dell'alluminio Rusal, a tagliare la produzione.

Le ripercussioni potrebbero essere molteplici: la prima sarebbe l’ulteriore acuirsi delle difficoltà del bilancio del governo federale russo in un momento in cui anche i ricavi del petrolio e del gas stanno iniziando a rallentare. L'industria metallurgica e mineraria è un importante motore dell'economia russa, sebbene inferiore a quella delle materie prime energetiche, e costituisce comunque circa il 10% delle esportazioni di beni. Un’industria, quella russa, che oggi si trova già a doversi confrontare sulle sorti della sua capacità produttiva: alle aziende non è ancora chiaro l’impatto che avrà l’annuncio della mobilitazione sui loro organici che potrebbe vederli pesantemente falcidiati.

Le altre ripercussioni delle decisioni dell’LME riguarderebbero naturalmente i prezzi. Ci sono aziende che hanno intenzione, spontaneamente, dall’anno prossimo di interrompere le forniture di metalli da Mosca. Questo comporterebbe un afflusso di metallo russo nei magazzini LME con l’effetto di trascinare verso il basso i prezzi del mercato londinese di fatto penalizzando l’industria globale di quei metalli, in particolare l’alluminio, in questo senso pare si sia già espressa Alcoa, ma anche di nichel e rame.

I prezzi del mercato londinese sono un punto di riferimento nelle contrattazioni dei metalli fisici per compagnie minerarie, fonderie e industrie: quindi prezzi mantenuti artificialmente bassi dai conferimenti di metallo russo, ridurrebbero gli utili dei produttori non russi.

Per l’immediato le indiscrezioni hanno comportato una volatilità dei prezzi che ha portato l’alluminio, venerdì, ad un rialzo del 7,5% rispetto ai prezzi della settimana precedente mentre all’SHFE, la borsa di Shanghai, i prezzi dei metalli di base sono aumentati.

Di fatto oltre al mantenimento dello status quo le opzioni possibili sono due: introdurre un limite alla quantità di metallo russo che i magazzini siano disponibili ad accettare oppure semplicemente smettere di accettarlo.

E’ opinione diffusa che Cina, Turchia e altri paesi probabilmente interverranno per acquistare il metallo russo, analogamente a quanto è avvenuto per le materie prime energetiche, ma potrebbero faticare a colmare completamente il divario. Ed anche se i produttori russi saranno ancora in grado di vendere il metallo direttamente agli acquirenti, le restrizioni potrebbero rendere le loro esportazioni più difficili.

La Russia produce quasi il 4% del rame a livello globale e l’Europa è uno dei principali mercati verso cui esporta. Oggi le scorte di rame detenute dall'LME, seppure in crescita, rimangono comunque ai minimi storici, ed anche le scorte dei magazzini doganali cinesi alla fine di settembre erano molto basse. Questo probabilmente anche a causa delle continue interruzioni dell'offerta dal Sud America.

Ma in realtà il sentiment e i prezzi del rame, oggi risentono dei venti contrari macroeconomici e dei timori di recessione. Per quanto le grandi banche statali cinesi abbiano immesso 85 miliardi di dollari di finanziamenti per stimolare il settore immobiliare in difficoltà, la notizia, sembra non aver sortito gli effetti desiderati. Gli sforzi di stimolo della Cina continuano ad essere condizionati dalle restrizioni Covid-19 e, finchè non verranno allentate, i timori per l'economia cinese continueranno a esercitare una pressione al ribasso sul metallo rosso.

Per quanto riguarda il nichel il London Metal Exchange si troverebbe a dover prendere una nuova decisone drastica, dopo quella di marzo, quando ha sospeso le negoziazioni del nichel dopo un balzo dei prezzi sul contratto a tre mesi che, superando i 100mila dollari per tonnellata, stava mettendo in difficoltà il colosso cinese dell’acciaio Tsingshan Holding Group.

E mentre i risvolti, anche giudiziari, di quell’operazione sono ancora in evoluzione un bando sul nichel russo, probabilmente farebbe salire il prezzo sui mercati vista la domanda, trainata dal mercato delle auto elettriche, in particolare per il nichel di classe 1 di cui un’importante produttore è proprio Norilsk Nickel.

Un decisione è probabile non arrivi prime della fine del mese ma tutto può accadere: anche la speculazione, come il denaro, non dorme mai.

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Giovanni Brussato