Il computer di Chiara Poggi manipolato senza garanzie nello stesso momento in cui chi lo aveva sequestrato era impegnato in un interrogatorio. A meno che non avessero il dono dell’ubiquità, i due ufficiali firmatari del verbale di sequestro non potevano trovarsi in due luoghi diversi, a visionare il PC della ragazza uccisa a Garlasco e in contemporanea a interrogare la madre.

Il video e la data che non torna
Tra i file visionati sul computer compare un video ben presto finito al centro delle polemiche. Risale al 13 marzo 2007 e riprende alcuni ragazzi, tra cui Andrea Sempio con i capelli lunghi, mentre giocano in un’aula della loro scuola. Il filmato proviene presumibilmente dal cellulare di Marco Poggi, il fratello della vittima, che successivamente trasferì il file sul PC di Chiara il 20 luglio 2007, circa un mese prima dell’omicidio avvenuto il 13 agosto.
Già ai tempi del primo processo i consulenti informatici Alberto Porta e Daniele Occhetti avevano analizzato il video, considerandolo privo di collegamento diretto con il delitto: non aveva rilevanza nel procedimento contro Alberto Stasi, poi condannato per l’omicidio. La questione centrale riguarda la data in cui il file è stato aperto, indicata dal log del PC. Il video risulta essere stato visionato il 14 agosto 2007, cioè il giorno dopo l’omicidio, mentre il dispositivo era già in custodia dei carabinieri in caserma. Tuttavia, il documento più importante non è il video in sé, ma il verbale che registra il sequestro del computer e le modalità di accesso ai suoi contenuti.
Il verbale fantasma
Nel 2007 non era previsto l’obbligo di creare una copia forense dei contenuti del computer, ma proprio per questa lacuna, risultava fondamentale documentare con precisione ogni singola operazione eseguita. Il verbale del sequestro elenca effettivamente le attività di prelievo del dispositivo, ma non ne esiste uno che indichi chi ha effettivamente visionato i file, con quali modalità, con quali strumenti, seguendo quale procedura.
Secondo gli estratti del log diffusi dal canale Bugalalla Crime, il video risulta aperto alle 16:28. Nello stesso momento, però, il colonnello Giancarlo Sangiuliano e il capitano Gennaro Cassese, firmatari del verbale di sequestro, erano impegnati in un’altra attività: l’interrogatorio di Rita Preda, madre di Chiara, iniziato alle 16:15 secondo il relativo verbale. I due ufficiali non potevano trovarsi contemporaneamente davanti al computer e a interrogare la madre della vittima: chi abbia effettivamente acceso quel computer e visionato il video, non è dato saperlo.
Anomalie che si ripetono
Non è la prima volta che compare il nome di Cassese. Nei verbali degli interrogatori del 4 ottobre 2008 ad Andrea Sempio e ai suoi amici Alessandro Biasibetti e Mattia Capra emergono incongruenze simili: sono due i carabinieri che firmano i tre verbali, e gli orari degli interrogatori di Biasibetti e Capra si sovrappongono inspiegabilmente a quello di Sempio. Anche in questo caso l’ufficiale è lo stesso presente nel verbale di sequestro del PC di Chiara.
Un episodio simile, se non più grave, era già avvenuto con il computer di Alberto Stasi. Qualcuno manipolò il dispositivo, consegnato ai carabinieri sempre il 14 agosto 2007, in modo talmente invasivo da alterarne irreparabilmente il contenuto: creazione di file e cartelle, installazione di periferiche USB, modifiche di configurazione e persino svuotamento del cestino. I consulenti Porta e Occhetti rilevarono conseguenze devastanti: il PC non era più integro e gran parte delle informazioni risultava compromessa o irrecuperabile.
La difesa di Stasi ha sempre sostenuto che fosse inutile usare un computer manomesso come prova d’accusa, perché i dati risultavano alterati. Gli stessi periti riuscirono comunque a ricostruire gli orari di utilizzo del 13 agosto 2007 da parte dell’allora indagato relativi al suo lavoro sulla tesi, che in parte supportavano il suo alibi.
Resta il fatto che la gestione dei dispositivi della vittima e del condannato nel 2007 fu superficiale e persino dannosa. Non furono i limiti tecnologici, ma la mancanza di attenzione e la gestione approssimativa delle indagini a smarrire informazioni con un potenziale ruolo chiave, per sempre.
