Le rivolte più famose degli afroamericani
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Le rivolte più famose degli afroamericani

I fatti di Ferguson sono gli ultimi di una lunga serie di sollevazioni che hanno visto come protagonisti i discendenti degli schiavi

La questione razziale, sempre sottotraccia, mai scomparsa, è riesplosa negli Stati Uniti. Ma i tumulti di Ferguson, riaccesi dalla sentenza di assoluzione dell'agente che il 9 agosto ha ucciso il 18enne Michael Brown, sono gli ultimi di una lunga serie di rivolte che hanno attraversato la storia americana.

L'ultimo caso, solo qualche mese fa, quando la guardia giurata George Zimmerman,  responsabile della morte del diciasettenne afroamericano Trayvon Martin nel 2012 a Sanford, in Florida, fu giudicata non colpevole, scatenando la rabbia della comunità nera. Come Brown, Trayvon era disarmato, innocuo, adolescente e soprattutto nero. Per lui scese in campo persino Barack Obama, che si fece portavoce dei sentimenti dei neri d'America e disse una frase che un presidente degli Stati Uniti diverso da lui non avrebbe mai potuto dire: disse che Trayvon poteva essere suo figlio.

Ferguson: perché il poliziotto che ha ucciso Michael Brown non è colpevole

1) Harlem, 1935
La vicenda sembrerebbe banale se non fosse che questa, per gli storici, è la prima rivolta razziale moderna negli Usa. Tutto inizia il pomeriggio del 19 marzo, quando un impiegato dei grandi magazzini Kress Five and Ten store, davanti al Teatro Apollo, sulla 125°Strada, ferma un ragazzino di 12 anni, nero di origine portoricana: Lino Ravera. Lo sorprende mentre ruba un coltellino da tasca dal valore di 10 centesimi di dollaro. L'uomo minaccia di portare Lino nei sotterranei e di picchiarlo a sangue se lo rivede nel negozio, il ragazzo allora gli morde una mano, e gli altri commessi chiamano la polizia. Una piccola folla si è radunata per vedere quello che sta accadendo. Una donna inizia a urlare che il ragazzo è stato picchiato. Pensa che sia stato così perché vede il sangue sulla mano dell'impiegato, quello che è uscito dopo il morso di Lino. Da quel momento si diffonde la voce nel quartiere che un ragazzino nero è stato picchiato a morte. A sera, un gruppo di giovani dimostra davanti a Kress Five and Ten store. Ci sono i primi danneggiamenti, che poi si estenderanno a tutti i negozi dei bianchi della zona. Intervengono le forze dell'ordine. La rivolta si spegnerà il giorno dopo. I morti saranno tre, decine i feriti, milioni di dollari di danni. Il sindaco Fiorello La Guardia fu costretto a diffondere foto in cui si vedeva Lino Ravera vivo e vegeto per convincere i rivoltosi che non fosse morto. La Guardia istituì anche una commissione per comprendere le ragioni della ribellione. Ingiustizia, discriminazione razziale sui luoghi di lavoro e da parte della polizia furono i motivi che emersero. 

2) Filadelfia, 1964
Anche questa ha un primato: è una delle prime dell'Era dei Diritti Civili. E nasce da un diverbio stradale. Nell'estate di quell'anno, la tensione è alle stelle in città. I giornali della comunità afroamericana tutti i giorni denunciano atti di prevaricazione da parte dei poliziotti bianchi. La rabbia monta. Nel seguire la sua politica di "consenso e simpatia", il Dipartimento di Polizia decide di mandare pattuglie miste nei quartieri a maggioranza nera. un poliziotto nero affiancherà uno bianco, tanto per far capire che non ci sono distinzioni. Il 28 agosto due agenti Robert Wells (nero) e John Hoff (bianco) si trovano davanti a Odessa Bradford, una donna nera, che è bloccata nella sua macchina in panne nel traffico sulla Columbia Avenue. La primaria offerta di aiuto si trasforma in una discussione quando la donna si rifiuta di uscire dalla sua auto e nella miccia che farà scoppiare l'incendio quando i due poliziotti tentato di portarla via a forza dall'abitacolo. Si diffonde la voce che due agenti hanno picchiato una donna nera incinta. Alla sera sono decine i roghi dei negozi dei bianchi. Per un miracolo, non ci saranno morti, ma più di 300 feriti e quasi 700 arresti. 

3) Watts, 1965
Per una settimana questo sobborgo di Los Angeles venne messo a ferro e fuoco. La più violenta e sanguinosa rivolta, seconda solo a quella che scoppierà quasi trent'anni dopo nella stessa città californiana. La scintilla, anche in questo caso, fu un controllo della polizia nei confronti di un nero, accusato di guidare sotto l'effetto di stupefacenti, che ben presto si trasformò in uno scontro fisico con gli agenti. Una donna rimase coinvolta, e anche in questo caso le fiamme vennero alimentate dalla false voci che una giovane nera incinta era stata picchiata brutalmente dalla polizia. Watts era una delle poche zone in cui ai neri era permesso vivere e da tempo la comunità locale si lamentava della politica aggressiva della polizia nei confronti degli adolescenti afroamericani. Per fermare la rivolta, fu necessario l'intervento della Guardia Nazionale. Quasi 6000 tra soldati e poliziotti affrontarono la rabbia di 35.000 persone. Dall'11 al 17 agosto ci furono 34 morti, più di mille feriti, più di tremila arresti, e 40 milioni di dollari di danni. Anche in questo caso ci fu un'inchiesta sulle cause sociali della rivolta. I risultati erano la fotocopia di quelli prodotti nel 1935 dalla commissione che nacque dopo la rivolta di Harlem: segregazione razziale, povertà, ingiustizie erano alla base dell'estate di sangue di Watts

4) Detroit, 1967
Con i suoi 43 morti (una decina i bianchi, il resto neri), la rivolta di Detroit si pone al terzo posto nelle speciale classifica delle rivolte più sanguinose nella storia degli Usa, dopo quella di New York durante la Guerra Civile (ricordate il film Gangs of New York?) e dopo quella di Los Angeles del 1992. In quegli anni, nonostante il governo federale avesse speso molti milioni di dollari per finanziare i programmi sociali della Great Society di Lyndon Johnson, e nonostante in città fosse sorta nel corso degli anni una classe media nera, a volte agiata e aperta alle professioni, la maggior parte della popolazione afroamericana di Detroit viveva in una condizione di povertà e di marginalità sociale. La frustrazione era a livelli molto alti. Esplose quando la polizia fece irruzione in un locale senza licenza dove un'ottantina di persone stavano festeggiando il ritorno di due veterani dal Vietnam. Tutti i partecipanti alla festa (la stragrande maggioranza neri) furono arrestati. La folla che si era radunata fuori dallo stabile iniziò a tirare bottiglie contro le macchine della polizia. Fu il segnale. Dal 23 al 27 luglio, la città fu in balia delle violenze. Il governatore del Michigan, George Romney, il padre di Mitt, il candidato repubblicano alla casa Bianca lo scorso anno, fece intervenire la Guardia Nazionale: il presidente Lydon Johnson inviò l'esercito. Oltre alle decine di morti, la rivolta provocò quasi 2000 feriti, più di 7000 arresti e la distruzione di 2000 edifici. Furono enormi le perdite economiche. Molti investitori lasciarono la città per non tornarci mai più.

5) Dopo la morte di Martin Luther King, 1968
Il sindaco di New York John Lindsay andò subito ad Harlem per dare la sua solidarietà alla comunità afroamericana; Robert Kennedy tenne un discorso a Indianapolis; James Brown cantò al suo concerto a Boston: questi tre fatti evitarono che la rivolta dilagasse anche in queste tre città dopo che il 4 aprile si sparse la notizia che Martin Luther King era stato ucciso. Ma così non avvenne in altre decine di città americane. I neri espressero la loro rabbia per l'assassinio del paladino dei diritti civili. Le violenze andarono avanti per quattro o cinque giorni, dalla costa est a quella ovest. Ci furono numerosi morti, decine di feriti. L'esercito e la Guardia Civile furono utilizzate a Washington, a Kansas City, a Baltimora, a Chicago. Le jeep e le autoblindo erano per le strade. L'America sembrava un paese in guerra. Il presidente Lyndon Johnson disse di non essere stato certo sorpreso da quell'esplosione di violenza. Che costrinse il Congresso ad accelerare l'approvazione del Civil Rights Act.

6) La rivolta dei neri della Kitty Hawk, 1972
Un vero e proprio ammutinamento. Per questioni razziali. Duecento marinai neri della Uss Kitty Hawk, una delle prestigiose portaerei della flotta navale americana, quella notte dell'11 ottobre del 1972 si ribellarono contro i loro ufficiali, accusati di voler imporre un regime apertamente razzista sull'imbarcazione. La nave si trovava al largo delle coste del Vietnam, impegnata in una operazione di guerra, ma per i rivoltosi, i nemici erano a bordo. Ci furono violenti risse per ore e ore, tra marinai bianchi e marinai neri. Il comandante della portaerei riuscì a convincerli a ritornare ai loro posti poche ore prima che iniziasse l'operazione bellica a cui la nave era stata assegnata. La notizia della rivolta fu data dal New York Times. Alcuni marinai poi vennero puniti dalla corte marziale

7) Miami, 1980
Stessa scena di qualche anno dopo. Con un particolare diverso (di non poco conto, la vita o la morte di una persona), ma con lo stesso epilogo: la violenza. Qui siamo in Florida, là sarà invece Los Angeles. Qui, una pattuglia di polizia insegue un automobilista nero, lo ferma e il controllo si trasforma in uno scontro. L'uomo viene picchiato e muore in seguito alle ferite. Là, invece Rodney King se la caverà. Ma nessuno, in entrambi i casi, riuscirà a fermare la rabbia dei neri. Aveva 33 anni, Arthur McDuffie, quando venne ucciso. Qualche mese dopo, il tribunale decise che non c'erano agenti colpevoli. Fuori dall'aula, 5000 persone aspettavano giustizia: quando arrivò l'assoluzione, scoppiò la rivolta. Che iniziò a Overtown per poi trasferirsi nel centro di Miami. Nelle prime ore ci furono 3 vittime. Il giorno dopo, i morti erano diventati 12. Arrivò la Guardia Nazionale e venne imposto il coprifuoco. Nella città venne decretato lo stato d'emergenza.

8) Los Angeles, 1992
Le sotterranee tensioni sociali degli anni'80 esplodono nel secondo anno del nuovo decennio in California, quando una tribunale giudica non colpevoli gli agenti di polizia che hanno fermato e picchiato a sangue Rodney King, un automobilista.  Per sei giorni, la città della California è teatro di scontri e violenze. I morti saranno 53 e migliaia i feriti. le televisioni locali e nazionali riprenderanno dal vivo le scene da girone infernale. I camion guidati dai bianchi bloccati sulla strada da decine di neri, il guidatore fatto scendere a forza e linciato. Stessa sorte toccherà ad automobilisti e motociclisti che si avventura nelle strade della città in fiamme. Rodney King cercherà di fermare la rivolta con un appello che per lo più rimarrà inascoltato. Dopo le sue parole "Ragazzi, non possiamo andare avanti così", le violenze proseguono. La battaglia sarà anche inter-etnica. I latinos saranno accanto agli afroamericani, mentre i coreani e gli asiatici cercheranno di difendersi e di difendere le loro proprietà. L'esercito metterà fine alla rivolta. più di 4000 saranno gli edifici danneggiati o distrutti. 

9) Sant Petersburg, 1997
La stessa causa, ma con un minore effetto. E'la rivolta in Florida qualche anno dopo Los Angeles. Un controllo di polizia, un automobilista morto. Il copione è sempre lo stesso. Ma, la tragica lezione di cinque anni prima, forse, è stata imparata. L'impatto della violenza è minore, la reazione anche. Giovani afroamericani dimostrano tutta la notte, lanciano bottiglie contro le macchine della polizia. Viene esploso anche qualche colpo di pistola, ma nessuno è ferito seriamente e nessuno perde la testa. La rivolta terminerà dopo qualche ora. Sarà significativa perché la prima degna di rilievo dopo quella di Los Angeles.

10) Cincinnati, 2001
Le statistiche erano chiare: tra il 1995 e il 2001, almeno una quindicina di uomini neri sotto i 40 anni erano morti mentre si trovavano nella custodia della polizia. In città c'era già un clima emotivo a causa di un paio di processi che riguardavano casi analoghi, quando arrivò la notizia della morte di Timothy Thomas, un giovane che la polizia aveva fermato almeno una dozzina di volte nell'ultimo anno. L'ultimo controllo era stato fatale. L'agente spiegherà più tardi di avere reagito a quella che gli apparve come una mossa aggressiva da parte del ragazzo. il giorno dopo, la madre di Timothy e una paio di centinaia di persone interrompono i lavori del consiglio comunale per protesta. In strada, ci sono già manifestazioni. E quando venne dato ordine ai poliziotti di disperderle con i gas lacrimogeni, la rivolta ha inizio ufficialmente. Da allora e per tutta la notte, saccheggi e danneggiamenti si alternano agli attacchi alle pattuglie di polizia. Gli incidenti vanno avanti tre notti e finiscono solo quando venne imposto il coprifuoco.

La rivolta di Ferguson

EPA/ALEXEY FURMAN
Gli scontri tra polizia e manifestanti per il caso Ferguson - 24 novembre 2014

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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