Fiat, le tre ragioni del boom europeo di Jeep
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Fiat, le tre ragioni del boom europeo di Jeep

Il marchio americano di casa Fca registra incrementi di vendite a due cifre grazie soprattutto al fattore novità

Gli ultimi dati di aprile sulle immatricolazioni auto in Europa fanno emergere un dato molto interessante per il Gruppo Fiat-Chrysler Fca: il vero e proprio exploit di vendite di Jeep. I risultati commerciali del noto marchio automobilistico americano sono infatti aumentati sensibilmente in tutti i principali mercati europei: in Italia del 58,8 per cento, in Germania del 23,7 per cento, in Francia addirittura del 131,9 per cento. E ancora, nel Regno Unito del 44 per cento e in Spagna del 5,1 per cento. Ma le buone notizie non finiscono qui.

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Dall’inizio dell’anno Jeep ha superato infatti la soglia delle 10mila immatricolazioni, con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2013 del 27,5 per cento. In attesa poi del contributo alle vendite che arriverà dalla piena commercializzazione della Nuova Cherokee, presentata lo scorso mese alla stampa internazionale, la Grand Cherokee si è confermata ancora una volta tra le auto più vendute del suo segmento. L’ammiraglia di casa Jeep in aprile ha infatti aumentato le registrazioni dell’88 per cento rispetto allo stesso mese del 2013, e dall’inizio dell’anno le vendite sono cresciute del 58,5 per cento. Fin qui i numeri, che in maniera molto eloquente danno il segno di una tendenza ben precisa: la Jeep in Europa piace.

Per capire però le ragioni di questo amore scoppiato così all’improvviso, abbiamo chiesto l’opinione dell’economista Giuseppe Berta, profondo conoscitore del mercato automotive. “Innanzitutto – spiega il professore della Bocconi – non bisogna dimenticare che in Europa il mercato dell’auto è ormai di pura sostituzione. Questo significa che i consumatori hanno il coltello dalla parte del manico e per poterli avvicinare e convincere può essere importante puntare su un marchio che rappresenta tutto sommato una novità, come Jeep appunto”. Un’affermazione tanto più vera se si pensa che nell’immaginario di tantissimi europei, la Jeep è ancora legata al mito della camionetta militare.

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In realtà oggi è un brand che propone vetture di altissimo livello e pregio, che potrà dunque fare del suo carico di novità commerciale un’utile leva di successo. Ma gli assi nella manica del marchio americano non finiscono qui. “In Europa – continua Berta – si lavora in maniera sempre più intensa sulle nicchie di mercato che, nonostante numeri assoluti bassi, economicamente possono rendere tantissimo. In questo senso Jeep è ancora una volta perfetta, perché si rivolge appunto ad un segmento molto ristretto di consumatori”. Dunque, effetto novità e ricerca della nicchia di mercato: tutte caratteristiche a quanto pare ben chiare nella testa di Marchionne. “Non a caso – continua Berta – nel piano industriale di Fca, recentemente presentato a Detroit, i punti forti per il futuro erano rappresentati proprio da Jeep e Alfa Romeo. A testimonianza che l’ad del Lingotto ha deciso di puntare con convinzione su questi due marchi”.

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Tra i quali esiste però una differenza sostanziale, che rappresenta poi un terzo punto di forza di Jeep in Europa. “Mentre per Alfa Romeo – sottolinea infatti l’economista della Bocconi – c’è ancora un futuro tutto da immaginare, con ben 8 modelli nuovi da realizzare, Jeep invece è un marchio che è già immediatamente spendibile, con modelli nuovi già presentati e dunque subito commercializzabili”. Insomma, un mix di condizioni ideali, che fanno del brand americano un possibile outsider del mercato europeo. Con grande soddisfazione di noi italiani, visto che lo stabilimento di Melfi dovrà diventare la base per la produzione di modelli Jeep per l’Europa, con programmi commerciali che parlano di 200mila esemplari da realizzare da qui al 2018.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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