Doping: "Battiamolo con il passaporto biologico"
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Doping: "Battiamolo con il passaporto biologico"

La proposta del biochimico ed ex consulente del Nas Dario D'Ottavio: una carta d'identità speciale per gli atleti

Di fronte al ripetersi di casi come quello di Alex Schwazer e Lance Armostrong oggi, di Marco Pantani e Marion Jones ieri, l'impressione è che nella lotta tra doping e antidoping il primo corra più veloce del secondo.

“Purtroppo è così, al massimo vanno alla stessa velocità. Ad oggi molte molecole non risultano  ancora tracciabili, per cui non è affatto detto che un atleta che risulti negativo ai controlli antidoping sia in effetti pulito. Quello che servirebbe davvero è il passaporto biologico”.

A Panorama.it parla il biochimico Dario D'Ottavio, per quattro anni componente della Commissione di vigilanza sulla legge antidoping, ex consulente del Nas che nel 2001 fermò il Giro d'Italia a Sanremo, attuale referente per la lotta al doping del CNC, il Consiglio Nazionale dei Chimici. “Non sono un proibizionista – spiega D'Ottavio - anch'io per superare l'esame di Fisica all'università mi sono aiutato con sostanze stimolanti. Sul momento funzionano alla grande, ma poi i battiti del mio cuore non rallentavano più”.

Dottor D'Ottavio, molti atleti tentano di sfuggire all'antidoping ripulendosi le urine o diluendo la densità del sangue. Ma è davvero possibile riuscire a ingannare i test con questi metodi?

L'assunzione di diuretici o di soluzioni di destrano per diluire il sangue viene immediatamente rilevata. C'è un'unica sostanza che sfugge completamente ai controlli: l'albumina umana.

E si compra in farmacia?

L'albumina umana sì, ma chi si dopa non va in farmacia a rifornirsi. Eritropoietina e Gh vengono prescritti solo in caso di particolari patologie e per acquistarli serve una ricetta medica particolare che non può essere prescritta dal medico della mutua. Nel caso del Gh, che serve a curare il nanismo, deve essere presentato addirittura un piano di somministrazione da parte dell'endocrinologo e di centri specializzati e preposti.

Se non in farmacia, allora dove?

Esiste un mercato parallelo estremamente fiorente in cui le sostanze vengono gestite in parte dalla malavita organizzata, in parte dalle palestre, in parte trafugate dalle farmacie ospedaliere. E poi ci sono i cosiddetti consulenti, che preparano i piani di somministrazione e si fanno pagare fior di quattrini.

Quanto può spendere un atleta per doparsi?

Dipende da vari fattori: tipo di sostanza, durata della somministrazione. Si può arrivare a diverse migliaia di euro.

Parliamo degli effetti che procura il doping.

Dipende da quale si vuole ottenere. Per aumentare la resistenza c'è bisogno che più ossigeno arrivi dai polmoni ai tessuti dei muscoli e a questo scopo si assume l'Epo.

A quale prezzo però?

Ancora non sappiamo molto degli effetti collaterali a lungo termine. Certamente nel caso dell'Epo sappiamo che l'aumento di globuli rossi rende il sangue più denso e la sua circolazione più difficoltosa, quindi è possibile che si formino dei trombi o otturazioni del vaso sanguigno dando origine a microinfarti, embolie o infarti più seri. Ultimamente, inoltre, alcune ricerche su pazienti dializzati che assumono eritropoietina come farmaco salvavita stanno evidenziando casi di leucemia. Ma a poter far male sono anche gli ormoni o gli anabolizzanti che non sono sostanze tossiche in se', lo diventano se assunte in grandi quantità. Con effetti devastanti, fino alla castrazione chimica. Ho avuto modo di osservare i testicoli di un culturista deceduto: erano ridotti a noccioline.

Centinaia di molecole diverse che aumentano in continuazione con effetti collaterali che è ancora difficile prevedere: il doping corre più veloce dell'antidoping?

Non c'è dubbio, è la farmacologia che corre più veloce: una nuova molecola arriva sul mercato e il laboratorio dell'antidoping non è pronto a rintracciarla. Un gap ci sarà sempre.

E non esiste possibilità di colmarlo?

Potrebbe non essere così determinante se gli investimenti fossero adeguati. Il problema è che mentre la farmaceutica produce molti guadagni, l'antidoping solo spese. Ma c'è un modo per alzare il livello di pulizia nello sport.

Quale?

Applicare il passaporto biologico e quello morfologico per valutare se nel corso della carriera i parametri di un atleta e la sua fisionomia deviano in modo ingiustificato dalla normale variabilità fisiologica. Qualora risultino delle anomalie, ulteriori accertamenti ci diranno se siamo di fronte a una patologia conclamata o a un caso di doping.

E a quel punto?

Nel primo caso si sospende l'atleta per motivi di salute. Nel secondo, in caso di positività acclarata, si può procedere a sanzioni severe fino alla radiazione.

In un'intervista pubblicata all'indomani dello scandalo Schwazer, l'ex maratoneta Giuliana Salce aveva raccontato a Panorama.it la sua esperienza di ex dopata e lanciato un appello a denunciare, come ha fatto lei, chi induce gli atleti al doping, fornisce sostanze e consigli per l'uso. Perché quasi mai uno sportivo fa tutto da solo. Né nel settore professionistico né in quello amatoriale. E se agli alti livelli sono spesso gli stessi dirigenti federali a vestire i panni del pusher, nelle palestre il ruolo tocca ad allenatori e, in alcuni casi, a genitori senza scrupoli.

Il ritornello è sempre lo stesso: “Se ti fai fare quest'iniezione vedrai che poi stai meglio, andrai più veloce, ti affaticherai di meno”.

Chi accetta impara subito dove nascondere le sostanze (in frigo, nella carta stagnola o nel contenitore in cartone della pasta d'acciughe), quale siringa usare (quella piccola da insulina) e dove bucarsi (in punti non visibili, per esempio nella parte alta della coscia).

Nel frattempo il fisico cambia, così come le prestazioni. Passano ritenzione idrica e fatica mentre aumentano velocità e resistenza.

“Denunciare il doping è difficilissimo – ammette la Salce - ma per farlo non serve essere degli eroi, basta rendersi conto che esistono dei limiti oltre i quali non è più ammissibile andare”. Dopo aver già pubblicato un libro, Dalla vita in giù, Giuliana è in procinto di darne alle stampe un altro sul doping,  per spiegare soprattutto ai giovani, convinti che grazie a certe sostanze si può andare “più forte”, che così non è, che a un atleta non servono Epo e Gh, piuttosto sonno, sana alimentazione e tanto allenamento.

Dottor D'Ottavio perché ha deciso di prestare la sua esperienza alla stesura di questo libro?

Perché Giuliana è l'unica persona che ha scoperto le carte in un mondo in cui il livello d'omertà rasenta quello che troviamo nell'ambiente mafioso.

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Claudia Daconto