Ducati Riding Experience: piloti si diventa
Andrea Bardi - ABCPhoto
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Ducati Riding Experience: piloti si diventa

Una giornata sul circuito di Misano Adriatico, immersi nella storia e nel presente del motociclismo mondiale che si dà appuntamento nel più prestigioso dei corsi di pilotaggio italiani

Misano Adriatico, in un lunedì di settembre, ci accoglie un po' ferita, ancora scossa dal memorabile temporale che l'ha aggredita nelle ore precedenti.

Una cena, una nottata e la speranza che il cielo si rassereni ci separano da un evento che aspettavamo da mesi: la full immersion sul tracciato che prende il nome dalla cittadina romagnola, sotto l'insegna del Ducati Riding Experience (DRE) , per provare e raccontare ciò che avviene nel più prestigioso tra i corsi di guida in pista.

La mattina seguente la sveglia suona all'alba e gli occhi si precipitano a scrutare il cielo. Sereno. In meno di un'ora siamo alle porte del circuito intitolato a Marco Simoncelli . Qui si respira già aria di MotoGP, che - a distanza di una manciata di giorni - correrà qui la sua 13esima prova della stagione.

Sbrighiamo le pratiche burocratiche , indossiamo tuta e stivali e raggiungiamo la meeting room in cui sta per cominciare la lezione teorica . Più che in una sala ci troviamo nel bel mezzo di una hall of fame, circondati da un pezzo di storia recente del motociclismo mondiale.

A fare gli onori di casa è la prima star di questo firmamento, Dario Marchetti , l'instancabile pilota e tester bolognese che neppure uno spaventoso incidente, due anni fa, è riuscito a tenere lontano dalle piste e dalle gare. Spetta a lui, responsabile degli istruttori, il compito di presentare il parterre de roi fatto di leggende del motociclismo di oggi e di ieri che per tutta la giornata accompagneranno gli allievi in questa avventura.

Bayliss, Lucchinelli, Pitt, Polita, Valia, Casoli, Liverani, Colombo: sono solo alcuni dei prestigiosi nomi che si spartiranno il centinaio di iscritti suddivisi nei vari corsi.

Il nostro nome è iscritto nel Pista II, l'ultimo tra quelli avanzati, un gradino sopra all'Intermedio - per chi è alle prime armi con la guida in pista - e un gradino sotto il Master di pilotaggio, dedicato a chi ha già una certa esperienza e un passo tale da posizionarlo subito al confine delle gare amatoriali. Storia a sé la Bayliss Academy, esperienza lunga un giorno con il grande pilota australiano. Per pochi eletti.

LA TEORIA - tenuta dallo stesso Marchetti, scivola via rapida senza però mai scadere nell'approssimazione. D'altra parte - e il nostro insegnante ne è ben consapevole - l'auditorio non è nuovo alla guida in pista e quindi già conosce le leggi base della fisica applicata alle due ruote. E, soprattutto, scalpita per accendere i motori.

Scendiamo da basso. Nel box ci sono 15 tavoli, tanti quanti sono i gruppi in cui i partecipanti sono stati suddivisi. Su ciascuno di essi, alla fine di ogni turno in pista, l'istruttore farà il debrief, dispenserà i suoi consigli agli allievi e illustrerà il lavoro da fare nella sessione successiva.

Nella tipologia di corso che frequentiamo noi, per ciascun maestro, ci sono 5 allievi, due in più di quanti ce ne sono nel Master di Pilotaggio, mentre nella Bayliss Academy, il gruppo si restringe ulteriormente fino ad arrivare al rapporto 1:1.

L'organizzazione ci ha "distaccato" nella squadra guidata da Matteo Colombo , ex pilota e oggi Team Manager e istruttore. Presentazioni di rito e arriva il momento dell'altro incontro cruciale della giornata, quello con l'attrezzo, la Ducati 848 Evobianco perla in configurazione stradale che, da lì a breve e per le successive sei ore, avremo modo di conoscere da molto vicino .

Prima di saltare in sella, Colombo ci dà qualche ragguaglio su come sarà strutturato il primo turno, aggiungendo le necessarie raccomandazioni e il richiamo alla cautela, visto che la pioggia scesa in abbondanza il giorno prima e le temperature ancora piuttosto basse rendono le condizioni dell'asfalto ben lontane dall'essere ottimali.

SI PARTE - In effetti, varcata la linea che segna l'uscita dalla pit lane, la sensazione è di guidare sulle uova e, a gomme fredde, un'incauta riapertura del gas all'uscita dalla Rio fa derapare ben più del necessario il posteriore che equipaggia la nostra Ducati.

Restiamo in piedi per miracolo e i successivi venti minuti se ne vanno così, a cercare di memorizzare la pista dopo oltre un anno da quando l'abbiamo solcata per la prima volta. E a cercare di capire una moto così diversa dalla nostra quattro cilindri giapponese.

Rientrati ai box, l'istruttore si posiziona davanti alla gigantografia della mappa del circuito appesa a una delle pareti e ci illustra le traiettorie , sottolineando i punti critici del tracciato, che per noi sono la Rio e la Quercia, ovvero le svolte più strette, in cui occorre tenere a bada la tendenza a chiudere in fretta sul cordolo e, al contrario, cercare di ritardare l'ingresso, nonché il famigerato curvone.

Terminato il tour virtuale della pista, poniamo la prima delle grandi questioni relative alla nostra guida, quella che ci sta più a cuore: la staccata. Uno degli obiettivi che ci piacerebbe poter dire di aver raggiunto a fine corso è l'addio, una volta per tutte, all'odiosa tendenza a rimanere per troppo tempo attaccati ai freni, ritardando il momento di inserire la moto in curva. Colombo registra la domanda e richiama il gruppo a prepararsi in vista del turno successivo.

Le moto che ci aspettano in pit lane sono appena rientrate da un turno di un altro gruppo di allievi e quindi le gomme sono già in temperatura. L'istruttore fa ancora da apripista ma questa volta comanderà, con il gesto della mano, l'alternarsi di ciascuno di noi allievi a seguire i suoi scarichi da vicino.

Curva dopo curva, continuiamo a familiarizzare con questo tracciato, molto tecnico ma che offre anche tratti veloci.

La notevole coppia in basso della 848 Evo regala un gran piacere, soprattutto nel tratto misto.

Per la prima volta, inoltre, ci rendiamo conto di che cosa voglia dire, nella guida in pista, solidità dell'avantreno, la caratteristica che più di tutte ci è piaciuta di questa moto.

Quello che, invece, ci è piaciuto di meno è stato il cambio: in due dei tre esemplari che abbiamo guidato era troppo soggetto a impuntarsi in scalata. Senza contare la difficoltà di riabituarsi al meccanismo tradizionale dopo aver scoperto le meraviglie del quickshifter.

IMPARARE, CON GUSTO - Vuoi perché le traiettorie che il nostro istruttore ci aiuta a far entrare in testa, vuoi perché la sua presenza lì davanti ci infonde quella sensazione di sicurezza che solo un corso può offrire, e vuoi anche perché la bicilindrica di Borgo Panigale è molto divertente da guidare, cominciamo a prenderci gusto. E il piacere sale ancora più in alto, quando davanti a noi "un tale" in sella a una 1199 Panigale rossa e la scritta Bayliss sulla tuta si esibisce in un ingresso curva con il ginocchio a terra, lo sguardo rivolto al suo allievo e una mano sola sul manubrio.

Difficile da descrivere quello che l'appassionato prova in momenti come questi. Non vediamo l'ora che cominci il turno successivo.

Nei minuti che precedono il nuovo rientro sul tracciato, Colombo ci annuncia che questa volta ci farà sfilare uno a uno davanti a sé in modo da poter verificare come siamo messi in sella nelle varie fasi della guida così da correggere eventuali errori. Propedeutica a tutto ciò sarà la dimostrazione - con una moto ferma in box sui cavalletti - di quale sia la postura più corretta. A chi, come noi, solitamente fa molta fatica a trovare la posizione migliore , la Ducati dà una grossa mano visto che, già in configurazione di serie, i semimanubri consentono di caricare bene l'avantreno, e la triangolazione sella-manubrio-pedane, per il nostro 1.80 di altezza, non fanno sentire il bisogno di regolare alcunché.

Una volta entrati, verifichiamo che per il nostro "istruttore" seguire da vicino gli allievi ha un significato ben più importante del semplice e osservarli da dietro, raccogliere le informazioni e demandare i consigli del caso alla fine del turno. Quel che fa la differenza, qui, sono i suoi interventi "in tempo reale". Dopo aver studiato per una manciata di curve il nostro "caso", ci affianca, infatti, a pochi centimetri, alla curva della Quercia per mostrarci come la fase di staccata debba essere preparata con un certo anticipo, spostando il sedere all'interno e allargando il ginocchio a compasso e facendo sì che il passaggio dalla posizione in carena a quella con il busto eretto da tenere in frenata debba essere quanto più rapida e decisa possibile.

Dopodiché ci sorpassa e controlla se stiamo mettendo in pratica quanto ci ha appena mostrato. Lo rivedremo nuovamente affiancato a mezzo metro da noi nel corso del giro successivo, subito prima di affrontare la curva del Tramonto. In questo caso, quel che gli preme farci notare è che usiamo troppo poco il busto per agevolare la piega della moto. Siamo troppo rigidi, restiamo troppo centrati. "Fuori quella testa, fai conto che sia lei la prima cosa che entra in curva, mantieni lo sguardo rivolto verso il punto più distante, e la moto - come per magia - asseconderà e seguirà i tuoi movimenti", ci traduce a gesti.

Che questi fossero i nostri principali limiti di postura dinamica lo sappiamo da tempo. Ma visto che passare dalla teoria alla pratica non è mai così semplice, il "metodo Colombo" ha sicuramente il suo perché...

La mattinata si chiude qui. Ci attende ora una pausa, nella speranza che il sole riesca a fare finalmente breccia nel cielo che rimane ancora coperto e a scaldare l'asfalto come ben si conviene.

LA RIPRESA DELLE ATTIVITA' - Ci aspettano ancora due turni, quaranta minuti in tutto, nei quali ci sarà modo di sperimentare quanto appreso finora. Montiamo la nostra camera bike sulla piastra di sterzo della 848 e partiamo. Questa volta, l'obiettivo sarà cercare di alzare progressivamente il ritmo . Siamo ancora una volta l'ultimo dei gruppi a entrare, nonostante siamo tra i più veloci del lotto. Questo implica qualche rallentamento di troppo nei primi giri, ma con il trascorrere del tempo, le cose si riassestano e riusciamo a seguire il passo che l'istruttore ci impartisce dalla sua posizione di testa.

Il turno successivo rappresenterà l'apoteosi dell'intera giornata. Il bagaglio di consigli da mettere in pratica è bello ricco e ogni volta che ci concentriamo su ciascuno di essi gli effetti si fanno sentire. In più siamo sciolti, affatto stanchi e il nostro gruppo è molto omogeneo in quanto a capacità di guida e velocità. Con i nostri compagni, si innesca perfino qualche divertente bagarre, ben documentata anche dagli onboard.

A metà pomeriggio, la festa finisce. E la caduta delle prime gocce ci fa venire il sospetto che gli organizzatori siano riusciti a ottenere un grosso favore, molto in alto, per tenere a bada la pioggia fino alla conclusione dei lavori in pista.

Non rimane che la cerimonia di consegna degli attestati di partecipazione .

Giornata perfetta, sotto ogni punto di vista.

Da rifare.

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Luciano Lombardi