Al via "Milano per Gaber": la prima serata
L'incontro-spettacolo "Il Grido" apre la rassegna sul Signor G. Un affondo in musica e parole su quello che Gaber può ancora dire ai ragazzi di oggi
Come avvicinare i giovani a Gaber? O meglio: come avvicinare Gaber ai giovani? È con questo quesito che si è aperta ieri sera al Piccolo Teatro Grassi la rassegna "Milano per Gaber". Ed è a partire da questa stessa domanda che è nato questo incontro-spettacolo che ha visto alcuni ragazzi come protagonisti.
"Quello che ci manca forse è proprio un grido. Un tumulto dell'anima che prenda corpo in un rifiuto. E non chiedeteci dunque di curvarci rassegnati sul binario delle vostre certezze senza inseguire quel grido. Sarebbe come inseguire il vento". Con queste parole si apre l'incontro-spettacolo. A pronunciarle è Lorenzo Luporini, giovane universitario e nipote del grande Gaber. Due ottimi motivi, quindi, per sentirsi chiamato in causa in questa particolare serata.
Questo intero primo appuntamento con "Milano per Gaber" vede alternarsi alcune esibizioni dei ragazzi del CPM (Centro Produzione Musica) a momenti di dibattito tra il presidente della Fondazione Gaber, Paolo Dal Bon, il giornalista Massimo Bernardini e il chitarrista e compositore (e membro fondatore della PFM) Franco Mussida.
Tra le canzoni cantate e suonate dai ragazzi del CPM, Il Grido ("È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca/Come se fosse un grido in cerca di una bocca"), Buttare Lì Qualcosa ("Ho visto genitori comprensivi/e insegnanti molto bravi pieni di psicologia/Ma non ho visto mai nessuno buttare lì qualcosa e andare via"), un'emozionante versione a tre voci di Non Insegnate ai Bambini e Se ci fosse un uomo.
Raccontando della sua esperienza all'interno del CPM, Franco Mussida spiega: "Ho incontrato diverse generazioni, cambiano le forme alle quali si adeguano, ma non cambia mai il loro rapporto con i propri sentimenti". Anche Massimo Bernardini, seguendo questo ragionamento, tenta di analizzare le osservazioni poste da Gaber ai giovani rimasti ormai senza desideri: "Chi ha un bisogno talmente grande che non riesce ad essere mai soddisfatto, grida". E provoca tutti: "Perchè c'è questa debolezza dell'io?".
Tra il dibattito e le canzoni proposte dai ragazzi c'è spazio per alcuni video d'archivio di Gaber, che - canzone dopo canzone - affronta temi come l'amore per l'Italia e la condizione dei giovani, in balìa tra desiderio e continue giustificazioni.
Ma allora: la nostra generazione ha perso? La provocazione che fece il Signor G. quasi quindici anni fa resta attuale, la risposta non sembra né scontata né di circostanza. "Gaber era pieno di domande ed era un vero e proprio maestro perchè era tutto implicato in quello che faceva", ha spiegato Bernardini. E come dargli torto? Forse questa ennesima edizione di "Milano per Gaber" ci può aiutare a dire che no, non abbiamo perso. Perchè con un maestro come Giorgio Gaber di cosa possiamo avere paura?
"Milano per Gaber" continua fino a mercoledì. Qui il programma della rassegna.