milan inter derby protagonisti spalletti
ANSA / MATTEO BAZZI
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Milan-Inter, 10 cose (più una) che ha detto il derby vinto da Spalletti

Sfida bellissima e contro pronostico. La delusione dei favoriti, la gioia di chi partiva battuto. Piatek, Gattuso, Vecino e tutti gli altri...

L'Inter vince il derby che doveva perdere. Un derby bellissimo e che la rilancia al terzo posto in classifica superando il Milan, di nuovo battuto dopo le dieci bellezze che l'avevano trascinato sin sul podio della Serie A. E' stato uno spettacolo, in campo e fuori. E' stata la tomba delle solite certezze della vigilia, quel misto di pronostici, analisi e scaramanzie che accompagna tutte le stracittadine. Ecco le lezioni che ha insegnato:

Tutte le lezioni del derby di Milano

Uno - Le grandi verità del giorno prima (quasi) tutte cancellate: il Milan è diventato così grande da pensare addirittura al secondo posto del Napoli, Donnarumma non prende mai gol, De Vrij un anno fa segnava come un attaccante e adesso... L'Inter sarà stanca per aver giocato l'Europa League, il Milan sarà più concentrato perché la prepara da una settimana, Piatek non perdona, Spalletti ha perso la bussola, Gattuso ha trovato la bussola. Appunto.

Due - Se dopo cinquanta minuti ti trovi in vantaggio di due gol è fatta. Quasi fatta. Sei padrone del campo e il resto sarà in discesa. No. Non nel derby. Se dopo cinquanta minuti sei in vantaggio di due gol devi stare attento a ogni minimo dettaglio come e più di prima perché la storia è piena di quelli che erano avanti (molto avanti) e hanno finito senza vincere. O quanto meno hanno sofferto fino in fondo.

Tre - Il discorso vale anche se il doppio vantaggio è al minuto settanta. Ovviamente. L'inerzia in un derby è stabile come il tempo di primavera; esci leggero e piove entro sera, ti copri e arriva l'anticipo d'estate. Comunque la metti, zero certezze.

Quattro - Se sei allenatore di una tra Inter e Milan e passano una settimana a raccontarti che sei favorito e che nell'altro campo ci sono solo maceria, non ci credere. C'è sotto una fregatura e nella migliore delle ipotesi te ne accorgerai appena in tempo per evitarla. Nella peggiore...

Il derby di Milano nelle immagini più belle

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ANSA / Roberto Bregani

Cinque - Vecino non sarà il prototipo del giocatore tecnico, non è certamente un fuoriclasse e forse nemmeno un campione, però ha sottoscritto un abbonamento con i gol pesanti nelle partite che contano. Se due indizi non fanno una prova, tre assomigliano a una predestinazione e lui è predestinato a mettere il suo nome nel tabellino quanto conta.

Sei - Lautaro tira i rigori meglio di Brozovic. Quindi resta aperta la domanda sul perché quello con l'Eintracht in coppa l'abbia tirato Brozovic.

Sette - Nelle serate di derby capita che anche i migliori si perdano. E' successo a Paquetà alla sua prima volta ma è giovane e avrà tempo per rifarsi.

Otto - Quando Suso prende il tempo e si sposta il pallone sul sinistro, facendo una finta e rientrando per tirare, i portieri si segnano perché sanno che ci sarà un problema da risolvere. Ecco, nel derby Suso non l'ha fatto mai e ha fatto poco anche di tutto il resto.

Nove - Il derby è quella partita capace di sovvertire anche la legge di Murphy. Come dice? Se qualcosa può andare male, andrà male. Ecco, nel derby se sei convinto che potrà andare solo male è la volta buona che ti riesca l'impresa di uscire vincitore.

Dieci - Icardi... Chissà cosa avrà pensato Icardi per tutta la sera di quella che è sempre stata la sua partita. Per definizione. Chissà se avrà gufato o, semplicemente, da interista qual è si sarà sentito coinvolto dalla prestazione dei compagni. Ah, saperlo...

Undici - Business is business e ci inchiamo all'idea che questo sia stato uno degli ultimi derby a San Siro. Però l'idea di abbandonare questo tempio del calcio italiano fa male a tutti, neutrali compresi. Atmosfera pazzesca. Chiunque stia disegnando il prossimo San Siro si faccia un giro da queste parti perché andrà replicata anche nel nuovo impianto.

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Giovanni Capuano