Oliver Stone torna con Le Belve: 'Fare cinema è un'attività pericolosa'
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Oliver Stone torna con Le Belve: 'Fare cinema è un'attività pericolosa'

Il maestro di Hollywood: "Continuo a essere scomodo e con il mio nuovo film racconto cosa c'è dietro a uno spinello"

Da un bestseller firmato Don Winslow , arriva dal 25 ottobre nelle sale Le Belve, nuova creatura di quell’Oliver Stone che ieri raccontava la corruzione di Wall Street e ora affronta a muso duro le feroci faide del narcotraffico. E lo fa a modo suo, intrecciando ironia e suspense, e giocando con la triade sangue-sesso-fame di potere per realizzare un thriller sporco di puro intrattenimento, grazie a un cast stellare che va da John Travolta a Benicio del Toro, passando per Aaron Taylor-Johnson, Taylor Kitsch ed Emile Hirsch, e per le bellezze di Salma Hayek (boss supremo e da tutti temuto) e Blake Lively.

Sbaglia chi pensa che aver alleggerito i toni significhi abbandono del politicamente scorretto: Stone continua le sue battaglie a testa alta, e se oggi tra le righe racconta "l’inefficacia della guerra alla droga, più criminale e nociva delle droghe stesse", domani tirerà fuori dal cassetto il suo documentario sui retroscena del suo Paese, quelli che "la mia generazione e quella dei miei figli non conoscono, e senza questo film non conosceranno mai".

Dalla finzione alla realtà: chi sono oggi "le belve"?
"Il titolo è lo stesso del romanzo e fa riferimento a personaggi che diventano tutti belve, anche la ragazza romantica che pratica l’amore libero ma non esita a premere il grilletto. Nella vita reale, invece, siamo noi a creare le belve: decidiamo chi è selvaggio e chi no. Le vere belve sono i governi che fanno pessime leggi o invadono popoli presunti selvaggi creando belve ben peggiori".

Salma Hayek ha detto che le sue migliori scene sono state eliminate del film: è vero?
"Allora, non c’era una scena di sesso tra lei e Benicio del Toro, tanto per cominciare! Le scelte dei tagli dipendono dal tempo, non potevo far durare il film ore e ore. Ad esempio, ho tagliato una scena in cui lei parlava al telefono con Benicio raccontandogli quanto le mancasse sua figlia. Così come ho tolto le scene di Blake Lively con sua madre: non volevo che i sentimentalismi distogliessero l’attenzione dalle trame narrative del rapimento, delle lotte tra narcotrafficanti e così via".

A John Travolta ha affidato un gran bel ruolo, forse il più diverso rispetto al libro.
"Mi piaceva ampliare il suo personaggio di agente corrotto, mi divertiva che alla fine sembrasse il 'buono' eppure fosse colui che tradisce tutti, e si rivela il più forte. Mettere mani al romanzo e modificarlo non è stato facile, quello è un testo bellissimo ma che si legge e si distilla nel tempo. Al cinema, invece, la gente vuole tutto e subito. Per questo, tornando ai tagli, alcuni erano doverosi".

Quando riguarda i suoi film è soddisfatto?
"Ho imparato a non essere troppo critico con me stesso, altrimenti avrei già perso quella spontaneità e naturalezza imprescindibili nel mio lavoro. Certo bisogna essere rigorosi e severi con se stessi, avvalersi di parecchia disciplina, perché se sbagli film non hai rete di sicurezza: il cinema è un’attività pericolosa, se il pubblico non gradisce il tuo film non ti resta che rimontarlo o rigirarlo, ma sono opzioni troppo costose. Dopo 19 film posso dire che magari non rifarei le stesse scelte, alcune delle quali forse figlie di troppa leggerezza, comunque per me ogni film è stata una guerra".

Ecco, quanto ha pagato la scomodità di certe sue idee?
"Parecchio, ma sono ancora qui. Anzi presto vedrete quello che considero il mio film migliore, La storia mai raccontata degli Stati Uniti: partiamo dalla seconda guerra mondiale per arrivare a oggi e mostriamo come gli Stati Uniti abbiano di fatto tradito la loro essenza di stato basato sulla sicurezza, che in realtà non ha portato sicurezza a nessuno ma solo paura e terrore. Un progetto complesso che mi ha richiesto quattro lunghi anni di lavoro insieme a un gruppo di esperti di storia che commentano gli eventi: non c'è nulla di finto, ma sono certo che sarà frainteso lo stesso. E se questa è l'ultima cosa che farò nella vita, mi sta bene".

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Claudia Catalli