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(Getty Images)
Economia

I mercati si interrogano sui 3000 miliardi di Apple

La società di Cupertino ha stabilito un nuovo record mondiale per valore della capitalizzazione. Gli esperti divisi tra la solidità aziendale ed i rischi di bolla finanziaria

Apple vale 3.000 miliardi di dollari. Quanto è elevato il rischio di una bolla finanziaria?

La capitalizzazione record dell’azienda di Cupertino allerta gli analisti che si dividono tra chi punta sulla solidità di Apple (e del comparto tech) e chi ipotizza che l’esplosione della bolla sia vicina


Apple oggi vale più di tutto il Regno Unito. Dopo aver sfondato l’incredibile tetto dei 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione il gigante di Cupertino è diventata l’azienda più grande del mondo. Un’azione vale oggi oltre 182 dollari, il 41% in più di un anno fa quando aveva superato la soglia dei 2.000 miliardi di dollari. Il giro d’affari della mela morsicata copre un ottavo dell’intera economia Usa e non è detto che la sua cavalcata rialzistica finisca qui. Ma cosa succederà poi? La fiducia degli investitori è ben riposta o prima o poi la bolla scoppierà trascinando con sè l’intero reparto del tech?

Il “miracolo” Apple

E’ quello che si chiedono oggi gli analisti ben divisi in due schiere parimenti convinti delle proprie tesi. C’è chi ritiene Apple “un miracolo del capitalismo moderno” e ammonisce chiunque insinui il tarlo della bolla in agguato in un periodo storico nel quale servono più certezze (la solidità di Apple) che dubbi e chi invece rimarca il fatto che quanto sta accadendo al settore della tecnologia in generale sia storia già vista e la bolla economica potrebbe scoppiare proprio nel 2022 (con il rialzo dei tassi Fed e l’aumento del costo del denaro).

Tra i sostenitori del “miracolo” che Steve Jobs ha lasciato al mondo c’è il giornalista ed economista Francesco Guerrara che scrive: “Se si considera che le azioni di Apple valgono 30 volte gli utili previsti per il 2022, mentre la media dell’S&P 500 è 22, la tentazione di pensare che siano troppo care per il loro valore c’è. Ma in pochi a Wall Street si azzardano a dirlo. Anzi, analisti molto seguiti come Katy Huberty di Morgan Stanley dicono che le azioni sono a buon mercato viste le redditizie prospettive di nuovi prodotti quali i veicoli a guida autonoma e la realtà virtuale. La vera sfida è sul futuro: riuscirà a mantenere lo spirito innovativo di Jobs e creare altri prodotti come l’iPhone?” Se ci riuscirà, prosegue Guerrara “Apple rappresenterà un miracolo del capitalismo moderno”.

Investire nel settore della tecnologia non è mai stato così sicuro

Anche Cathie Wood, ceo di Ark Invest è piuttosto ottimista sulla tenuta di Apple e di tutto il comparto della tecnologia. Secondo Wood, proprio in risposta alla falange armata degli analisti che ritengono l’esplosione della bolla molto vicina, nel 2022 bisogna investire dell’hi-tech. Nonostante il divario tra valore dell’azione e dell’azienda, infatti, i titoli del tecnologico - tedoforo di rivoluzioni alle porte - possono nascondere colpi di scena sul fronte dei prodotti e quindi colmare in breve quel gap tra i due indici che, se tirato troppo, determina l’esplosione della bolla. In termini più semplici: se dovesse uscire un nuovo Iphone dalla tecnologia super avanzata o un iwatch del quale tutti si innamorano e fa balzare i profitti di Apple alle stelle in breve il gap tra valore delle azioni e profitti verrebbe colmato ritirando l’allerta bolla.

Nessuno ha la sfera di cristallo

Come sempre solo la sfera di cristallo potrebbe donare certezze che, in un momento tanto delicato e con infinite variabili come quello attuale (dalla pandemia ai mercati) gli interrogativi sono tanti e le certezze poche e quindi c’è chi ritiene l’esplosione della bolla dell’alta tecnologia più vicina di quanto possa sembrare.

I trader che lavorano sul portale Investire Oggi spiegano bene la situazione asserendo: “Gli investitori in titoli tecnologici sono probabilmente consapevoli del sell-off delle ultime settimane che ha avuto un impatto sui titoli a piccola e media capitalizzazione a fronte dell’inflazione. Se prendiamo di riferimento questi titoli presenti nell’indice Nasdaq, sono scesi del 30%, 50%, 75% dai loro massimi.

Nel frattempo, il gigante dell’elettronica di consumo Apple è vicino ai massimi di 52 settimane e ha guadagnato il 40% negli ultimi dodici mesi, segno che gli investitori stanno vendendo azioni più piccole e più rischiose e acquistando azioni grandi e consolidate come Apple”.

Perché dare fiducia ai titoli?

Visto che gli investitori continuano ad acquistare azioni, il prezzo del titolo sta superando l’attività e la valutazione di Apple è aumentata vertiginosamente negli ultimi due anni. Il rapporto prezzo/utili (P/E) del titolo è salito a 31, circa il doppio della media storica del titolo, pari a 15. Gli investitori dovrebbero, quindi, cercare i motivi per cui un titolo merita una nuova valutazione ogni volta che c’è un divario significativo dalla sua media storica. Altrimenti, diventa difficile rimanere a questo prezzo più alto nel lungo termine.

E se alla fine Apple fosse una bolla?

Non sembra, comunque, corretto definire le azioni Apple una bolla. Dopotutto, vale 3 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato, i suoi prodotti sono amati da quasi tutti e la sua attività produce centinaia di miliardi di dollari di entrate. Ma le bolle non provengono necessariamente da una cattiva azione o società; provengono dal consenso che hanno nella comunità e dal rischio insito nei fenomeni di massa che come tali rischiano di smontarsi dall’oggi al domani.

Gli analisti stimano la crescita dell’utile per azione (EPS) di Apple nei prossimi tre-cinque anni in media del 12% all’anno; è un rallentamento rispetto alla crescita media dell’EPS di Apple del 19% all’anno negli ultimi dieci anni. Quindi - la domanda finale che si pongono gli analisti - se la crescita sta rallentando ma la valutazione è doppia rispetto alla sua media storica, come possono giustificare gli investitori sostenere questo prezzo più alto nel lungo termine?

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Barbara Massaro