E «Pupov» canta per la Russia
Ansa
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E «Pupov» canta per la Russia

Il cantante Pupo si è esibito a Mosca, in un concerto «per la Pace». E i social sono insorti.


Su Pupo qualche nuvola ultimamente si è addensata. Tutto è cominciato quando Enzo Ghinazzi ha comunicato ai fan che aveva preso una decisione importante: «Invece che starmene tranquillamente e comodamente a casa ho deciso di andare in trincea». E fin qui, giù il cappello. Ed ecco la sua trincea: partire alla volta di Mosca, dove, durante le recenti elezioni, ha tenuto un concertone al Teatro del Cremlino. Sul palco di Madre Russia le luci della ribalta si sono accese per «Pupo and Friends», un po’ sulla falsariga di «Pavarotti and Friends», per capirci. Certo che il cantante di Ponticino (Ar) ha avuto un bel coraggio: steccare Su di noi davanti a un tale parterre chissà a quali conseguenze avrebbe potuto portarlo. Maledetti toscani, direbbe Malaparte. Invece è andata alla grande.

E lui, intrepido highlander, ha dichiarato: «Voglio la pace, ma non sono il Papa, signori, sono Pupo». E fin qui ci era chiarissimo. Eppure, malgrado tutte le sue migliori intenzioni i social sono insorti neanche fosse la Rivoluzione d’ottobre: «Tenetevi Pupov», «Pupin alla corte di Putin», «Sei solo un Pupazzo», «Certo che quell’infame di Putin si sta prendendo tutte le eccellenze italiche», «Pecunia non olet». Come è possibile che ora il problema sia diventato il povero Pupo? In questo mondo di ladri ognuno si arrabatta come può e lui ha ben due donne da mantenere e poi gli anni maledetti del poker sulle spalle, insomma una vita stravissuta, straviziata, senza tregua. Non manca chi lo applaude: «Enzo sei un mito, finalmente qualcuno che parla di pace», «Ora non mi dite che il problema è la sua esibizione al Cremlino», «Onore a lui, gli altri ipocriti, falsi democratici, stiano zitti». In effetti, ipocrisia portaci via. La Lituania ha annullato il suo concerto: «Un artista filo-russo con una dubbia reputazione». Sarà per i debiti di gioco per cui si voleva suicidare o per il dichiarato poliamore. O forse perché ha cantato una versione trash putiniana di Bella Ciao. Tutto può essere, ma se pensiamo che dia del filo da torcere alla guerra, allora davvero siamo al dessert. Che male fa quando canta Gelato al cioccolato con le babushke in costume tradizionale?

I censori del web incalzano: «Gelato al polonio aspro e un po’amarognolo», «È una scelta di campo». Ma de che. Il suo show fa parte di quel grottesco surreale da racconto di Gogol. Come disse il poeta Fedor Tjutcev: «Non si può capire la Russia con la mente /nella Russia si può solo credere». E Pupo ci ha creduto al punto che ha raccontato: «Ho sognato che una canzone, una semplice canzone, stava illuminando le menti di due uomini». Molto Martin Luther King. In un universo ormai senza sogni, noi proprio non ci sentiamo di cancellare il sogno di Pupo. E poi si parla di uno spettacolo di tre ore, mica bischerate. E qui ci sorge un dubbio. Pupo, ma dopo un paio delle tue fantastiche e celeberrime hit, cosa gli hai cantato per tre ore ai russi?

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Terry Marocco