Eva Kant, non chiamatela donna fumetto
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Eva Kant, non chiamatela donna fumetto

Intervista a Mario Gomboli, artefice del re del male che per anni ne ha sceneggiato le storie: "Le donne del fumetto erano stereotipate: comparivano perché si mettessero nei guai, così l’uomo, l’eroe di turno, entrava in scena a salvarle. Eva è il contrario"

di Marco Filoni

Che cosa sarebbe Diabolik senza la sua compagna, quell’Eva Kant che ha fatto invaghire più d’una generazione di italiani? "Semplicemente non sarebbe arrivato a oggi" dice Mario Gomboli, artefice del re del male che per anni ne ha sceneggiato le storie e che oggi dirige l’Astorina, la casa editrice di Diabolik. Già, perché Eva Kant oltre che bella è anche fondamentale per il successo del fumetto.

E quest’anno il suo personaggio compie cinquant’anni.
Credo che Eva sia più originale di Diabolik. Di quest’ultimo possiamo ricostruire le origini, i modelli che l’hanno generato. Eva invece irrompe come un personaggio del tutto nuovo: prima di lei non c’era nulla di analogo. Le donne del fumetto erano stereotipate: comparivano perché si mettessero nei guai, così l’uomo, l’eroe di turno, entrava in scena a salvarle. Erano anche un po’ stupidotte. Eva è il contrario: intelligente, coraggiosa, è lei che salva la pelle a Diabolik.

Rompe gli schemi?
C’è un capovolgimento del ruolo femminile nella narrazione. Se Diabolik è ancora vivo e vegeto dopo cinquant’anni e 800 episodi, è proprio grazie alla figura di Eva. Del resto solo due donne come le sorelle Giussani potevano immaginare un personaggio femminista ante litteram, simbolo di bellezza, femminilità ed eleganza.

A cui non manca però la grinta.
È una figura alla pari con Diabolik. I due sono complementari. Si amano, litigano. E al pragmatismo di lui si contrappone un certo romanticismo di fondo di lei, che a volte rischia di essere pericoloso in certe situazioni.

Da dove viene la sua bellezza?
Dall’estetica degli anni 60. Era il tempo di Mina e della sua testa cotonata. Lo chignon di Eva viene da lì, necessario inoltre per la sua maschera. Poi il viso ovale, elegante, viene dal tipo di bellezza che era propria anche alle sorelle Giussani. Non dimentichiamo che erano belle donne: Angela era stata fotomodella.

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