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(Ansa)
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Contro la Dad, senza se e senza ma

Le discussioni sulla riapertura della scuola causa contagi sono assurde. I danni della didattica a distanza sono già stati pesanti. Vogliamo davvero rovinare una generazione di ragazzi?

Politici di ogni fazione, scienziati e virologi, opinionisti e associazionismo. C’è un argomento che, neanche troppo incredibilmente, mette d’accordo tutti. Ed è il fatto che la Didattica a Distanza ha avuto delle conseguente drammatiche e pericolose per i nostri figli.

Conseguenze devastanti che, però, forse trovano un solo ed unico interlocutore cieco. Il Governo. L’Esecutivo, infatti, ha sorprendentemente varato nuove misure che condannano centinaia di migliaia di bambini e adolescenti a ritornare nell’inferno della DAD di massa insieme ai loro insegnanti e alle loro famiglie, nonostante l’ormai altissimo tasso di vaccinazione di adulti e anziani, dunque docenti, genitori e nonni.

Per questo l’associazione onlus Pro Vita & Famiglia, da anni impegnata nel settore scolastico ed educativo, ha lanciato una petizione (link: https://www.provitaefamiglia.it/petizione/mai-piu-la-dad-basta-sacrificare-i-diritti-la-salute-dei-nostri-figli) per chiedere l’immediato stop ad una Dad indiscriminata. Nel periodo storico che forse più di ogni altro contrappone costantemente fazioni pro e contro qualsiasi cosa, la Dad è – forse più del Covid stesso – il nemico comune da combattere in ambito scolastico e ciò si può fare solo con regole più sensate e mirate, che prevedano la Didattica a Distanza solo ed esclusivamente per i positivi e stiano al fianco delle scuole garantendo i tamponi gratuiti per i ragazzi delle classi direttamente interessate.

I drammi scaturiti dalle scuole chiuse per mesi, infatti, non sono da sottovalutare e soprattutto non è comprensibile come possano essere favoriti da un ritorno ad una Dad per tutti. Oltre ad una maggiore analfabetizzazione e all’aumento dell’abbandono scolastico, infatti, medici specialisti e ospedali da ormai due anni denunciano costantemente lo spaventoso aumento nei nostri giovani e giovanissimi di episodi di ansia, depressione, disturbi psichici, alimentari e cognitivi, oltre che casi sempre più frequenti autolesionismo e, addirittura, istinti suicidari.

Le norme varate dal Governo, però, vanno nella direzione esattamente opposto a limitare questa eventualità, ma anzi sembrano quasi favorire una Didattica da casa che alla fine arriverà a colpire chiunque. Il protocollo, infatti, contiene dettagli che non tengono conto della salute psicofisica dei giovani e neanche del sacrosanto diritto allo studio, garantito anche e soprattutto con una corretta e sana continuità didattica in presenza. Una didattica calpestata con un solo caso positivo all’asilo, con soli due casi in un’aula di scuola elementare e soli tre casi positivi se parliamo di medie e licei. Anzi no. Perché nel mare magnum dei numeri che sembrano buttati lì, la Dad parte per le classi degli Istituti Superiori già a due casi, se gli studenti coinvolti non hanno iniziato o finito il ciclo vaccinale.

C’è poi un altro elemento di incognita, o meglio di incoerenza, in questa volontà di destinare tutti alla Dad. Ovvero l’enorme differenza nel trattamento degli studenti a scuola e di qualsiasi altra persona in Italia che viene a contatto con un positivo al Covid-19. Un bambino, infatti, sarà costretto alla Dad con un paio di casi all’interno della sua classe, nonostante distanziamento, mascherine e finestre spalancate. Qualsiasi altra persona, che invece – in quanto convivente, marito, moglie, fratello, sorella – abita con una persona positiva, ed è dunque il famoso “contatto stretto”, non è più costretta alla quarantena obbligatoria. Ci si chiede, quindi, il perché di questa disparita di trattamento.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nell’ultima conferenza stampa tenuta proprio nel giorno di riapertura delle scuole, lo scorso 10 gennaio, ha sottolineato – alla domanda di un giornalista – proprio l’insensatezza di chiudere le scuole o posticipare la loro riapertura. Una risposta che, però, è stata una contraddizione in termini (e in numeri, potremmo dire) proprio delle regole varate dal suo stesso Governo. Draghi ha – giustamente – sottolineato che sarebbe inutile non far andare i ragazzi a scuola a mattina se poi gli stessi giovani rischiano il contagio uscendo con gli amici, incontrando i genitori che stanno fuori tutto il giorno, andando al ristorante e così via. Allora perché condannare quegli stessi giovani a stare ugualmente a casa con delle norme che vanno nella direzione opposto alla riapertura delle scuole?

Forse, nel caos dei contagi in aumento e delle regole fatte “all’italiana”, le soluzioni possono essere più semplici di quanto si pensi. La quarantena (quindi con Dad) per i soli positivi; tamponi gratuiti per le classi interessate, sistemi di areazione e ricambio dell’aria, aumento del trasporto pubblico per gli studenti e strutture pubbliche per ovviare alle “classi pollaio”, vanno in questa direzione. Quella della salute dei nostri figli e del diritto alla loro educazione.

di Jacopo Coghe

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