Il Cinema si racconta
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Massimo Canuti pubblica "Io, il cinema", autobiografia non autorizzata della settima arte

Ah, se il cinema potesse parlare…

Bene, nel libro "Io, il cinema" di Massimo Canuti (Ed. Instar libri) la settima arte si racconta in prima persona. Ovviamente l’autobiografia non è autorizzata, ma gli spunti che offre sono succosi. Soprattutto per i cinefili che, in un mondo in cui basta uno smartphone per girare un filmino di pochi secondi e sentirsi un Tarantino qualunque, qui trovano un’aneddotica straordinaria per capire come e che cosa portò i fratelli Auguste e Louis Lumière al Salon indien du Grand Café di Boulevard des Capucines a Parigi la sera del 28 dicembre 1895.

Ma contrariamente a quello che molti credono non fu L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat (L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat) il primo film proiettato nella storia del cinema: quella pellicola di un minuto non faceva parte delle dieci in programmazione quella sera.

L’onore della prima proiezione pubblica a pagamento è de La sortie de l'usine Lumière à Lyon, un cortometraggio della durata di un minuto che ritraeva il momento dell'uscita degli operai della fabbrica Lumière a Lione. "L’arrivo del treno" venne proiettato per la prima volta il 6 gennaio 1896, ma è quello che colpì di più il pubblico. Se il cinema era soprattutto stupore, l'immagine del convoglio ferroviario in movimento era sufficiente per attirare e ammaliare lo spettatore, ovviamente ingenuo del tempo, e per passare alla storia. Raccontano le cronache che lo spavento per la visione del treno in avvicinamento provocò in sala una sorta di effetto 3D con scene di panico tra gli spettatori.

Quella sera a Parigi ebbe inizio la storia del cinema. Una storia che Massimo Canuti ripercorre incontrando gli attori, i registi e le pellicole che l’hanno fatta da una parte all’altra dell’oceano. L’adrenalina de La grande rapina al treno, il perfezionismo maniacale di Stanley Kubrick, il neorealismo del cinema italiano di Vittorio De Sica e Roberto Rossellini. E poi la suspence di Alfred Hitchcock e i feroci western di Sam «Bloody» Peckinpah, i successi stellari (ed economici) di Steven Spielberg.

Ma non ci sono solo i registi. Il cinema è fatto di corpi, e che corpi, e facce: donne e uomini che hanno contribuito a costruirne il mito. Icone, si ama dire oggi, che rispondono ai nomi di Marlene (Dietrich), Ingrid (Bergman), Marilyn (Monroe), Sophia (Loren), Brigitte (Bardot), Uma (Thurman) solo per citare alcuni sex symbol che hanno popolato i sogni di mezzo mondo assieme ai volti (e pure corpi) di Cary Grant, Rodolfo Valentino, Montgomery Clift, Clint Eastwood, Robert Mitchum, Humphrey Bogart e Marlon Brando. Attori, ma soprattutto uomini che hanno mandato in visibilio e spesso fatto innamorare l’altra metà del cielo.

Perché il cinema è anche sentimenti e questo volumetto racconta una grande storia d’amore. Quella per la settima arte.
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Massimo Canuti
Io, il Cinema
Instar Libri
105 pag, 12 euro

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Gigi Radice