Banche e le pulizie di primavera
Economia

Banche e le pulizie di primavera

Ci sono 200 miliardi di crediti di difficile riscossione. Un peso che soffoca tutta l’economia. E Mediobanca ha un piano, anzi due

Con oltre 200 miliardi di euro che forse non torneranno indietro, non c’è da stupirsi che le banche abbiano chiuso i rubinetti del credito. Ma senza liquidità l’economia soffoca e la qualità dei debitori si deteriora ulteriormente. Insomma, un cane che si morde la coda. In gennaio le sofferenze sono aumentate del 17,5 per cento rispetto a 12 mesi prima e, quel che è peggio, è aumentata la velocità di questa crescita. Intanto, dopo un’ispezione del Fondo monetario internazionale, la Banca d’Italia ha imposto alle aziende di credito nuovi accantonamenti e ricapitalizzazioni. La sua recentissima decisione di rivedere le valutazioni degli immobili in garanzia, portandoli dal prezzo di mercato a quello di realizzo, non migliora la situazione.

Con la stagione dei bilanci 2012 i primi nodi sono venuti al pettine con Banca Marche, Carige, Ubi e Banco Popolare, costretti a fare rettifiche. A livello aggregato gli uffici londinesi della Mediobanca Securities stimano la necessità di maggiori accantonamenti per 21 miliardi di euro e suggeriscono la creazione di una «bad bank» come in Spagna, che l’Esm (European stability mechanism) potrebbe finanziare con 18 miliardi. Ma sarebbe un salvataggio.

A Milano i colleghi della banca d’affari (i dipartimenti Mediobanca lavorano in autonomia) preferiscono pensare a una soluzione di mercato, con la creazione di un veicolo a cui conferire, smobilizzandoli, i crediti «andati a male». Il problema è che le banche hanno molta difficoltà a cedere questi «non-performing loan» e così la Mediobanca propone una maxioperazione che coinvolga il maggior numero possibile di istituti. Certo, si tratterà anche di verificare il valore al quale questi crediti sono indicati in bilancio, perché chi è stato troppo ottimista potrebbe fare i conti con forti minusvalenze.

«La verità è che le operazioni non si chiudono per questioni di prezzo: l’Intesa Sanpaolo per esempio ha valori di carico del 48 per cento (quattro anni fa erano addirittura al 32), ma in altre banche si arriva al 70, lontanissimi dalle valutazioni di mercato» sottolinea però a Panorama un primario operatore, scettico sul progetto. «Per non parlare delle aste immobiliari che vanno deserte nel 90 per cento dei casi».

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Martino Cavalli