Minzolini: "Forza Italia deve impedire un nuovo '92"
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Minzolini: "Forza Italia deve impedire un nuovo '92"

Il senatore avverte: "Craxi e la Prima Repubblica avevano ragione, ma furono spazzati via; ora FI deve far valere la sua identità, non permettendo a Matteo Renzi di svuotarne le idee"

«Non sarà come per Bettino Craxi. Ma Forza Italia deve impedire che accada come nel ’92, quando il leader socialista fu mandato in esilio e i post-comunisti cercarono di impossessarsi delle sue idee e di quelle di una classe dirigente che aveva avuto ragione. Forza Italia deve impedire a Matteo Renzi di occupare come un paguro la conchiglia delle sue idee». Parla Augusto Minzolini, senatore azzurro, ma soprattutto giornalista, testimone storico del ventennio intercorso tra il crollo della Prima Repubblica e il giro di boa giudiziario che attende Silvio Berlusconi con la decisione che sarà presa per lui il 10 aprile sull’esecuzione relativa alla condanna Mediaset. 

Senatore Minzolini, lei era uno dei rari giornalisti che andavano a trovare Craxi a Hammamet, ora con Berlusconi è la seconda volta che si tenta di eliminare dalla scena un leader per via giudiziaria. Vent’anni sono passati invano?

«Vent’anni fa, nel momento in cui il Pci aveva perso la sua ragion d’essere, in quanto c’era stato il crollo del Muro di Berlino, e dovette cambiare nome, un’iniziativa giudiziaria basata su un reato (finanziamento illecito ai partiti ndr) che appena un anno prima era stato amnistiato, ha portato alla distruzione di un’intera classe dirigente che per cinquant’anni aveva governato il Paese e soprattutto aveva avuto ragione, come è apparso a tutti di fronte al fallimento del comunismo. Grazie a questa iniziativa giudiziaria i post-comunisti andarono al governo e tentarono di assumere il ruolo della sinistra riformista. Però, dimostrarono di non aver fatto quella rivoluzione culturale che al loro interno doveva esserci per prendere un ruolo di questo tipo. Tant’è che solo pochi mesi fa sono finalmente riusciti a entrare nel Pse…».

Paradossalmente fu proprio Craxi a far entrare gli ex comunisti nell’Internazionale socialista…

«… e poi per entrare nel Pse ci hanno messo 25 anni».

Allora il Pci per vincere utilizzò Craxi, ora Renzi vuole utilizzare Berlusconi? Insomma, ci vede un’analogia?

«Analogie ce ne sono diverse. Renzi è stato tra i più duri sull’esigenza di escludere Berlusconi dal Senato, successivamente ha assunto il ruolo di segretario del Pd e poi da premier è andato a riprendere tutti gli argomenti che erano propri di Forza Italia a cominciare dalle riforme istituzionali. E ha incominciato a fare quella che io chiamo l’operazione del paguro, quell’animale che entra nella conchiglia, la caccia dal suo guscio e se ne impossessa. Lui sta tentando di fare la stessa cosa, impossessandosi degli argomenti di centrodestra, che sono stati la base della nascita di Forza Italia. Però, intanto, sia pure inconsapevolmente, anche se nessuno gliene dà atto, c’è una forma di egemonia di Berlusconi nel dibattito politico. Tutti sono andati a parlare dei temi da lui posti, facendolo in maniera arruffona. La riforma del Senato? Fatta in quel modo è ridicola. Quella del lavoro? È un tornare indietro alla legge Biagi del governo Berlusconi, dopo averla cancellata. Berlusconi ha poi posto per primo l’esigenza che non si debba dipendere dalle nomenclature di Bruxelles… Renzi prova a smarcarsi, ma va ancora in Europa con il cappello in mano».  

Quindi, proprio un abbraccio mortale quello con Renzi?

«No, non è un abbraccio mortale. Ma Forza Italia deve essere più decisa e determinata nel far valere le proprie ragioni, consapevole che è  egemone, perché tutti parlano di cose di cui il centrodestra parla da decenni. Quindi, se la riforma del Senato non sta in piedi, dobbiamo discutere e dire come invece va fatta».

Non  bisogna farsi prendere dalla paura di mettersi contro il sentimento popolare anticasta?
 

«Perché? Io mica sono per mantenere il Senato così com’è. Addirittura sono dell’idea che questa riforma o si fa bene o è meglio abolirlo del tutto. Almeno invece dei 73 milioni che risparmia Renzi, ne risparmiamo 490.  La verità è che  Forza Italia deve tornare ad avere un rapporto stretto con il suo elettorato, difenderne gli interessi e interpretarne le speranze».

C’è ormai un cannoneggiamento mediatico volto a dare per spacciata la leadership di Berlusconi. Una sorta di caccia «al caimano» che ricorda quella «al cinghialone». Craxi però fu abbandonato dal suo partito, Berluconi no. Come la vede?
 

«Craxi fu abbandonato soprattutto dal suo elettorato, cosa che non sta avvenendo per Berlusconi. Tutti danno Renzi come il superfavorito, ma vorrei ricordare che un mese prima delle elezioni politiche Pier Luigi Bersani era dato al 36 per cento! E appena un mese fa la coalizione di centrodestra era nei sondaggi 6 punti sopra al centrosinistra. L’elettorato è volubile ed attento a chi bluffa. Forza Italia deve restare in campo con le sue idee, consapevole di essere più legittimata degli altri perché ha parlato di riforme per prima. Altrimenti il rischio è che si arrivi a un bipolarismo tra Renzi e Beppe Grillo. La politica è fatta innanzitutto di idee e ha un senso stare in politica quando le rappresenti e le  difendi. Bisogna avere la forza di restare in campo non seguendo tatticismi o calcoli».

Ma Berlusconi stavolta non potrà fare campagna elettorale.

«In politica c’è un’equazione: quando una leadership è presente può permettersi di tutto, dire una cosa la mattina e una la sera, quando una leadership non può essere presente, perché c’è un tentativo di espellerla dalla politica, diventa importante l’identità programmatica nel rapporto con l’elettorato».

  

     

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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