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Caso Garlasco sospeso tra (clamorose) verità e incertezze: le incognite della perizia Albani

Caso Garlasco sospeso tra (clamorose) verità e incertezze: le incognite della perizia Albani

La nuova perizia genetica sul delitto di Garlasco porta con sé sia dubbi che contraddizioni: tra tracce di DNA compatibili, ma non certe, errori delle prime indagini, profili sconosciuti e presunti contatti anomali, il caso rimane sospeso in un limbo giudiziario senza verità definitiva.

Ogni volta che il caso di Garlasco sembra fare passi avanti verso la verità, la realtà lo riporta indietro. È accaduto con la condanna di Alberto Stasi per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, messa in dubbio con il successivo coinvolgimento di Andrea Sempio nelle indagini. Poi è stato il turno della pista del Santuario della Bozzola e del memoriale di Flavius Savu, rivelatasi un vicolo cieco. E infine con la nuova perizia genetica firmata da Denise Albani: un documento attesissimo da inquirenti e difesa da mesi, depositato il 3 dicembre 2025 presso la Procura di Pavia, che avrebbe dovuto chiarire definitivamente, anziché aprire a nuove strade.

Caso Garlasco sospeso tra (clamorose) verità e incertezze: le incognite della perizia Albani

La perizia che non chiarisce

Il DNA maschile trovato sotto le unghie della ragazza uccisa il 13 agosto 2007 nella sua casa, è compatibile con la linea paterna di Sempio. Non una certezza, come speravano gli inquirenti, ma solo una compatibilità che, valutata «moderatamente forte» per il reperto estrapolato da un dito della vittima e soltanto «moderata» per un altro residuo genetico, non può fornire una certezza scientifica incrollabile.

Inoltre, l’analisi ha riguardato l’aplotipo Y, cioè il cromosoma che si trasmette per via paterna, che per sua natura non può identificare un singolo soggetto specifico, ma solo una linea familiare maschile. Questo significa che il DNA potrebbe appartenere a Sempio o a qualsiasi altro maschio della sua famiglia paterna.

Se già questi elementi rendono difficile confutare l’innocenza di Sempio, il punto più critico della perizia riguarda l’impossibilità di ricostruire la dinamica: Albani ha chiarito che è impossibile «stabilire con rigore scientifico a domande quali “come”, “quando” e “perché” un determinato materiale biologico è stato depositato», né se quelle tracce genetiche siano state presenti «sotto o sopra le unghie» della ragazza. Tanto meno affermare che quei frammenti siano arrivati sulle mani di Chiara per contatto diretto oppure «per contaminazione, per trasferimento avventizio diretto o mediato», cioè casuale, di qualche oggetto presente nella villetta. In parole povere, non si può assolutamente dire che Chiara si sia difesa dall’aggressore proprietario di quelle tracce biologiche, il che ridimensiona quanto l’indiscrezione di novembre aveva riferito come clamoroso, ossia che il DNA di Sempio fosse sotto le unghie.

Errori che pesano e “Ignoto 2”

A queste criticità si aggiungono i madornali errori nel corso delle prime indagini, con la mescolanza di tutti i reperti delle unghie della mano destra in un’unica provetta, rendendo impossibile distinguerli all’epoca. Lo stesso si fece con quelle della mano sinistra, per di più, smarrendo l’unghia del mignolo. Si capisce perché i risultati della perizia Albani non permettono di «giungere a un risultato che fosse certamente affidabile e consolidato» per quanto riguarda Andrea Sempio.

Oltretutto c’è un altro profilo maschile, “Ignoto 2”, che esclude «tutti i soggetti di interesse», da Sempio a Stasi agli amici di Marco Poggi, fratello della vittima, che allora frequentavano la villetta di Garlasco. E considerando che il materiale biologico analizzato è ormai esaurito, è impossibile eseguire ulteriori analisi.

Per quanto riguarda gli altri reperti analizzati, la genetista Albani ha isolato tracce di Chiara e Alberto e altre poco significative: sulla cannuccia di Estathé trovata nella spazzatura insieme ai resti dell’ultima colazione della ragazza, è emerso un profilo genetico maschile con «ipotesi estremamente forte» che sia di Alberto Stasi, mentre nessuna impronta né alcuna traccia di DNA di Andrea Sempio è emersa dai sessanta prelievi conservati dall’epoca del delitto.

La non svolta dell’impronta 33 e delle foto

Escludendo la perizia sul Dna, rimane la celebre “impronta 33” rinvenuta sulla parete delle scale che portano alla cantina della villetta di Garlasco, vicino al punto dove venne trovato il copro di Chiara, che non entra nell’incidente probatorio: l’appartenenza a Sempio è troppo incerta ed è stata esclusa la presenza di tracce ematiche.

Per quanto riguarda le foto del giorno del delitto, comparse improvvisamente diciotto anni dopo, semplicemente confermano la presenza di Sempio al di fuori della casa dei Poggi insieme a curiosi e familiari, tra cui le gemelle Cappa. Esattamente come l’attuale indagato aveva affermato nel verbale dell’epoca. Che ci fosse «calca», come dichiarato dall’allora dicannovenne, o «due, tre persone, assolutamente nessuno», come testimoniato dall’autrice degli scatti, non è un elemento così rilevante da far pendere le sorti di Sempio tra l’innocenza e la colpevolezza: gli unici dati certi sono gli orari del suo passaggio in via Pascoli insieme a carabinieri e altre persone, successivamente all’omicidio.

I veri elementi sospetti

Rimangono le tre telefonate sospette di Sempio a casa Poggi il 7 e l’8 agosto, pochi giorni prima dell’omicidio, quando in casa era presente solo Chiara e non il fratello: sono ritenute anomale perché Marco Poggi, amico di Sempio, era in Trentino e irraggiungibile sul cellulare, rendendo inverosimile che il ragazzo non ne fosse a conoscenza. Altri contatti telefonici ritenuti ancor più anomali sono quelli del 2017, durante la prima indagine su Sempio: alcune con la Procura, altre con l’ex carabiniere Silvio Sapone che all’epoca gestiva le intercettazioni. I motivi sono sconosciuti e gli interessati smemorati non li ricordano.

Altri elementi a sfavore di Sempio sono lo scontrino del parcheggio di Vigevano che si è rivelato una fotocopia e che non riporta alcun dato riconducibile all’indagato per confermarne l’alibi, e l’ipotesi di corruzione dell’ex procuratore capo Massimo Venditti da parte di Giuseppe Sempio, il padre di Andrea: i biglietti o “pizzini” sequestrati mostrano cifre e sigle ancora oggetto di indagine, ma tra tutti spicca quel «Venditti GIP archivia x 20/30 euro» che, secondo Angela Taccia, avvocato della difesa, «si riferiva alle marche da bollo per le copie della richiesta d’archiviazione» lampo. È di per sé singolare che il padre di un indagato metta nero su bianco parole che potrebbero ritorcersi contro il figlio, eppure quei fogli di carta intrecciano il caso Garlasco con il Sistema Pavia e la corruzione nella gestione della Procura, ma senza giungere ancora a un risultato certo. Se non quello della restituzione di smartphone e computer a Venditti.

I risultati della perizia Albani, insieme ad alcuni di questi elementi, saranno discussi nell’udienza fissata per il 18 dicembre 2025 davanti alla giudice Garlaschelli, quando verranno depositate anche le relazioni dei consulenti delle parti. In quella sede si deciderà se le indagini prenderanno la strada della richiesta di rinvio a giudizio per Sempio e, di riflesso, se si arriverà a un’istanza di revisione della sentenza di condanna da parte della difesa di Stasi. Ma la sensazione è che la verità sulla morte di Chiara Poggi rimarrà sospesa tra realtà, ipotesi e vicoli ciechi.

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