Riccardo Romani, Le cose brutte non esistono
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Riccardo Romani, Le cose brutte non esistono

Il romanzo d'esordio del reporter e fotografo di Sky Tg24 è un viaggio spazio-temporale tra i Balcani in guerra e gli Stati Uniti profondi, con un persistente fischio nelle orecchie

E' il primo febbraio del 2003 e lo Shuttle Columbia è appena esploso sui cieli del Texas. Un braccio improvvisamente piomba sul cofano di una macchina che viaggia nella sconfinata campagna texana. Il guidatore è un ragazzo italiano senza nome affetto da acufene, un sibilo persistente nelle orecchie.

Cosa ci fa lì, senza soldi né carte di credito buone? Non lo sa nemmeno lui, sa solo che vuole ritrovare il suo unico grande amore, Senida, e il suo mentore, Alfonso Duro. Ma troverà molto altro, che forse non sapeva nemmeno di cercare.

"Alla fine la racconteranno così la mia storia. C'è un tizio che guida un'auto rubata a tutta velocità". E' uno dei tanti pensieri del protagonista del romanzo di esordio di Riccardo Romani, Le cose brutte non esistono , della casa editrice 66thand2nd. Un romanzo audace sin dalla sua elaborazione grafica, che punta a rendere il mondo contraddittorio del protagonista, i suoi pensieri che immancabilmente si incrociano o seguono linee parallele, attraverso inserti grafici di colore diverso dal testo in cima ad ogni pagina.

La tecnica tipografica è frutto di una pregevole intuizione di Silvana Amato e Marta B Dau e rende il libro di Romani ancora più intrigante, perché chi legge rincorre pensieri e fatti che solo incrociati possono dare qualche risposta. E' un po' come leggere nel pensiero, perforando con lo sguardo le sottovesti della storia narrata.

Di risposte il protagonista, di cui non salta mai fuori il nome fino alla fine, ne ha bisogno come il pane. Lui, ragazzo della provincia italiana in viaggio per la prima volta nella terra promessa: gli Stati Uniti d'America. Luoghi che l'autore, reporter e fotografo per Sky Tg24, conosce molto bene.

Negli ultimi venti anni Romani ha raccontato storie in giro per il mondo, da New York alla Colombia e poi l'Iraq e l'Afghanistan. Le cose brutte non esistono è lo specchio di tanti attimi assaporati nei luoghi più disparati (e a volte dimenticati) del pianeta. Il romanzo inevitabilmente profuma di mondo e alterna le atmosfere di un parcheggio in un centro commerciale americano agli stupri etnici della guerra nei Balcani. 

Una donna ferita che cerca l'amore, un uomo "intermedio" come il suo risultato al questionario per il corso di inglese, che cerca la sua donna ferita in fuga al di là dell'oceano e che vuole allontanarsi alla velocità della luce dalla figura di suo padre, un militare da poco passato a miglior vita.

Su tutto questo aleggia il personaggio fantasma di Alfonso Duro. Una figura mitizzata dal protagonista, che impartisce lezioni di vita come pensieri da baci perugina e che ha un passato misterioso e un presente altrettanto torbido.

Alfonso Duro è la quintessenza del machismo, è l'alpha dog per eccellenza che abbaglia un cucciolo spaurito come il protagonista, in modo che lui creda in maniera incondizionata alle sue perle di saggezza. Ma è solo roba da bigiotteria, che nasconde qualcosa di terribile. L'eterno scontro tra ciò che è bene e ciò che è male. Le azioni fatte e il loro giudizio di fronte all'impietoso sguardo degli altri, a quelli che nella storia non c'erano, che la guardavano seduti in prima fila al cinema, ma che non avrebbero potuto (né forse voluto) cambiarla di una virgola.

Un viaggio. Chilometri percorsi in macchina lungo le gigantesche autostrade americane. Un Paese che accoglie e che allo stesso tempo permette di sparire, di mimetizzarsi, di non essere più o di essere altro. Il protagonista di Le cose brutte non esistono trova se stesso evaporando negli spazi sconfinati di un'America che mostra il suo volto senza trucco, appena sveglia all'alba. Una donna grinzosa e sdentata, mani di colore nero, accenti slavi. Tutti in viaggio, tutti sulla stessa strada.

Ma quella donna sgraziata, quell'altra faccia dell'America fatta di armi e violenza e solitudine, è pur sempre rassicurante. "Non ho paura di sbagliare - dice il protagonista - in America ognuno indossa un cartellino col proprio nome stampato, a nessuno è permesso di essere diverso da ciò che sembra. E' tutto rassicurante". Nessuno chiede e tutti sanno. In America si può essere quello che si vuole essere. E' questo il grande sogno che si realizza sotto i cieli a stelle e strisce.

Lo stile di Romani si affida a un incedere ruvido, disincantato, profondamente cinematografico, come la faccia di Clint Eastwood nei suoi primi Western. Ma d'altronde, quanta dolcezza ci può essere in una ricerca dolorante che spinge il protagonista a mettere insieme i pezzi del puzzle della sua vita per tentare di scoprire chi è veramente e -soprattutto - chi era veramente suo padre? 

Armi. Ce ne sono tante ne Le cose brutte non esistono. Mitra, bombe, pistole. Sia nei Balcani infiammati dalla guerra che negli Usa dove lo shuttle esplode in volo. Violenza su violenza. Male che copre il bene, senza però sconfiggerlo del tutto. E' come se nel romanzo di Romani il tempo non esistesse. La storia avviene in una piega spazio-temporale che si apre tra l'Europa e l'America. Una piega dove il protagonista, stordito dal sibilo acustico nelle sue orecchie, combatte contro i suoi demoni, per poi rendersi conto che era degli angeli che doveva diffidare.

Una bella prova d'esordio, che regala una storia sofferta ma non per questo pessimista. Il protagonista desidera vivere e per questo decide di continuare a viaggiare. Nel farlo, improvvisamente si ritrova adulto, come non lo era ancora diventato.

Le cose brutte non esistono

Riccardo Romani

66thand2nd

Pagine 255, € 15

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Anna Mazzone