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ANSA / MATTEO BAZZI
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Milan, la crisi infinita con tutti colpevoli (non solo Giampaolo)

Il mercato sbagliato, dirigenti inesperti, critica plaudente e gli errori del tecnico. Sos per Elliott: cosa pensa del futuro del club?

Chissà se l'immagine dei tifosi che se ne vanno con abbondante anticipo da San Siro, disgustati per quello che il Milan sta offrendo in campo, scuoterà mister Singer e lo costringerà a occuparsi del glorioso club che ha rilevato (ha fatto dire) sull'orlo del fallimento dal misterioso cinese Li. Sarebbe almeno una buona notizia in mezzo al mare di negatività in cui si sono avviluppati i rossoneri, più vicini alla zona retrocessione che a quella Champions cui la società di aggrappa per sperare in un rilancio in tempi rapidi.

Quattro sconfitte nelle prime sei giornate sono qualcosa che non accadeva dal 1938: 81 anni fa. Eppure in questo momento non sono nemmeno l'aspetto più sconcertante della crisi in cui si è infilato il Milan e che ha molti padri, nessuno escluso. La squadra è complessivamente di qualità mediocre (anche se vale certamente più di altre che la precedono), l'allenatore inesperto in un grande club, i dirigenti improvvisati nel ruolo in cui sono stati messi, i giocatori privi di leadership e carattere.

Elliott, se ci sei batti un colpo

Tutto vero, però al di sopra di tutto c'è una proprietà talmente distante da apparire quasi disinteressata allo standing di quello che si è messa nel portafoglio, investendo poco meno di 400 milioni di euro con l'obiettivo di fare soldi andandosene in un tempo ragionevole. Un senso di precarietà evidente nella gestione quotidiana di questo travagliato momento di passaggio.

La stessa solerzia con cui si partoriscono comunicati per smentire trattative e cessioni, dovrebbe essere impiegata per tracciare un solco da seguire. Che non può essere quello dei giovani da valorizzare e basta, lo dice la storia e lo conferma la classifica. Il Milan merita rispetto. Non è un incubatore di plusvalenze o uno strumentro finanziario. Adesso basta!

Cosa ha in mente Elliott per il Milan oltre al (per fortuna) progetto stadio? Quanto tempo immagina di potergli dedicare? E' soddisfatto del primo anno di lavoro di Ivan Gazidis, prelevato con ponti d'oro dall'Arsenal e che del progetto è il terminale, anche se in dodici mesi si è visto poco, ad esempio, a livello di incremento nel settore commerciale di competenza?

Gli errori di Giampaolo e degli altri

Solo dopo arriva l'analisi degli errori degli altri, gli uomini di campo e di scrivania a Casa Milan. Partendo da una considerazione scomoda ma necessaria: che questo Milan fosse una scommessa era chiaro da luglio, ma per correggere per tempo le criticità sarebbe servita una critica più diretta e meno plaudente. Invece tutti si sono lasciati abbagliare dall'idea che sulla panchina fosse stato messo un maestro di calcio circondato da ragazzi da verificare a questo livello.

Il mercato è stato fatto a strappi, un po' per necessità di bilancio e molto per inesperienza. Massara è un buono scout ma ha sempre lavorato coperto da un numero uno come Sabatini, Maldini non ha mai fatto l'uomo di trattative e Boban in Fifa aveva un ruolo politico e non operativo nella costruzione di progetti sportivi: un gruppo numeroso e privo d'esperienza.

Gli under 25, tanto sbandierati, vanno bene se c'è tempo da spendere prima di risalire la corrente ma hanno bisogno di robuste iniezioni di leadership nel caso di un ambiente già provato da anni di limbo. Boban lo ha detto fuori tempo massimo e non aver riparato prima l'errore è un'aggravante e non un'esimente.

E poi c'è Marco Giampaolo, il meno colpevole di tutti seppure con la sua dose di responsabilità. E' chiaro che il Milan non sta rendendo come dovrebbe e che lui ci ha messo del suo (in negativo), ma la quantità di pressioni scaricata sulle sue spalle presentandolo come un maestro preso per fare bel calcio, quando era ed è un allenatore proveniente dalla provincia, avrebbe stroncato un toro.

Il cortocircuito comunicativo di inizio campionato è tutto suo, aver tardato l'innesto di alcuni nuovi arrivi ed essersi troppo a lungo focalizzato solo sul suo sistema di gioco anche. Appare un tecnico inadeguato alla sfida cui è stato chiamato ed è un peccato, oltre che una punizione troppo dura. E' colpevole anche lui, ma meno (molto meno) di quelli che l'hanno messo sulla panchina rossonera.

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Giovanni Capuano