Pirlo: "Quando per Hodgson ero Pirla"
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Pirlo: "Quando per Hodgson ero Pirla"

Intitolata "I think therefore I play" è uscita oggi l'edizione inglese della biografia del centrocampista della Juve. Con un inedito aneddoto

La biografia "Penso quindi gioco" di Andrea Pirlo è arrivata oggi oltremanica con il titolo "I think therefore i play". Ecco spiegato perché oggi il fantasista della Juventus è stato al centro dell'agenda nei principali tabloid sportivi. Aneddoti, racconti e rivelazioni che un anno fa erano già uscite in gran parte nell'edizione italiana ma che oggi tornano d'attualità per gli inglesi. "Hodgson ai tempi dell'Inter mi chiamava Pirla,  probabilmente aveva capito che tipo fossi molto più degli altri allenatori. Quell'anno all'Inter cambiarono quattro allenatori, era il 1999, tanto che mi svegliavo alla mattina e non mi ricordavo chi ci allenasse". 

L'altro capitolo che ha incuriosito gli inglesi è invece riferito all'incontro tra Andrea Pirlo e Pep Guardiola, avvenuto nel 2011 quando il giocatore era in scadenza di contratto con il Milan e non aveva ancora scelto la Vecchia Signora. Mentre i riflettori erano tutti sul passaggio di Ibra dai blaugrana ai rossoneri il tecnico ora al Bayern chiese un appuntamento al fantasista bresciano che racconta: 

"Mentre tutti i riflettori erano concentrati sull'affaire Ibrahimovic Guardiola mandò un suo uomo di fiducia a cercarmi dopo il Gamper giocato con il Milan al Camp Nou. "Andrea vieni, l'allenatore vuole conoscerti". "Ok, allora vamos" la mia risposta. Non me lo feci chiedere due volte. Ci ritrovammo in una stanza arredata in modo molto sobrio, Guardiola era seduto su una poltrona. Iniziò a parlarmi del Barcellona, di come fosse un mondo a parte e una macchina perfetta. Pep indossava una camicia e un paio di pantaloni scuri abbinati alla sua cravatta, era elegante proprio come la conversazione.

"Grazie per aver accettato di incontrarmi Andrea". "Grazie per avermi invitato" risposi. "Abbiamo bisogno di te qui, Andrea". Dopo un paio di minuti era arrivato dritto al sodo, come giocatore il suo ruolo era stato quello di condurre il gioco ma come allenatore aveva iniziato ad attaccare. Durante la mezzora del nostro colloquio ho taciuto e l'ho lasciato parlare, ero sorpreso in modo molto positivo dalla situazione e dalla conversazione. "Sai una cosa Andrea? Ho cercato questo approccio perché qui le cose le facciamo così. Abbiamo già parlato con il Milan e ci ha detto di no ma noi non ci arrendiamo. Siamo il Barcellona e siamo abituati a certe risposte ma stiamo continuando a trattare con il tuo club". Fino ad allora nessuno mi aveva detto niente, non sapevo di essere protagonista di una trattativa. "Se verrai qui vedrai anche un posto unico come La Masia, la nostra squadra giovanile che è il nostro orologio e la nostra gioia".

Non me lo sarei mai aspettato, forse avevo giocato così tanto alla playstation da non riconoscere più la realtà. "Devi venire qui Andrea, mi sei sempre piaciuto come giocatore, voglio allenare te. Il Milan ha detto "no" ma stiamo trattando, vediamo che succede. Parleremo presto, buon viaggio a Milano e speriamo che tu possa partire da lì molto presto..." Tornai sul pullman, tutto il mondo sapeva della trattativa su Ibrahimovic ma nessuno pensava niente della mia. Avrei considerato una fortuna assoluta essere allenato da un genio del calcio come Guardiola, tutto ciò che ha raggiunto non è stato frutto di miracoli ma di programmazione, il suo stile di gioco alla "crema catalana" è facilmente digeribile ed è capace di far rendere i suoi giocatori ad un livello superiore... [...]

In quella estate Ibrahimovic tornò in Italia al Milan mentre alla fine Andrea Pirlo non cedette alle lusinghe dei top club europei accettando l'offerta della Juventus. "Alla fine non ci fu niente di sostanziale per la trattativa" la sentenza del fantasista bresciano. In poche parole i bianconeri furono più decisi nel proporre un nuovo contratto, altrimenti adesso avremmo un fantasista azzurro ad incantare la Liga o chissà, la Bundesliga. 

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Matteo Politanò