Pato? Ogni gol costa 2,6 milioni di euro
Fabio Ferrari - LaPresse
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Pato? Ogni gol costa 2,6 milioni di euro

Il 2012 è stato un anno maledetto per il brasiliano. Solo 612 minuti in campo e tra 18 mesi scade il contratto da top player

Ciao Pato, ci si rivede nel 2013. Forse. E prima o poi qualcuno spiegherà cosa è successo nella notte di Bruxelles e come una forte botta rimediata da un giocatore dell'Anderlecht si possa essere trasformata in un infortunio che lo tiene lontano non solo dalle partite ma, addirittura, dagli allenamenti in gruppo. Era il 21 novembre scorso. Ciao Milan e ci si rivede nel 2013 per decidere insieme che cosa fare sul mercato.

Intanto, però, è possibile fare il bilancio del 2012 del brasiliano che si è aperto con i giorni della trattativa convulsa per spedirlo a Parigi e scambiarlo con Tevez e si è chiusa con l'amara constatazione di Berlusconi: "Oggi non ha mercato ed è una preoccupazione anche per noi". E' l'unico, Pato, a non aver goduto del beneficio delle visite presidenziali a Milanello.

UN GOL? 2,6 MILIONI DI EURO - Alexandre ha visto la porta solo tre volte in tutto l'anno. Altro che gli 88 centri di Messi. Ha segnato il 18 gennaio in Coppa Italia contro il Novara facendo guadagnare il passaggio del turno ai compagni, il 6 novembre in Champions League contro il Malaga (rete decisiva per il pareggio) e il 21 novembre contro l'Anderlecht.

Gol a peso d'oro verrebbe da dire, considerato che sono costati alle casse del Milan la bellezza di 2,6 milioni di euro (lordi) ciascuno grazie al contratto da top player che Pato ha strappato a Galliani nel settembre 2009 e che scadrà il 30 giugno 2014.

SOLO 10 ORE IN CAMPO - In tutto Pato è stato in campo con la maglia rossonera solo 612 minuti, meno di 7 partite intere. Il gioco del quanto costa potrebbe continuare dicendo che ciascuno spezzone di presenza (14 in tutto) è valso 517.428 euro (sempre lordi) e ogni minuto giocato poco più di 13.000 euro. Si potrebbe andare avanti all'infinito, ma il giochino rischia di mandare di traverso il Natale ai dirigenti del Milan impegnati a capire come risolvere il rebus-Pato.

INFORTUNI SENZA SOLUZIONE - Il 2012 è stato anche l'anno del consulto negli Stati Uniti e delle braccia alzate in segno di resa del guru Meersemann. Era il 5 aprile: "Non so più a che santo votarmi. Ho chiesto alla mia consigliera spirituale di pregare per lui". Parole non gradite dal Milan, ma che alla prova dei fatti sono state confermate dalla impossibilità di trovare una soluzione ai guai fisici di Pato che dopo un'estate confortante con la maglia della nazionale si è rifatto male in allenamento (stiramento scontrandosi con Robinho). Era il 22 agosto e prima di rivederlo sono passati due mesi esatti.

IN TRE ANNI SALTATE 80 PARTITE - Il conto delle assenze è spaventoso. Dal gennaio del 2010 alla fine del 2012 le partite di campionato saltate causa infortuni sono state 80. Due campionati interi e un pezzetto. Poi ci sono quelle nelle competizioni europee, la Coppa Italia e tutto il resto. Campione fragile e maledetto e investimento su cui il Milan è obbligato a riflettere a fondo.

A poco più di un anno dalla scadenza del contratto (2014) cosa conviene fare? Prolungare almeno fino al 2015 per poi capire se esistono margini di recupero o chiudere il rapporto subito che significa cederlo a qualsiasi prezzo a gennaio o giugno? L'ideale sarebbe la prima soluzione ma andranno verificate anche le volontà del giocatore che non ha nascosto in questi mesi problemi con Allegri. L'unica certezza è che non si potrà arrivare tra un anno in questa situazione perché a quel punto Pato sarà libero di liberarsi a parametro zero.

SI CONSOLA IN NAZIONALE - L'unica consolazione per Pato è stato il rendimento con la maglia della Selecao. Nel 2012 ben 8 presenze impreziosite da 4 gol di cui uno alle Olimpiadi contro gli Stati Uniti e 3 in amichevole compresa la doppietta a Ferragosto in Svezia. Quel giorno si lasciò andare: "Ho provato a dimenticare i miei problemi. Ora sono tranquillo, felice e voglio giocare il più possibile". Una settimana dopo si sarebbe nuovamente rotto.

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Giovanni Capuano