Maratona di Londra, noi ci saremo
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Maratona di Londra, noi ci saremo

La testimonianza di chi ha deciso di raggiungere la città sede delle Olimpiadi 2012 per partecipare alla gara che si terrà a pochi giorni di distanza dalla tragedia di Boston

A Londra è tutto pronto per la maratona di domenica prossima. "Questo è uno di quei casi in cui il modo migliore per dimostrare solidarietà a Boston è andare avanti, senza rinunciare all'evento", ha fatto sapere il sottosegretario allo Sport inglese, Hugh Robertson. Alla gara prenderà parte anche il principe Harry, come previsto. "Per quanto ne sappiamo - ha detto un portavoce di St. James Palace - non c'è motivo che suggerisca cambiamenti di programma". Insomma, l'attentato di Boston, nel quale hanno perso la vita tre persone e oltre cento sono rimaste ferite, non cambierà le logiche della maratona di Londra. Che si terrà come da calendario. Anche se in un clima evidentemente diverso rispetto alle edizioni precedenti.

"Non nascondo che ci sia paura e preoccupazione - spiega a panorama,it Antonio Sciardò, 51enne impiegato di Trani che ha deciso di partecipare alla gara -. Sul sito ufficiale  rassicurano gli atleti, ma la paura rimane. Sono manifestazioni troppo grandi per essere controllate scrupolosamente. C'è tanta gente e chi vuole colpire lo può fare in qualsiasi punto del percorso. Stiamo parlando di un fiume umano di circa 50mila persone. Non è controllabile in 42 chilometri di percorso. Perché sarò a Londra? Per onorare la memoria di coloro che sono morti a Boston. Bisogna andare perché lo sport deve avere la meglio su fatti come questi".

Sciardò è uno dei tantissimi appassionati che seguono via web le indicazioni di Orlando Pizzolato (https://www.orlandopizzolato.com), due volte vincitore della maratona di New York e tra i migliori di sempre nella disciplina che ha fatto grande l'Italia alle Olimpiadi. "E' vero quello che dicono - dice ancora il 51enne di Trani - Boston è la più bella maratona del mondo. L'ho corsa lo scorso anno. Quando ho saputo delle bombe e dei feriti, ho sentito al telefono gli amici con cui avevo condiviso l'esperienza. Cosa dire, eravamo sgomenti. E' come si dice. I responsabili dell'attentato hanno voluto colpire la 'pancia' della corsa, perché dopo quattro ore arriva al traguardo la maggior parte degli atleti. Non c'è dubbio. L'hanno fatto con l'obiettivo di fare una strage".

A Londra ci sarà anche Laura Maurin, 49enne di Cremona. Corre da cinque anni, "per sfidare i miei limiti ma anche perché mi ha aiutato a guarire da una malattia oncologica e ora non posso farne a meno". La sua scelta l'ha già fatta: "Sì, correrò a Londra senza paura, pregando per le vittime di Boston. Anch'io ho un figlio di otto anni che all'ultima maratona era al traguardo ad aspettare me e il papà. Continuavo a pensare a questo, ma ho sentito che non potevo fare diversamente. Vogliamo partecipare perché crediamo sia giusto dare un segnale forte. Il nostro è un atto dovuto nei confronti di chi è stato vittima dell'attentato".

Ma c'è di più. Spiega la Maurin: "L'organizzazione di Londra continua a spedire e-mail nelle quali ricorda che saranno osservati trenta secondi di silenzio a ogni partenza e soprattutto che metteranno a disposizione delle fasce nere in segno di lutto. Sono convinta risponderanno in tantissimi. E' la seconda volta che partecipo alla maratona. E' semplicemente grandiosa. Non vogliamo e non dobbiamo farne a meno". Storie di straordinaria passione alle prese con un dramma che nulla ha a che vedere con lo sport. A Londra per dimostrare che la paura si può vincere con le gambe, ma anche e soprattutto con il cuore.

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Dario Pelizzari