Covid bergamo
(Ansa)
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I famigliari delle vittime di Bergamo non si arrendono

Dopo aver trovato le prove che il piano pandemico non era aggiornato dal 2006 nessuno delle istituzioni si è fatto vivo con loro

In Italia il coronavirus ha fatto strage. Ad oggi sono 60mila le vittime della Pandemia ed oltre un milione e 700mila i contagiati. Un dramma che ha schiacciato il paese e dove i parenti delle vittime di Bergamo la città più colpita al mondo con 3100 morti e 31mila contagiati hanno risposto costituendosi con il comitato "Noi Denunceremo". La loro ricerca della verità ad aprile ha fatto aprire un'inchiesta dalla Procura di Bergamo per epidemia colposa, omicidio colposo e falso. Inoltre da mesi l'associazione ha denunciato che il piano pandemico dell'Italia non è mai stato aggiornato dal 2006, come riportato in un rapporto dai ricercatori dell'OMS italiani e in due puntate della trasmissione Report.

Lo studio condotto da un team di ricercatori dell'OMS della sede di Venezia ha evidenziato l'assenza di un Piano pandemico aggiornato dal 2006 nonostante ci fossero state epidemie importanti come la SARS, l'Ebola e il Virus H1N1. Il rapporto pubblicato il 14 maggio e approvato è stato ritirato subito per "inesattezze". L'Oms il 25 settembre nonostante le criticità emerse dalla relazione del suo team tecnico ha fatto i complimenti all'Italia per l'esemplare risposta all'emergenza.

"Nel 2006, dopo la prima epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS), il Ministero della Salute italiano e le regioni hanno approvato un piano nazionale di preparazione e risposta all'influenza pandemica, riconfermato nel 2017 con linee guida per i piani regionali. Più recentemente, il virus H1N1 / 09 nel 2009 e il virus Ebola nel 2014 hanno richiamato l'attenzione sul rischio che tali fenomeni si sarebbero potuti presentare. Il piano nazionale di prevenzione 2014-2018 richiedeva un quadro guida per la pianificazione e il finanziamento strategico della sanità pubblica quindi una maggiore preparazione alle pandemie. La pianificazione tuttavia è rimasta più teorica che pratica, con pochi investimenti e misure concrete...

L'effetto è stato caotico e destabilizzante. Azioni come salvare vite umane, far fronte al carico di lavoro sempre crescente, mobilitare risorse, garantire la sicurezza del personale e dei pazienti e affrontare l'improvvisa consapevolezza che qualcosa stava accadendo erano questioni sulle quali non erano preparati. Gli squilibri regionali nei letti e nelle attrezzature mediche in terapia intensiva o nell'assegnazione di priorità non uniforme delle gare d'appalto per attrezzature e forniture mediche sono diventati improvvisamente vulnerabilità che non erano state considerate nei piani di preparazione alla pandemia. Le regioni hanno riscontrato enormi divari nella domanda e nell'offerta di letti in terapia intensiva, una situazione che nessuno aveva mai previsto."

"La responsabilità degli organi istituzionali nei confronti delle vittime del coronavirus e non dimentichiamoci delle loro famiglie è diretta e inappellabile. Stato e regioni soprattutto la regione Lombardia, la prima a dover affrontare veramente e duramente il virus hanno fallito su tutti i fronti: comunicativo, organizzativo, sanitario- ci racconta Luca Fusco presidente del comitato "Noi denunceremo"

Comunicativo in quanto hanno ampiamente sottovalutato la pandemia e quindi l'informativa alla popolazione è stata quantomeno parziale e tranquillizzante; organizzativo in quanto nessuno dei due organi stato e regione erano in possesso di un preciso protocollo (piano pandemico) per affrontare una crisi di questa portata; sanitario perchè invece di cercare seriamente di provvedere alla soluzione dei problemi creatisi a livello di gestione soprattutto della sanità di base ha preferito continuare la selvaggia ospedalizzazione dei malati con le conseguenze che tutti abbiamo sotto gli occhi e che si possono riassumere nel numero esorbitante di vittime.

Nell'ultima diretta Fb del comitato "Noi Denunceremo" lei spiega di avere trovato i documenti del piano pandemico mai aggiornato dal 2006. Ci può dire com'è andata e quali sono adesso i prossimi passi che farete?

«Il piano pandemico mai aggiornato e risalente al 2006 ed anche il documento dell'OMS tolto dalla rete dopo solo un giorno di pubblicazione sono il frutto della costante ricerca della verità da parte del comitato e del nostro collaboratore Dott. Robert Lingard il quale con feroce determinazione continua a ricercare insieme al comitato la verità. Lingard ha trovato il documento dopo esserne venuto a conoscenza da un articolo del The Guardian a cui aveva consegnato in esclusiva il rapporto Lunelli. Per quanto riguarda il comitato continueremo ad approfondire le zone ancora d'ombra che si sono evidenziate in questa vicenda, non ultima la posizione dell'OMS in tutta la vicenda».

Sono 60mila le vittime italiane del covid e Bergamo è la città più colpita al mondo con una mortalità del 850 per cento.
Secondo lei il covid poteva essere affrontato diversamente con un piano pandemico aggiornato?

«Non sono io che lo dico ma bensì una schiera di esperti che va piano piano ingrossandosi. A partire dal Generale Lunelli, il quale con il suo rapporto ha dimostrato che con un serio ed aggiornato piano pandemico si sarebbero potute risparmiare migliaia di vite per arrivare al Dott. Zambon, collaboratore dell'OMS ed autore del dossier pubblicato per un giorno e poi sparito, il quale ha dichiarato che quella ricerca avrebbe potuto se applicata, risparmiare milioni di morti in tutto il mondo. Che dire di più? Purtroppo è accaduto qualcosa di molto molto grave e noi continueremo a cercare le responsabilità per avere giustizia».

Quante persone fanno parte del vostro comitato? L'istruttoria della Procura a che punto è arrivata?

«Il nostro comitato è composto da quattro fondatori, io e i miei familiari poi abbiamo circa una decina di volontari che si occupano della gestione giornaliera del sito e del gruppo Facebook, abbiamo il Dott. Lingard che da Londra segue la comunicazione, ci avvaliamo di un pool di cinque avvocati che gratuitamente hanno portato avanti la nostra battaglia ma la nostra vera forza, il nostro esercito sono le settantamila persone iscritte al gruppo Facebook che ogni giorno ci stanno vicine e ci spronano ad andare avanti e lottare. E noi lottiamo per loro».

Chi sono gli indagati ? Dall'inizio della pandemia i rappresentanti delle istituzioni vi hanno mai incontrato o riconosciuto delle responsabilità?

«Noi non sappiamo chi sono gli indagati. Noi in procura abbiamo depositato esposti contro ignoti, E' compito dei giudici accertare le responsabilità ed eventuali reati compiuti. Noi non siamo giudici. Per quanto riguarda le istituzioni siamo veramente molto delusi ed amareggiati dal loro comportamento. Noi rappresentiamo settantamila cittadini italiani che per la maggior parte hanno avuto uno o più di un lutto in famiglia a causa del Covid 19. Ci saremmo aspettati dalle istituzioni se non un aiuto per la ricerca della verità almeno un vicinanza che ci facesse sentire la comunità d'intenti che una nazione deve esprimere in situazioni del genere. Nulla, non abbiamo avuto nulla e questo ci fa veramente male».

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Linda Di Benedetto