Attacchi cyber, tra realtà e fantasia
(IStock)
Cyber Security

Attacchi cyber, tra realtà e fantasia

La Rubrica - Cyber security Week

    L'autorità regolatrice per i media nel Regno Unito, nota come Ofcom, sta indagando su Channel 4 colpevole di avere trasmesso sotto forma di “comunicazione di emergenza” un messaggio in cui si avvertivano gli ascoltatori di mantenere la calma prima di un imminente attacco informatico da parte di una potenza straniera, il cui obiettivo sarebbe stato quello di interrompere le forniture di energia e acqua alla Gran Bretagna. L’effetto del comunicato di Channel 4 non è stato molto lontano da quello della leggendaria trasmissione radiofonica “The War of the Worlds” del 1938 di Orson Welles, che gettò nel panico tutta l'America, poiché gli ascoltatori credevano che gli Stati Uniti fossero vittime di un'invasione marziana. In effetti le finalità non erano molto diverse, visto che le comunicazioni avevano l’obiettivo di promuovere “The Undeclared War”, un serial sulla sicurezza informatica di Channel 4. Se l’indagine di per sé stessa è poco interessante, molto lo sono le reazioni del pubblico che l’hanno determinata. Nonostante i messaggi facessero riferimento a personaggi di fantasia, parecchi spettatori hanno frainteso e immaginato che si trattasse di un allarme reale, esattamente come accadde per la trasmissione radiofonica di Orson Wells. A questo punto si possono fare due ipotesi. La prima suggerisce che stia progressivamente prendendo forma una coscienza di quali e quanti siano i rischi della trasformazione digitale. La reazione sarebbe quindi giustificata da una maggiore consapevolezza del pubblico, magari non del tutto bene indirizzata, ma comunque un chiaro indice di un terreno fertile sul quale andare a costruire una cultura in materia. Tuttavia la seconda ipotesi ha i più inquietanti risvolti della momentanea psicosi collettiva, come nel caso di “The War of the Worlds”. Se così fosse significa che la nostra coscienza collettiva sta “digerendo” l’eventualità di attacchi cibernetici a infrastrutture critiche e collocandoli nell’immaginario fantascientifico. Si tratterebbe dello scenario peggiore per due ragioni. In primo luogo, perché a fronte di un evento catastrofico si cercherebbero spiegazioni alternative, se necessario rifiutando anche l’evidenza. In secondo, perché chi si occupa di cybersecurity finirebbe per essere paragonato a un ufologo, categoria che stimo profondamente per il serio lavoro scientifico che molti di loro svolgono, ma rispetto alla quale i professionisti della cyber security dovrebbero godere dello straordinario vantaggio di non avere la necessità di dimostrare che i criminali informatici esistono… Al di là di ogni ragionevole dubbio.

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    Alessandro Curioni