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Tecnologia

Sonos Beam (Gen 2), la nostra prova. Audio potente e avvolgente in un ingombro minimo

La nuova versione della soundbar alza il livello della qualità mantenendo la compattezza del design e l'estrema semplicità d'uso

Gli unici scontenti saranno i vostri vicini di casa. Perché tra film e serie televisive, videogiochi e programmi di allenamento, canzoni e podcast, passerà la voglia di tapparsi le orecchie con gli auricolari, di indossare le solite cuffie e mortificare il suono. La soundbar Beam (Gen 2) di Sonos è uno di quei prodotti che solletica il lato tamarro nascosto dentro ciascuno di noi, incita ad alzare il volume, a lasciare che la musica invada la stanza, che i bassi picchino forte, ancora e di più.

È un oggetto unico, senza orpelli e satelliti, propaggini e subwoofer, altri diffusori da spargere nell'ambiente in un delirio di cavi. È un ibrido di semplicità e complessità, un reticolo di minuscoli fori che percorrono quasi per intero la sua superficie, da cui escono note, bassi, energia.

sonos-soundbarDettaglio della soundbarSonos

Il produttore statunitense (qui il nostro viaggio nei suoi laboratori di Boston) continua a mostrare deferenza all'impresa di stipare il tanto nel poco, il grande nel piccolo, o comunque in una dimensione non troppo stridente sotto una tv di nuova generazione. Di elaborare meccanismi per viziare le orecchie, senza torturare gli occhi e le mani con configurazioni astruse, calibrazioni complicate, settaggi infiniti.

Gli audiofili storceranno il naso, ma tutto è all'insegna degli automatismi, dell'intuitività assoluta. Due fili due, uno per l'alimentazione, l'altro che s'infila nel televisore e il gioco è fatto. Per il resto c'è la app di Sonos, che pure aiuta a ottimizzarla per la conformazione dell'ambiente in cui è stata collocata. Mentre una volta agganciato il Wi-Fi domestico, i principali servizi di musica in streaming come Spotify riconoscono la soundbar e consentono di trasmetterle contenuti pure quando lo schermo rimane spento.

soundbar-retroIl retro della soundbarSonos

Non c'è tanto da dilungarsi perché per credere, basta provare. Sentire come la teoria sia stata tramutata in pratica: «Diciamo spesso che l'obiettivo della nostra azienda è portare Hollywood tra le mura di casa. Da questo punto di vista, Beam, una delle soundbar tra le più vendute della categoria, ha svolto un ruolo determinante» spiega Patrick Spence, il Ceo di Sonos. Che aggiunge: «Abbiamo fatto tesoro di quello che abbiamo imparato negli anni sull'home theater e su cosa significhi vivere un'esperienza d'ascolto eccellente e lo abbiamo applicato a Beam, dotandola di nuove funzionalità e di un audio decisamente migliore, ma mantenendo le dimensioni compatte per cui è tanto amata dai consumatori».

Proclami a parte, il senso c'è, il ragionamento tiene ed esige un investimento fattibile: 499 euro non sono certo briciole, la concorrenza scende oltre la metà, ma non è nemmeno una cifra proibitiva se si paragona il prezzo di listino a impianti più impegnativi e nemmeno così performanti.

Gli amanti del design, o comunque chi ci fa attenzione, gradiranno la forma, il suo minimalismo e assieme i tocchi di carattere. I più tecnici gradiranno la predisposizione per le tecnologie Ultra Hd e Dolby Atmos attraverso Amazon Music, che promettono in prospettiva effetti tridimensionali e abbracci di suono assortiti.

Comunque, già ora, la Beam capitolo secondo dà il senso dell'immersione, della profondità e nitidezza dei dialoghi, del movimento e del dinamismo che viene simulato durante la riproduzione di una serie o un film. Sia chiaro, meglio ribadirlo, non bisogna aspettarsi miracoli né brividi e smottamenti da sala cinematografica. Ma chi cerca una soluzione chiavi in mano potente e versatile, non resterà affatto deluso. Lo saranno i vicini di casa, però questa è un'altra storia, di educazione, senso della misura e capacità diplomatiche.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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