Tabulati riesaminati, chiamate anonime mai chiarite e messaggi rimasti ai margini dell’inchiesta delineano una mappa dei contatti degli ultimi giorni di Chiara Poggi, poco prima del fatidico 13 agosto 2007. Si aggiungono una rubrica con cinque numeri salvati sotto il nome di Ermanno Cappa, zio della vittima, e uno scambio di sms con la cugina Paola Cappa, ennesimi elementi che la Procura di Pavia sta riesaminando nell’ambito della nuova inchiesta su Andrea Sempio, attualmente indagato omicidio in concorso.

Gli squilli nel momento sbagliato
Tra le 11:38 e le 13:30 del 13 agosto 2007, quattro chiamate da numero privato raggiungono il telefono di Chiara senza poter ottenere risposta. Nei mesi precedenti non si erano mai verificate telefonate simili e, durante le indagini dell’epoca, gli investigatori ipotizzarono che provenissero da Alberto Stasi, unico condannato per l’omicidio, attraverso l’oscuramento del numero dalla sua linea fissa. Prima di questi squilli, l’allora fidanzato della vittima aveva già tentato di contattare Chiara alle 9:44 e alle 10:17, senza successo. Siccome l’allarme della villetta di via Pascoli risulta disattivato alle 9:10, l’omicidio viene stimato tra le 9:10 e le 11, collocando le quattro chiamate anonime dopo la morte di Chiara.
Le tensioni con la cugina
Il settimanale Giallo ha pubblicato uno scambio di messaggi del 10 agosto 2007 tra Chiara e Paola Cappa, tre giorni prima del delitto. La cugina chiedeva di procurarle il Contramal, un oppioide disponibile solo con ricetta medica, ma la risposta fu netta: «No, il Contramal non te lo compro senza ricetta». Paola attraversava un periodo critico di depressione e anoressia e due giorni prima dell’omicidio tentò di togliersi la vita. Un mese prima, Chiara aveva confidato ad Alberto Stasi la propria irritazione verso la cugina, definendola «un’idiota» per aver abbandonato le cure contro i disturbi alimentari. Questi scambi di messaggi rivelano tensioni familiari mai risolte: per questo le gemelle Cappa vennero ascoltate all’epoca, ma senza essere indagate.
La chiamata fantasma
Stefania Cappa, gemella di Paola, ha dichiarato in tre verbali distinti di aver telefonato al fisso dei Poggi il 12 agosto intorno a mezzogiorno, per concordare un appuntamento con Chiara presso la Croce Garlaschese. I tabulati smentiscono però questa versione: nessuna chiamata risulta registrata quel giorno. Resta aperta l’ipotesi di un’incertezza nei ricordi o di un tentativo di ricostruire artificialmente una vicinanza con la vittima.
Cinque numeri per uno zio
Infine, la rubrica del cellulare di Chiara rivela cinque numeri associati a Ermanno Cappa, avvocato e zio della ragazza. Ermanno era una figura di riferimento per la ragazza e si occupava del giardino della villetta. Durante l’agosto del 2007, non risultano conversazioni dirette tra zio e nipote, ma risalta che in suo possesso c’erano le chiavi dell’abitazione, consegnatigli dal padre di Chiara, Giuseppe Poggi, il 4 del mese. La questione delle chiavi è stata una delle piste che indicavano un accesso facilitato alla villetta di via Pascoli, per spiegare l’assenza di effrazione e la disattivazione dell’allarme, ma senza prove dirette di coinvolgimento della famiglia Cappa nel delitto.
Le telefonate anonime arrivate a omicidio già avvenuto, i messaggi tesi, i contatti familiari e le incongruenze tra dichiarazioni e tabulati fanno parte di quel mosaico con tasselli persi forse per sempre. Quel che rimane è un telefono che non risponde più.
