La politica in America costa sempre di più
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La politica in America costa sempre di più

Uno studio di OpenSecrets svela che sono stati spesi più di 6 miliardi di dollari per le elezioni del 2012

Quando durante la campagna elettorale del 2012, Time fece la famosa copertina con la Casa Bianca sullo sfondo e in primo piano un cartello con la scritta "For Sale" (in vendita), molti non si stupirono. Le elezioni costano e un fiume di denaro era stato convogliato nella lotta tra Barack Obama e Mitt Romney. Il settimanale - secondo cui esiste(va) il rischio che le istituzioni americane venissero "letteralmente" comprate da chi potesse disporre di più soldi - aveva stimato che nella corsa alla presidenza sarebbero stati spesi almeno 2 miliardi di dollari.

Era una cifra del 100% superiore a quella prevista dai consiglieri di Obama prima dell'inizio della campagna. In entrambi i casi, una montagna (record) di soldi. Ma tutte e due le previsioni erano sbagliate. Per difetto. E'stato speso molto i più. Lo rivela una ricerca i OpenSecrets, il più importante osservatorio indipendente sui costi della politica negli Stati Uniti, che - per chiarire quale è stato il volume del denaro che è stato investito nelle competizioni elettorali - mette insieme i dollari impiegati per le elezioni presidenziali (2 miliardi e 600 milioni di dollari) e quello speso per le elezioni del Congresso (3 miliardi e 600 milioni di dollari)

Sei miliardi e 200 milioni di dollari: una cifra astronomica. Nella corsa alla Casa Bianca, i repubblicani hanno battuto (seppur di poco) i democratici. Se è vero che i finanziamenti volontari al comitato elettorale di Barack Obama (quelli dichiarati e che non possono superare un certo limite) hanno toccato quota 737.9 milioni di dollari, a fronte dei 624.8 milioni di dollari di Mitt Romney, è anche vero che grazie ai SuperPac - i comitati elettorali di appoggio ai candidati, ma non direttamente collegati a loro, i cui fondi possono essere illimitati e anche, se richiesto, anonimi - il Grand Old Party ha avuto a disposizione una maggiore quantità di denaro.

Ma, la vera esplosione si è avuta con i costi per le elezioni del Congresso. Già nel 2010, per le elezioni di Medio Termine, il fenomeno era diventato evidente, ma due anni dopo, secondo OpenSecrets, sarebbe ancora più marcato: i candidati alla Camera dei Rappresentanti e al Senato hanno speso con i loro comitati elettorali un miliardo e 700 milioni di dollari, mentre la cifra mancante per arrivare ai 3 miliardi e 600 milioni calcolati dall'osservatorio sarebbe stata fornita da gruppi nati per appoggiare i candidati.

La montagna di dollari per la politica negli Usa è diventata sempre più alta. Le cifre spese fino a un decennio fa si sono moltiplicate. Se nel 2000, nel duello Bush - Gore era sembrata un'enormità spendere quasi un miliardo, con il passare degli anni diventa sempre più "normale" vedere la parola billion e non quella million accanto alle voci di entrata dei comitati elettorali. Spot pubblicitari televisivi e radiofonici, passaggi in rete, spostamenti e viaggi, meeting, incontri (anche in grandi spazi come gli stadi), uno staff di consulenti e consiglieri. Tutto costa molto di più, non solo perché ci vogliono più persone per fare campagne capillari, ma anche perché bisogna avere i migliori professionisti della comunicazione per poter diffondere il proprio messaggio politico.

Nel 2008 Barack Obama riuscì a raccogliere più di 700 milioni di dollari grazie alle piccole donazioni - c'è un tetto massimo consentito - e alla mobilitazione di migliaia di migliaia di cittadini che decisero di puntare su di lui. Quattro anni dopo, il presidente è stato rieletto anche grazie all'aiuto dei SupePac, i comitati elettorali che non hanno limite di finanziamento, arma di cui ha usufruito maggiormente il suo rivale Mitt Romney.

Nei SuperPac sono sono state convogliate le maxi donazioni in milioni di dollari alla volta offerti dai grandi finanziatori: lobby, settori industriali e finanziari, sindacati, singoli miliardari. Tutte soldi offerti in modo volontario per vedere la vittoria del proprio candidato (e sperare, in alcuni casi, di avere qualche cosa in cambio dopo la sua affermazione). Rispetto all'Italia, la questione è proprio questa. I finanziamenti della politica  americana - grandi o piccoli che siano - sono delle scelte - per lo più trasparenti (a parte i SuperPac)  fatte dai cittadini. Versi il tuo contributo, registri il tuo nome. E fai la tua "azione" politica in favore del tuo partito.

Con il finanziamento pubblico dei partiti e i rimborsi elettorali, l'Italia ha un approccio diverso: i soldi per l'attività dei partiti arrivano dalle casse dello stato e vengono distribuiti in modo proporzionale a seconda dei voti presi. La torta italiana è meno grande di quella statunitense. Con le elezioni del 2013, i partiti italiani si divideranno la cifra complessiva di 159 milioni di euro in cinque anni. Il Pd dovrebbe averne 45,9, il Movimento Cinque Stelle (che ha dichiarato di volervi rinunciare) circa 42, il Pdl 38, 1. Tutte cifre - quelle del rimborso - che vanno ben al di là di quelle che i partiti avrebbero speso. Il Pd, per esempio, avrebbe finanziato la propria campagna elettorale con circa 6 milioni di euro, l'Udc di Casini con 3 miloni e 200.000 euro.

Non solo sull'ammontare dei soldi investiti nelle elezioni, ma anche e soprattutto nell'approccio, Italia e Stati Uniti sono ben distanti. Una sola cosa accomuna entrambi i paesi. I costi della politica non sono mai stati così alti.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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