Primarie di centrosinistra: la storia
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Primarie di centrosinistra: la storia

Da quelle che incoronarono Prodi all'appuntamento di domenica prossima. Mentre c'è già chi dice: "Saranno le ultime" - Il sondaggio: chi sarà il vincitore?

Curzio Maltese, sull'ultimo numero de Il Venerdì, ci ha già messo una pietra sopra: “E dopo queste primarie – ha, infatti, sentenziato - mettiamoci il cuore in pace: non ce ne saranno altre”.

Solo un anno fa, l'editorialista di Repubblica, mai tenero con il partito di Via Sant'Andrea delle Fratte e di cui oggi profetizza la fine proprio con le primarie dell'8 dicembre, aveva dovuto riconoscere il grande successo di quelle che elessero Pier Luigi Bersani candidato premier della coalizione Italia Bene Comune e la bontà dell'operazione “parlamentarie” che, lasciando agli elettori la scelta dei candidati democratici alla Camera e al Senato, aveva risolto in casa il problema del Porcellum.

Dodici mesi dopo, con l'incubo “flop” che incombe all'orizzonte, lo scenario appare completamente mutato. A fronte dei 2 milioni stimati dal Pd, secondo alcuni sondaggisti ai gazebo non si faranno vedere più di un milione e mezzo di elettori.

I dati Auditel sul confronto andato in onda venerdì scorso su Sky tra i tre sfidanti alla segreteria, Gianni Cuperlo, Matteo Renzi e Pippo Civati sono stati più che deludenti e non lasciano presagire nulla di buono.

Rispetto a quelli sul confronto di un anno fa tra Bersani, Renzi, Vendola, Tabacci e Puppato, risultano, infatti, più che dimezzati: 275mila telespettatori contro i 683mila della sfida a cinque del 12 novembre del 2012.

Come mai? Forse perché il popolo della sinistra non ha più le aspettative di un anno fa, perché ha smesso di credere che sia davvero così semplice smacchiare il giaguaro Silvio Berlusconi; forse perché Matteo Renzi non rappresenta più nulla di nuovo; forse semplicemente perché le primarie hanno stufato e dopo tutte le polemiche sui tesseramenti gonfiati si è capito che anche ai gazebo c'è sempre il modo di imbrogliare.

Non è un caso che dal 2005 (quando ancora non esisteva il Pd) al 2012, l'affluenza sia progressivamente calata.

2005 - Previste dal 2007 dalla Statuto del Pd come unico strumento per la scelta dei dirigenti nazionali e locali del partito, le prime primarie ad essere celebrate furono quelle dell'Unione nel 2005, in vista delle elezioni del 2006. I candidati erano 7: Romano Prodi per l'Ulivo e il Partito dei Comunisti Italiani, Fausto Bertinotti per Rifondazione Comunista, Clemente Mastella per l'Udeur, Antonio Di Pietro per l'Idv: Alfonso Pecoraro Scanio per la Federazione dei Verdi, Ivan Scalfarotto e Simona Panzino come indipendenti.

Parteciparono quasi 4 milioni 300mila elettori. Stravinse Romano Prodi con 3 milioni 182mila voti. Si pagava 1 euro.

2007 - Due anni dopo, il 14 ottobre del 2007, il Partito democratico svolse le sue prime vere e proprie consultazioni per scegliere il segretario nazionale e costituire l'Assemblea Costituente. Gli elettori furono oltre 3 milioni e mezzo e votarono anche i 16enni e gli extracomunitari con permesso di soggiorno. I candidati alla segreteria erano: Mario Adinolfi, Rosy Bindi, Pier Giorgio Gawronski, Jacopo Schettini, Enrico Letta e Walter Veltroni. Vinse quest'ultimo con 2.694.721 voti pari al 75,82% delle preferenze.

2009 - Le successive primarie per la segreteria nazionale sono quelle del 25 ottobre del 2009 vinte da Pier Luigi Bersani. Tra i partecipanti, oltre l'ex ministro dello Sviluppo Economico sostenuto da Massimo D'Alema,il segretario uscente Dario Franceschini, subentrato a Walter Veltroni dopo le sue dimissioni a seguito della sconfitta elettorale del 2008 e il chirurgo e futuro sindaco di Roma Ignazio Marino appoggiato da Pippo Civati.

Quelle del 2009 sono anche le primarie della controversa candidatura di Beppe Grillo respinta dal partito che la ritenne inopportuna e provocatoria.

A recarsi ai seggi furono allora 3 milioni 100mila elettori di centrosinistra e, come in precedenza, si votò in un unico turno.

2012 - Le ultime primarie a livello nazionale - se non si contano le cosiddette “parlamentarie” che coinvolsero a fine dicembre, nel pieno delle festività natalizie, oltre 1 milione di persone che scelsero i candidati deputati e senatori del Pd e di Sel – furono quelle dell'anno scorso per la scelta del candidato premier della coalizione di centrosinistra “Italia Bene Comune” formata da Pd, Sel e Psi in vista delle elezioni politiche del 2013.

Al primo turno del 25 novembre i partecipanti erano il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, il sindaco di Firenze Matteo Renzi (Pd), il presidente di Sel Nichi Vendola, Laura Puppato (Pd) e Bruno Tabacci del'Api. Votarono, pagando 2 euro, 3 milioni 100mila elettori.

Nessuno di loro raggiunse il 50%+1 dei voti, pertanto il 2 dicembre successivo si svolse il ballottaggio tra Bersani e Renzi.

Con 1 milione 700mila voti il segretario superò di 20 punti il sindaco sfidante. In tutto erano tornati ai gazebo 2 milioni 800 mila persone.

Cifra di un successo che, benché molto inferiore a quello degli anni passati, appare oggi quasi impossibile da replicare.

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Claudia Daconto