Parole e sentimenti, è possibile creare una mappa delle emozioni?
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Parole e sentimenti, è possibile creare una mappa delle emozioni?

E' la sfida dello studente Pei-Ying Lin che cerca di rifondare il vocabolario globale del sentimento umano

Avete presente quelle sensazioni belle o brutte che sembrano un pugno dritto nella pancia, per le quali ogni parola che viene in mente non è sufficiente perchè è come se quello che si prova fosse una somma di tante emozioni? Per dare un nome proprio a quelle vibrazioni del cuore Pei-Ying Lin, uno studente del Royal College of Art, sta mettendo a punto una vera e propria mappa delle passioni che dovrebbe rifondare la semantica per dare un nuovo spazio semiotico all'ineffabile, ai concetti che l'inglese definisce "unspeakableness".

Il progetto è consistente. La mappa di Lin collega emozioni comuni come l'amore, la gioia, la rabbia e la paura a quelle che vengono definite emozioni satellitari come la lussuria, la contentezza e la depressione. Il risultato è una sorta di costellazione del sentimento umano in cerca di un significante appropriato, che in realtà esiste, ma è altrove.

Ci sono delle lingue, secondo Lin, che meglio di altre identificano un preciso stato dell'animo. Ad esempio l'inglese non ha un termine che possa tradurre il portoghese "saudade" che indica l'esperienza di "incompletezza malinconica" ed è un ramo di amore, desiderio e nostalgia. E' sì nostalgia, ma non del tutto.

E poi ci sono quelle mattine in cui non c'è verso di buttarsi giù dal letto nonostante si abbia riposato bene. Ecco in lettone il termine  "vistiima" traduce la svogliatezza senza una fonte identificabile, un ramo di relax e del nulla.

Se si soffre per amore si potrebbe essere affetti da "tocka", una parola russa che indica "il dolore dell'anima" relativo ad angoscia, depressione e desiderio.

Se ci fosse una sorta di vocabolario universale dei sentimenti sarebbe più facile dare un nome a quello che si sente e il progetto di Lin punta proprio a questo. L'idea, spiega l'ingegnoso studente, è quella di "ridefinire le lingue che utilizziamo oggi per prendere il controllo noi stessi invece di essere controllati dalla struttura delle lingue."

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Barbara Massaro