Lodo Mondadori, Marina Berlusconi: "Uno schiaffo alla giustizia"
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Lodo Mondadori, Marina Berlusconi: "Uno schiaffo alla giustizia"

Il taglio di circa 23 milioni di euro sulla cifra che Fininvest deve corrispondere a Cir è un'inezia. Perché De Benedetti non ha ricevuto alcun danno dall'accordo che pose fine alla guerra di Segrate. La cronologia

Alla fine arriva anche lo sconto, ma è peggio di una beffa: la Fininvest dovrà lasciare nelle mani della Cir di Carlo De Benedetti circa 541 milioni di euro. È così: oggi, 17 settembre 2013, la Cassazione ha respinto il ricorso della Fininvest per il "risarcimento" sul Lodo Mondadori, ma ha concesso un ritocco al ribasso, un taglio di circa 23 milioni di euro sulla cifra liquidata dai giudici d’appello che era di 564,2 milioni di euro.

Va sottolineato che la capitalizzazione della Mondadori in borsa, oggi, è di 262 milioni di euro. La Fininvest ne controlla il 53% e la sua quota quindi vale circa la metà di quella cifra. La società si trova costretta a pagare (per la seconda volta) una somma che vale oltre 5 volte il valore effettivo di quanto controlla.

La storia del Lodo Mondadori  incarna uno dei grandi paradossi giudiziari italiani. La sentenza di oggi, così come le due che l’hanno preceduta in primo e in secondo grado, è squisitamente punitiva per Silvio Berlusconi. Perché la Cir, in realtà, non ha subito alcun danno. Nell’aprile 1991 la spartizione societaria realizzata grazie alla mediazione di Giuseppe Ciarrapico che pose fine alla cosiddetta "guerra di Segrate", la Cir da una parte e la Fininvest dall’altra, ottenne il plauso pubblico e la soddisfazione di entrambe le parti. De Benedetti si dichiarò letteralmente entusiasta di quella che reputò «una vittoria»: l’Ingegnere ottenne infatti l’Espresso, la Repubblica, i quotidiani Finegil. De Benedetti disse: «La Cir ne esce con un beneficio economico di alcune decine di miliardi di lire di plusvalenze e alcune centinaia di miliardi di lire». Per la Cir fu davvero una vittoria, insomma. Va detto, inoltre, che al paragrafo numero 11 dell’intesa, firmata il 29 aprile 1991, le parti si riconoscono reciprocamente "di non avere più nulla da pretendere", e di "nulla avere più a contestarsi l’un l'altra: in qualsiasi sede, e con qualsiasi mezzo". Per entrambi i contendenti quella era una vera conditio sine qua non, un elemento risolutivo dell’accordo stesso.

L’idea che la sentenza del gennaio 1991 dalla quale derivò quell’accordo (sentenza che aveva annullato il Lodo Mondadori dando ragione alla famiglia Formenton e alla Fininvest, e torto alla Cir) fosse frutto di corruzione, ancorché accertato per uno dei suoi tre giudici (Metta), non ne modifica affatto il valore: il presidente Valente e il giudice a latere Paolini – riconosciuti estranei a ogni tentativo di corruzione - hanno sempre confermato che il verdetto era valido e condiviso.

Sulla sentenza è intervenuta Marina Berlusconi, presidente della Mondadori: "Il ridimensionamento molto modesto della somma determinata dalla Cassazione" ha dichiarato "non intacca in alcun modo l'eccezionale peso dell'ingiustizia di cui siamo vittime. Al contrario, suona come una vera e propria beffa. La Cir non ha subito alcun danno, lo sa per primo Carlo De Benedetti che continua a straparlare di 'scippo', neppure un euro da parte nostra era ed e' dovuto. Oggi la Cassazione aveva la possibilità di cancellare quello che non esito a definire uno scandalo giuridico. Ha deciso di non farlo. E' una nuova, bruciante sconfitta per la giustizia, una ferita profonda per quanti si ostinano ancora a credere nei valori della giustizia e della verità".
 

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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