inter formazione dei rimpianti
Andrea Saulino
Lifestyle

Inter, la formazione dei rimpianti

Da Gigi Riva a Carlo Ancelotti, da Leonardo Bonucci a Gigi Meroni e Andrea Pirlo: quanti fuoriclasse hanno sfiorato la carriera in nerazzurro

Il tabloid Sun ci è andato giù pesante, canzonando l'Inter per le sue strategie di mercato degli anni passati che l'hanno vista svendere e disperdere talenti. Il giornale di Murdoch cita così i casi di Andrea Pirlo, Clarence Seedorf, Leonardo Bonucci, Dennis Bergkamp e Mattias Sammer come le sviste più clamorose.

Forse ancora più grave l'elenco dei talenti non riconosciuti. Abbiamo allora provato a buttare giù una plausibile formazione di grandi campioni sfuggiti ai dirigenti nerazzurri nonostante si fossero proposti o, addirittura, militassero proprio nelle giovanili dell'Inter.

Portiere: Ricky Albertosi

"Un ragazzo che lavorava nella società mi portò a fare un provino con lo Spezia. Ma mi chiamarono anche quelli dell’Inter. Avevo quindici anni, (..) andai con mia madre. (..) Ma poi non mi dissero più nulla, mentre mi chiamò la squadra ligure. (..) Il giorno dopo andammo a La Spezia per firmare. Quando tornammo a casa trovammo nella casella della posta il telegramma dell’Inter che mi annunciava l’ingaggio". L'Inter poi si riaffacciò a Firenze, ma anche questa volta le strade non si incontrarono. "Mi aveva telefonato Allodi, allora responsabile tecnico dell’Inter, e mi disse che l’anno successivo avrei giocato in nerazzurro. Infatti quando fui convocato da Baglini, il presidente dei viola, io mi presentai dicendogli che (..) sarei andato volentieri all’Inter. Lui mi (..) mi disse che in effetti sarei andato via, ma al Cagliari. (..) Pian piano scoprii come erano andate le cose. C’era stata una cena in un ristorante romano, alla presenza dei presidenti viola e rossoblu. Avevano mangiato molto e bevuto di più. Alla fine della serata i cagliaritani, che evidentemente reggono meglio l’alcol, fecero firmare su un foglio del ristorante a Baglini che avrebbe ceduto Albertosi e Brugnera in cambio di Rizzo e soldi. E così, per la seconda volta, Milano sfumò. Ci sarei arrivato, poi. Da rossonero". Dall'intervista concessa a Walter Veltroni lo scorso anno per il Corriere dello sport.

Terzino destro: Mattia De Sciglio

"A 10 anni sono stato scartato dall'Inter a un provino. Ero troppo piccolo fisicamente". Da un'intervista al Giorno.

Centrale: Franco Baresi

E' storia nota che il provino lo fecero insieme, in quel lontano 1974. Già, perché l'allenatore dell'Unione Sportiva Oratorio di Travagliato portò entrambi i fratelli Baresi al cospetto degli allenatori delle giovanili dell'Inter, che decisero di prendere però solo Beppe. "All'Inter forse ne bastava uno di Baresi" dirà molti anni dopo Franco, mentre Beppe l'ha spiegata così: "mio fratello, due anni più piccolo, aveva solo 12 anni e non poteva venire a Milano. Fu scartato solo per quello".

Centrale: Leonardo Bonucci

L'attuale migliore difensore italiano è cresciuto alla scuola nerazzurra e Roberto Mancini è l'allenatore che lo ha fatto esordire in serie A. Dopo averlo mandato in prestito al Treviso, l'Inter però decise di sacrificarlo nell'affare con il Genoa per l'acquisto di Diego Milito e Thiago Motta (i rossoblu poi lo girarono al Bari). Ernesto Paolillo, ex dirigente nerazzurro, ha ricordato: «Ai tempi delle giovanili dell’Inter giocava da centrocampista, poi i nostri allenatori lo trasformarono in difensore. Voleva passare in prima squadra, ma il trasferimento a Genova non gli fece piacere perché era molto legato ai nostri colori». Lo stesso Bonucci da Bari continuò a manifestare amore verso i colori nerazzurri, auspicandone un ritorno: "Mourinho? È lo ‘Special Onè. Il tecnico più bravo di tutti con una personalità notevole. Avrebbe tanto da insegnarmi".

Terzino sinistro: Aldo Maldera

Anche Maldera III sembrava destinato all'Inter. Cresciuto nel Cusano Milanino, il paese di Giovanni Trapattoni, faceva coppia in difesa con Lele Oriali. Uno a destra, l'altro a sinistra. L'Inter li seguiva entrambi e sembrava che entrambi dovessero approdare in nerazzurro. Ma alla fine arrivò solo l'attuale team manager della Nazionale, perché i fratelli maggiori, Gino e Attilio, avevano già preso la strada dei rossoneri e guidarono la virata milanista anche del più giovane della famiglia.

Regista davanti la difesa: Andrea Pirlo

Acquistato a 19 anni dal Brescia, Pirlo ha vestito una ventina di volte la maglia nerazzurra, inframezzato da stagioni in prestito prima alla Reggina, poi proprio al Brescia. Nemmeno il suo ex allenatore dell'Under 21, Marco Tardelli, riesce a trovargli posto in squadra quando subentra a Marcello Lippi alla guida dell'Inter ("Non era il momento giusto per lui, serviva un sistema di protezione verso Andrea e quella era un'Inter fragile") così viene ceduto al Milan, ottenendo come parziale contropartita il dimenticato Drazen Brncic.

Centrocampista centrale: Carlo Ancelotti

1978 amichevole estiva Inter - Herta Berlino, per la prima volta veste il nerazzurro il giovane centrocampista del Parma, Carlo Ancelotti. Da ragazzo poi Carlo era un tifoso interista, in particolare di Mazzola. Lui fa anche una buona impressione, ma i dirigenti emiliani chiedono troppo e l'affare sfuma. "Ci rimasi molto male", ha confessato Ancelotti a questo blog.

Ala destra: Gigi Meroni

C'è anche il telegramma di convocazione in una recente biografia a lui dedicata da Pierluigi Comerio. Era il 1959 e l’Inter convocava l'estroso sedicenne per un provino. Nella partitella giocata contro i giovani dell'Inter capeggiati da Sandro Mazzola, il ragazzo piacque, ma recarsi tre volte a settimana a Milano per gli allenamenti non era proponibile per la madre di Gigi. Così Meroni rinunciò alla squadra del cuore per proseguire nel lavoro di apprendista disegnatore tessile.

Ala sinistra: Claudio Sala

Anche il "poeta del gol" sognava in nero e blu. Ammaliato in particolare da Mario Corso: "da lui ho appreso come fare sempre la stessa finta, ma, con quella stessa finta abboccavano tutti, anche se lo conoscevano Corso”. La giovane ala risponde all'inserzione per un casting interista. Ma presto lo lasciano libero e Sala si accasa al Monza.

Centravanti: Gigi Riva

Il piccolo Rombo di tuono aveva l'Inter nel cuore. Quando giocava con il Laveno il sogno sembrava davvero possibile con la ricezione della convocazione per un provino. L'acerbo ariete mostrò a tutti il telegramma, destando così irritazione ai suoi dirigenti che sequestrarono il foglio e gli vietarono di rispondere alla convocazione.

Seconda punta: Beppe Signori

Bravo ma troppo basso. Con questo lapidario giudizio fu scartato Beppe Signori, uno dei più prolifici attaccanti della storia italiana. Signori cresciuto nelle giovanili dell'Inter fu così sacrificato, preferendogli un'altra giovane promessa come Massimo Ciocci, che non avrà la stessa luminosa carriera.

Potremmo anche aggiungere la panchina con Stefano Tacconi, cresciuto nell'Inter ma ritenuto inferiore al più giovane Walter Zenga per l'eredità di Bordon; Roberto Tricella, elegante libero, ceduto frettolosamente al Verona; Beppe Dossena tifoso interista cresciuto a due passi da San Siro, giudicato gracilino a 13 anni e rimandato all'anno successivo (ma il Torino non aspettò), Philippe Coutinho liquidato dopo un paio d'anni, ora titolare della nazionale brasiliana e punto di forza del Liverpool; ma anche Oliver Bierhoff, arrivato in Italia con l'Inter e scaricato all'Ascoli, o Ciro Immobile, convocato alla Pinetina per un provino quando ancora militava nel Sorrento, Lorenzo Insigne valutato troppo piccolo, per concludere infine con Paolino Pulici che Helenio Herrera liquidò come troppo veloce, consigliandogli di dedicarsi all'atletica. 

Allenatore: Fabio Capello

Quante volte ha sfiorato l’Inter? "Quattro, ma chiudiamo qui il discorso".

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Filippo Nassetti