Renzi - sindacati, quale futuro?
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Renzi - sindacati, quale futuro?

Il premier chiude alle parti sociali invitandole a tornare nelle fabbriche. Loro rimandano al mittente le provocazioni e studiano una strategia comune

Renzi non tratta con i sindacati. Sembra una notizia, ma non lo è. Perchè il Premier non tratta neppure con il suo partito, figurarsi con un corpo esterno che fin dalla sua corsa alle primarie del Pd gli ha sempre remato contro. La velocità di Renzi è l'emblema dell'autosufficienza dell'uomo solo al comando e chi ieri si è seduto al tavolo del Ministero del Lavoro giura che i ministri erano in una situazione imbarazzante, incapaci persino di stabilire autonomamente un nuovo appuntamento. Insomma, un incontro contentino del quale i sindacalisti avrebbero fatto volentieri a meno.

Però c'è chi come CarmeloBarbagallo, Segretario aggiunto della Uil, rispedisce al mittente l'invito di Renzi ai sindacati di tornare a contrattare con gli imprenditori. "Lui forse si è scordato che è il primo imprenditore d'Italia, che da lui dipende tutto il pubblico impiego che da sei anni attende un rinnovo contrattuale. Su questo dovrà sedersi al tavolo con noi". Il sindacato lascia aperto ancora qualche spiraglio di fiducia per il futuro, contrariamente alla Cgil che sta affrontando questa situazione a muso duro.

A breve i sindacati si incontreranno per mettere insieme una strategia unitaria seppur partendo da posizioni diverse. Anche se a giudicare dai commenti a caldo sull'incontro con i ministri, i sindacati partono da posizioni diverse che difficilmente sfoceranno in uno sciopero unitario. Molto dipenderà dall'atteggiamento del governo e dall'efficacia di moral suasion che le parti sociali opereranno verso i propri parlamentari per la battaglia in commissione necessaria a aggiustare le storture della legge di stabilità. Suggerimenti che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha detto prenderà in considerazione lasciando però la promessa insoddisfatta.


Renzi si è scordato che è il primo imprenditore d'Italia, che da lui dipende tutto il pubblico impiego che da sei anni attende un rinnovo contrattuale. Dovrà sedersi al tavolo con noi

La battaglia si sposta in Parlamento

La Cgil che ha portato in piazza un milione di persone è quella più critica verso l'atteggiamento di Matteo Renzi e il suo governo, tanto da aver già annunciato uno sciopero generale. Nelle prossime settimane si alzerà la tensione fuori e dentro le aule parlamentari, dove molti esponenti del Pd vengono direttamente dalla Cgil e difficilmente si schiereranno totalmente contro le proposte del sindacato e di quella parte dell'elettorato che sabato era in piazza. E dove i toni aspri usati da Renzi non fanno che aggiungere benzina sul fuoco delle incomprensioni.

Proprio sulla legge di stabilità, infatti, rischia di consumarsi lo scontro finale all'interno del Pd. Riproponendo a livello parlamentare quella contrapposizione tra piazza e Leopolda che ha inaugurato l'autunno caldo degli scioperi e della contestazione. Secondo i sindacati, la velocità con cui si muove Renzi e la sua comunicazione basata tutta su spot finisce per eliminare alla radice il confronto con i corpi intermedi della discussione, dimenticando che l'obiettivo comune è quello di concordare obiettivi comuni per uscire da una delle crisi più durature e drammatiche degli ultimi anni.


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Sara Dellabella