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Immagine del film Crudelia (Disney)
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Crudelia, Emma Stone è vendetta e impudenza in uno spettacolo punk - Recensione

La Disney torna al cinema, finalmente. Con un film non impeccabile ma che è intrattenimento spensierato e godibile, sull'onda di una colonna sonora che cattura e sprona il ritmo, tra capi di moda provocatori e rock che si candidano agli Oscar

Un film Disney finalmente al cinema, che gioia! Crudelia dal 26 maggio nelle sale italiane è già una bella notizia, incoraggiante. E diventa ancora più bella scoprendo che Crudelia (dal 28 maggio anche in streaming su Disney+ con Accesso VIP*) non è soltanto un'operazione commerciale di dubbia utilità cinefila, è qualcosa di più: è un intrattenimento piacevole e godibile, che regala 2 ore e 14 minuti di necessaria spensieratezza, sull'onda di una colonna sonora croccante che riempie gran parte del film e fa il film, a braccetto con una Emma Stone che cresce di scena in scena, facendo maturare il suo personaggio e rendendo l'empatia dello spettatore da distaccata a tiepida a calda quanto basta.

Era ottobre 2019 quando ci gustavamo beatamente in sala un'altra memorabile cattiva della Disney diventata film in live action, Maleficent - Signora del male. A fine novembre 2019 invece ci godevamo al cinema il cartoon Frozen II - Il segreto di Arendelle. Da allora, con la pandemia piombataci addosso, i vari lungometraggi della Disney hanno avuto una distribuzione travagliata tra rinvii e uscite strizzate tra sala e streaming o facendo capolino solo su piattaforma, non senza polemiche (da Mulan a Onward - Oltre la magia a Soul). Ora, finalmente, si torna al cinema, con un titolo di grido (200 milioni di dollari di budget) che in tempi normali sarebbe candidato a lauti incassi.

Da Glenn Close a Emma Stone, una Cruella con cui empatizzare

Insieme a Malefica, una delle antagoniste più intriganti della Disney è la rapitrice di cani e amante di pellicce Cruella De Vil, italianizzata in Crudelia De Mon, che «farebbe paura perfino a un leon», come recitava la canzone intonata da Rudy nel classico film d'animazione La carica dei cento e uno del 1961, basato sul romanzo di Dodie Smith. Il cartoon ebbe la sua altrettanto celebre trasposizione in live action nel 1996 con una statuaria e graffiante Glenn Close negli sconsiderati panni di Crudelia. In testa capelli metà bianchi e metà neri, ora è Emma Stone a interpretarla, ancor prima che Crudelia, o meglio Cruella, diventi tale, quando ancora era Estella, durante la rivoluzione punk rock nella Londra degli anni Settanta.

Un pool di menti creative ha inventato le origini della giovane Cruella e non è un caso che tra queste ci sia Aline Brosh McKenna, la sceneggiatrice de Il diavolo veste Prada, che tanti richiami trova in Cruella: il rapporto tra l'affermata temibile ed egotica Baronessa dea della moda (Emma Thompson) e la sottomessa e talentuosa Estella (Emma Stone) ricorda quello tra la tirannica direttrice della rivista di moda Miranda e la neofita Andrea (Meryl Streep e Anne Hathaway) della commedia del 2006.

Emma Stone, che è stata la prima e unica scelta della produzione per questo personaggio, è stata coinvolta nel progetto ancor prima dell'Oscar per La La Land, poco dopo la sua prima candidatura per Birdman. Ed è sicuramente l'attrice giusta. Nonostante quel suo musetto da gattina, sa tirar fuori gli artigli e screziare lo sguardo di note vendicative e spigolose, sorde alla pietà, aperte all'ironia. Quella pericolosità che già ha mostrato sublimamente ne La favorita. Siamo ancora lontani dalle vette di sadismo autocompiaciuto della Cruella di Glenn Close, ma Emma è agli inizi della consapevolezza verso il male. Come dice lei stessa: «Calma, questo è solo l'inizio. Ci sono tante altre cose brutte in arrivo».

Immagine del film "Crudelia" (Foto Disney)

Anti-eroina, anti-Disney, Cruella è «nata brillante, perfida e un po' folle», ma in verità è diventata Cruella per un motivo: anche i cattivi sono stati bambini e magari non amati, abbandonati, derisi, con ingiustizie da vendicare, all'ennesima potenza. «Devo andare, ho molto da vendicare, riscattare, distruggere». Insomma, Cruella in fondo così cattiva non la è (e non la era). E se odia i dalmata una ragione, bella grossa, ce l'ha. E questo è il punto che, se da un lato crea empatia nello spettatore, nello stesso tempo genera un certo contrasto con il personaggio di Crudelia De Mon che ricordiamo da cartoon e film precedenti, senza scrupoli e nettamente perfida, come un diamante.

La regia è dell'australiano Craig Gillespie di Tonya, che trasferisce simili pregi e difetti di Tonya: un'opera ben confezionata, che coglie attestati stima ma non assoluto trasporto.

Colonna sonora vincente, abiti da Oscar

La colonna sonora è anche colonna portante del film: è grinta e carica emotiva anche quando, soprattutto nella parte iniziale, Cruella a volte non fa piena presa nel coinvolgimento. Si passa da Whisper Whisper dei Bee Gees a Five to One dei Doors, da Feeling good di Nina Simone a One way or another di Blondie o Stone cold crazy dei Queen: ritmo e spregiudicatezza. Le musiche originali sono di Nicholas Britel di Moonlight. E poi la chicca: Florence + The Machine canta il brano originale Call me Cruella spargendo suadenti vibrazioni di oscurità e follia. Britel ha detto: «Con questa canzone e con le musiche di Crudelia l'obiettivo era di abbracciare l'estetica grezza del rock nella Londra degli anni Sessanta e Settanta. Abbiamo registrato tutto usando l'intera attrezzatura vintage e il nastro analogico agli Abbey Road e agli AIR Studios di Londra, fondendo elementi orchestrali con chitarre e bassi elettrici, organi, tastiere e batterie».

Nella versione italiana del film, c'è anche Damiano David dei Måneskin con un doppio cameo: presta la voce a Jeffrey (Andrew Leung), l'assistente della Baronessa von Hellman, ed è protagonista del cameo musicale di Artie (John McCrea), il proprietario di un negozio di abbigliamento vintage di Portobello Road che diventa sodale di Estella.

Spettacolo nello spettacolo sono gli abiti impudenti e vistosi ideati e sfoggiati da Crudelia nella sua sfida finale alla Baronessa (c'è la mano della costumista Jenny Beavan, vincitrice di due Oscar per Mad Max: Fury Road e Camera con vista): si candidano già agli Oscar 2022, insieme alle acconciature di Nadia Stacey de La Favorita.

Lo show è servito. Ora che il pubblico accorra in sala.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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