Arrigo Sacchi compie 70 anni: ha rivoluzionato il calcio italiano
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Arrigo Sacchi compie 70 anni: ha rivoluzionato il calcio italiano

L'ec tecnico di Milan, Parma e Nazionale ha segnato la sua epoca. Una carriera di trionfi e contrapposizioni

Arrigo Sacchi compie settant'anni. Una scadenza importante per l'uomo che ha rivoluzionato il calcio italiano portandolo nel futuro; lo ha fatto partendo dal Fusignano e disegnando il suo capolavoro nel primo Milan di Silvio Berlusconi, trascinato in cima all'Europa e al Mondo seguendo i dettami di un gioco che mai si era visto prima dalle nostre parti.

Un po' idealista, molto martello. Sacchi ha bruciato in maniera intensa una carriera straordinaria, incentrata sulla lezione - mandata a memoria nel periodo in cui per lavoro era stato in Olanda - che la squadra vale più del singolo e che un gruppo deve funzionare come un'orchestra. Anche se in campo ci sono i migliori talenti del mondo e anche correndo il rischio di farne a meno, come accaduto qualche volta nel corso della sua storia di allenatore.

Dall'innamoramento di Berlusconi al Milan degli olandesi

Della storia di Sacchi e della sua parabola si conosce tutto. Colpì Berlusconi andando a giocarsela a San Siro con il suo Parma, fu tenuto sotto osservazione e poi lanciato per il dopo Liedholm quando nessuno sapeva nemmeno chi fosse. Una scommessa vinta dal patron rossonero, che lo ha difeso nei momenti di difficoltà della prima stagione: eliminazione dalla Coppa Uefa per mano dell'Espanyol e rischio esonero. Sacchi è rimasto in sella e non si è più fermato.

Il manifesto del suo modo di intendere e fare calcio sono alcune delle partite che hanno segnato la storia del Milan e non solo. La vittoria 3-2 al San Paolo contro il Napoli di Maradona, valso il primo scudetto di una lunga serie (anche se Arrigo si ferò a quello lasciando poi a Capello l'onore di fare sintesi), il 5-0 al Real Madrid e prima ancora l'autorevolezza con cui il Milan aveva giocato al Bernabeu.

E poi la finale di Coppa Intercontinentale contro i colombiani del Nacional Medellin: una noia mortale per tutti, non per Sacchi e per il suo calcio fatto della cura di tutti i dettagli e per il quale la sfida decisa da Evani all'ultimo istante dei supplementari rappresentava quasi la sublimazione.

La delusione Mondiale e lo stress troppo alto

Il Milan è stato l'inizio e l'apice di tutto. Sacchi ha vissuto intensamente la sua carriera, anche troppo in alcuni momenti. Divorato dallo stress e dalla tensione, non è stato capace di ripetersi altrove, anche se come ct ha perso un Mondiale ai rigori contro il Brasile nella fornace di Pasadena. E' stato un personaggio che ha diviso sempre, prima da tecnico e poi da dirigente e opinionista.

Mai banale, spesso corrosivo e, soprattutto, così convinto delle proprie idee da non essere disposto a barattarle con nulla. Ha lavorato per il Real Madrid e per la Federcalcio, cercando di costruire un progetto a lungo termine che rendesse l'Italia e le sue nazionali un piccolo Ajax, con uno spartito di gioco mandato a memoria sin da bambini. Ha fallito, perché la mentalità del nostro sistema rimane diversa.

Un palmarès non all'altezza dei suoi meriti

Sacchi ha vinto tanto, ma il suo palmarès non è all'altezza del valore di un tecnico che ha disegnato un nuovo modo di fare calcio. Ha conquistato un solo scudetto con il Milan che si è espresso meglio a livello internazionale: 2 Coppe dei Campioni, 2 Intercontinentali e 2 Supercoppe Uefa. Forse un segno del destino, nel senso che la grande rivoluzione del suo Milan è stata quella di mandare in Europa una squadra italiana non votata a difesa e contropiede, ma pensata e costruita per comandare il gioco.

Oggi che compie settant'anni può quasi scherzare su quella sua convinzione. Ha detto di sè: "Se mi considerano ancora un'innovatore, significa che il Paese è rimasto fermo". O che la sua rivoluzione fosse così avanti da essere ancora attuale. Anche se il 4-4-2 è stato superato da altri modi di giocare e il tiki taka è diventato la moda del terzo millennio. Ma sull'intensità non si è tornati indietro: il marchio di fabbrica della ditta Sacchi.

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Giovanni Capuano