Quando l'autosiluramento ne uccide più del napalm
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Quando l'autosiluramento ne uccide più del napalm

Non sapete più come fare a liberarvi di un corteggiatore molesto? Semplice: lasciate fare a lui.

Lui è laureato nel frantumamento di balle e ha un master di specializzazione nell'insistenza.

Certo, è in buona compagnia, ma diciamo che nel campo è un vero fuoriclasse. L'incipit funesto, la deriva oltre la quale s'è impiantata una pratica limitrofa allo stalking, è stato rispondere a un suo timido messaggio sul social. Clamoroso errore.

In media, la codifica nella testa del maschio caucasico, di un vostro replay su fb o twitter, è questa: “Lei ci sta”. Avrei dovuto saperlo, dopo lo spiacevole episodio del becchino analfabeta digitale che, per il solo possesso d'una mia mail, pensava che la cosa potesse traslitterarsi tra le lenzuola.

Ma la donna barbaricina (cioè io) è testarda come un blocco di granito sardo, anche contro l'evidenza.

La lusinga, dunque, si protrae per qualsivoglia stupidata postiate sui vostri account. Dall'ultimo scambio con l'augusta madre, alla denuncia di un luttuoso fatto di cronaca, alla chiosa di un nuovo, brillante provvedimento del governo. In entrambi le casistiche, lui c'è. O con un “mi piace” o con un intervento mediamente imbecille o con una patetica provocazione che solleciti la vostra replica piccata.

Il corteggiamento digitale si perpetua nel reale quando – è un professionista che lavora per un'istituzione pubblica – vi incontra per offrirvi un caffé, con la promessa di fornirvi informazioni preziose. E qui, sul terreno reale, dietro alla famigerata tazzina fumante, si consuma il suo sesquipedale autogoal. A parte che detesto questa prassi tutta milanese di rompere il ghiaccio col caffé. A me sembra l'approccio vigliacco di chi non ha sufficiente coraggio di invitarvi all'imbrunire a consumare un drink mediamente alcolico. Ma tant'è. Orami la pratica ha preso piede e io mi rassegno ai tempi.

Dunque, mentre l'evidenza che non vi fosse alcuna informazione utile a rendere sensate le sue chiacchiere mi si palesava tristemente, la furibonda consapevolezza d'aver perso tempo si è dissolta quando, con sguardo ammiccante, lui s'è congedato così: “Comunque ti leggo sempre su Linkiesta. Sei bravissima”.

La mia perfidia ha avuto giusto il tempo necessario a prendere la rincorsa per affondare con più violenza il colpo: “Veramente scrivo da un anno su Panorama”.

Mentre contavo le sfumature cromatiche sul suo volto paonazzo d'imbarazzo - che tartagliava comiche spiegazioni che neanche mio nipote di tre anni - m'ha colto un'illuminazione.  Anziché accollare a me l'onere di scovare una subdola forma di corteggiatoricidio, dovrei forse rilassarmi e lasciar fare a loro: l'autosiluramento ne falcidia più del napalm.

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Paola Bacchiddu