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(tratto da Dazn)
Calcio

Dopo Istanbul c'è sempre Atene

Perché il volto rigato di lacrime del piccolo tifoso del Milan a San Siro nel giorno del trionfo dell'Inter è l'immagine simbolo che deve riempire di gioia e orgoglio tutti. Anche i non milanisti

Il suo volto ha fatto il giro del mondo diventando uno dei simboli del derby della stella interista. Gli occhi che si riempiono di lacrime e la faccia che si nasconde affondando nella sciarpa del Milan. I colori del cuore del bambino finito dentro nel flusso della diretta quando il destino della sua squadra è parso segnato. Non ha un nome, almeno per ora, ma è portatore di una simbologia bellissima perché nelle sue lacrime si sono riconosciuti in tanti e non solo milanisti.

Ha pianto per la delusione, ma ha davanti una vita (calcistica) che gli regalerà gioie ed emozioni. Ha pianto come è capitato a tutti, anche ai grandi campioni, perché perdere è il miglior modo per costruire le vittorie e poi saperle gustare fino in fondo. Ha pianto, ma dovrebbe sorridere, perché lo sport è fatto di queste cose. Chi dall'altra parte di San Siro ieri ha perso la voce per il suo 22 aprile indimenticabile è passato dal 5 maggio, ha vissuto Gresko e visto Giroud girarsi, preso sei gol tutti insieme in un derby, magari ha convissuto con il Milan degli invincibili e degli immortali stando dalla parte sbagliata.

Insomma, il piccolo tifoso rossonero non ha versato invano le sue lacrime, ha solo coltivato il seme della suo rapporto con la squadra del cuore. Cha ha vinto e perso mille volte e altrettante lo farà. Che ha provato sulla sua carne la delusione cocente di Istanbul e da lì è ripartita. Scoprendo che dopo Istanbul c'è sempre Atene e nello sport non è un modo di dire, ma è il sentimento trasversale che lo rende qualcosa di unico per cui vale la pena battersi, soffrire, sognare, gioire. In una parola: vivere.

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Giovanni Capuano