Drone kamikaze
(AeroVironment, Inc.)
Difesa e Aerospazio

Il «drone-Kamikaze» che gli Usa hanno dato all'Ucraina

Come funziona il “coltello a serramanico”, il piccolo drone armato fatto negli Usa utilizzato dalle forze ucraine

Letale, piccolo per essere individuato facilmente, ma soprattutto semplice da utilizzare, leggero da trasportare e silenzioso al punto di non essere avvertito. Sono le caratteristiche degli AeroVironment Switchblade, marca e modello di uno dei peggiori incubi delle forze russe impegnate in Ucraina, e una delle risorse efficaci dell’esercito di Zelensky. Porta il nome di “lama a serramanico” poiché appena lanciato dispiega le ali, mosse da molle. Tecnicamente non è soltanto un drone volante armato, ma viene definito un “munizionamento orbitante”, ovvero in grado di volare per un tempo sufficiente a identificare un bersaglio e poi di dirigersi contro esplodendo. Da qui il soprannome di drone-kamikaze, anche se il paragone con i piloti giapponesi della seconda guerra mondiale è decisamente improprio.

This is the Power of the Switchblade Drone that Russian Tanks Fearwww.youtube.com

Lo Switchblade è di costruzione americana, si trasporta all’interno di uno zaino, si lancia da un tubo che funziona da rampa e non ha bisogno d’altro che di essere acceso e attivato. Fisicamente il modello “300”, il più diffuso, è lungo 2 piedi (610 mm) e pesa meno di tre chilogrammi incluso l’involucro protettivo per trasportarlo e il tubo lanciatore. Neppure disturbando i segnali del Gps è possibile neutralizzarlo, poiché la videocamera di bordo trasmette comunque le immagini, visibili o termiche, di quanto viene sorvolato e del bersaglio. Nel tempo, e precisamente dal 2011, ne sono state costruite diverse versioni sempre migliorate fino all’attuale modello “600” apparso nel 2015.

La sua progettazione iniziale rispondeva alla necessità di poter prevenire e neutralizzare le minacce costituite dalle imboscate nemiche in Afghanistan, azzerando il tempo necessario per l’arrivo del supporto aereo ravvicinato, che comunque rappresenta un costo operativo alto e un rischio per gli equipaggi. Inoltre, lo Switchblade è molto più leggero – ma meno potente – di un lanciarazzi Javelin, quindi viene trasportato senza affaticare l'operatore. Cervello dell’arma è il sistema di controllo del volo, una “scatoletta” grande quanto un pacchetto di sigarette che al suo interno include i sensori dell’assetto, il software di controllo delle superfici di governo (come un piccolo aeroplano) e altri sensori che rappresentano gli “occhi” del drone armato, ovvero sono quelli che possono identificare e seguire il bersaglio.

Il “cuore” è invece rappresentato dal sistema di trasmissione che garantisce il comando e il controllo, una specie di radio che utilizza una banda di frequenza e una tecnologia difficilmente disturbabili, con una portata di una decina di chilometri (è ciò che viene definito un digital data link). Queste caratteristiche lo fanno identificare più come bomba (o arma) volante che come drone, anche per la possibilità di interrompere l’attacco autodistruggendosi qualora i presupposti della missione fossero cambiati dopo il lancio. Dal punto di vista della letalità, la testata esplosiva equivale a quella di una granata di piccole dimensioni, quindi una potenza in grado di distruggere veicoli corazzati di tipo leggero o di uccidere un gruppo di soldati tra loro ravvicinati. E una caratteristica che lo rende efficace anche in mancanza di segnali di controllo, qualora fossero interrotti, è la programmazione dell’altezza da terra alla quale la carica può deflagrare.

Per aumentarne l’efficacia il sistema viene spesso utilizzato contemporaneamente a un impianto per il disturbo delle bande di frequenza, in modo che per un operatore di guerra elettronica sia complesso armare un sistema di puntamento dell’artiglieria per localizzare e distruggere la base di comando e controllo. Essendo estremamente piccolo e leggero non può imbarcare una batteria a elevata capacità, quindi una limitazione è costituita dalla limitata durata dell’energia che alimenta il motore elettrico di bordo, comunque in grado di farlo volare a una velocità di circa 150 km/h. Queste caratteristiche lo rendono però silenzioso, impedendo al nemico di accorgersi del suo arrivo, se non azionando pesanti e complessi analizzatori dello spettro radio in grado di rilevare i segnali emessi dall’arma volante.

Infine, lo Switchblade può essere governato a distanza dal medesimo tipo di stazione di comando e controllo di altri Uav americani di dimensioni molto più ampie, e in questo caso la sua portata utile può aumentare. Le positive esperienze accumulate dai primi esemplari hanno suggerito il costruttore AeroVironment a produrne una versione che possa essere lanciata da aeromobili con velocità di volo ridotte ma a quote superiori, anche in forma di sciami, in modo da costituire una piccola ma letale pattuglia di droni armati che possono planare per quasi un’ora in attesa che sia designato il bersaglio. Questa variante, ancora sperimentale, non è stata ovviamente consegnata alle forze ucraine, ma sarebbe in consegna la versione multipla portatile, ovvero un lanciatore che spara più esemplari in successione o contemporaneamente. Il costo di una singola unità è di circa 73.000 dollari.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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