Luigi Di Maio
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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Movimento 5 Stelle: dal Vaffa al partito di Di Maio (e di governo)

Con il governo Conte, viene messo sotto il tappeto il carattere protestatario della formazione creata da Beppe Grillo. Il capo politico ha un potere quasi assoluto e si appresta a sedare il dissenso interno regalando un po' di poltrone

Il primo giugno 2018 in Italia è nato il primo governo anti-sistema d’Europa. Marine Le Pen e Vladimir Putin festeggiano e il resto dell’establishment europeo è in preda a una crisi di nervi, neppure tanto nascosta.

Dal Vaffa Day al giuramento sulla Costituzione, si è conclusa la parabola del Movimento che da protesta è diventato partito di governo. Oggi si riannoda il filo della storia democratica di questo Paese, che vede condividere la guida del governo il M5S, con un altro partito, la Lega Nord che nel 1992 approdò in Parlamento in piena Tangentopoli al grido di “Roma ladrona”.

Testimoni di epoche diverse, ma dello stesso rifiuto verso una classe politica che appare sempre più rivolta ripiegata su se stessa e incapace di interpretare il disagio del Paese.

Da oggi la musica cambia anche per i contestatori. In questa prova di governo a giocarsi l'osso del collo è  soprattutto il Movimento 5 stelle, che da apriscatole diventa scatoletta.

Giggino piglia tutto

A preoccupare è soprattutto la figura di Luigi Di Maio che appare sempre più come l’asse pigliatutto dei grillini. Capo politico, vice presidente del Consiglio, Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e con i fedelissimi piazzati in altri posti chiave. A piantonare Palazzo Chigi, resta Rocco Casalino indicato come futuro portavoce del presidente del Consiglio,  Giuseppe Conte, così da poter controllare ogni uscita pubblica e ogni nota stampa in maniera rigorosa.

Già dalla modifica dello Statuto era chiaro che il Movimento da formazione orizzontale dove "uno vale uno" si stava trasformando in ben altro. Poche figure apicali in diretto contatto con Grillo Casaleggio e un esercito di perfetti sconosciuti funzionali al sogno che chiunque in Italia possa fare qualsiasi cosa, anche senza alcuna competenza.

Il malcontento degli esclusi

Così in queste settimane anche all’interno dei gruppi pentastellati è cresciuto il malcontento e non è difficile immaginare che una volta iniziati i lavori parlamentari saranno diverse le migrazioni verso il gruppo misto.

In una delle ultime riunioni, per contenere il potere dilagante di Luigi Di Maio è stata proposta l’istituzione di un Comitato dei 40, una sorta di ufficio politico allargato con la funzione di stimolo e controllo dell’azione di governo. Una proposta che mostra già il primo malumore di chi è rimasto fuori dalle stanze decisionali e che rischia di passare la legislatura come schiaccia-bottoni senza facoltà alcuna di intervento. Un Comitato che potrebbe tenere unito anche chi vede questa unione con i leghisti un tradimento alla politica della "purezza" da sempre invocata dai grillini più ortodossi.

D’altronde è noto che Luigi Di Maio rappresenta da sempre la parte più moderata del Movimento, mentre Alessandro Di Battista è la faccia della piazza insieme a Roberto Fico e oggi spetta al capo politico trovare un collante buono a tenere insieme tutti.

Così la strada per calmare i peones da che è mondo è sempre la stessa: la poltrona. E di poltrone tra sottosegretari, presidenti e vicepresidenti di commissione ce ne sono parecchie da occupare, senza contare quelle dei consigli di amministrazione di società a partecipazione pubblica in scadenza. Tra le più ambite quelle del cda della Rai dove i partiti mostrano sempre gli appetiti più famelici, pur di controllare l’informazione di Stato.

Ha ragione Di Maio è iniziata la Terza Repubblica dove a governare è la popolocrazia di signor Nessuno, con un premier semi sconosciuto piantonato da due leader di peso.

Per la prima volta due ministri hanno nominato il primo ministro. Si completa così il ribaltamento delle prassi istituzionali, il giorno della nascita del governo Conte.

A proposito domani è il 2 giugno, la prima festa della Repubblica della democrazia diretta. Auguri a tutti.

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Sara Dellabella