Beppe Sala
(Ansa)
Politica

Milano ha mille problemi ma Sala pensa all'Ambrogino d'Oro per Andrea Pucci

Le inondazioni del Seveso, la sicurezza, il futuro di San Siro, il traffico ma il primo cittadino si preoccupa di frenare l'onoreficenza per il comico «troppo di destra»

Non è un bel periodo per Milano; nelle ultime settimane la città che dovrebbe essere internazionale, moderna, cosmopolita è finita al centro delle cronache per motivi meno nobili. Prima il Seveso ha trasformato il quartiere Isola in un’isola vera e propria con acqua dappertutto. Poi la serie ormai infinita di denunce di vip e di gente comune sui rischi per la sicurezza; che siano rapine, furti, tentati stupri ed aggressioni poco cambia. Ormai sono tutti convinti che Milano non è un luogo sicuro, centro compreso. Aggiungiamo poi gli aumenti dei prezzi per chi viaggia in auto nell’Area C, il progetto di toglierle del tutto in alcune zone ed il fatto che la città sia troppo cara per chi non è un miliardario (figuratevi per un giovane) ed il quadro è completo.

Una brutta aria esemplificata dalla tensione del suo primo cittadino. Beppe Sala è nervoso, in questi giorni per un motivo «centrale»: l’Ambrogino d’Oro ad Andrea Pucci. Sembra uno scherzo ma è così.

Il primo cittadino si è schierato contro l’onorificenza più prestigiosa dei meneghini per il famoso comico, per un motivo molto semplice: è di destra, anzi, peggio, ha in se due delle caratteristiche principali di ogni individuo di destra: è sessista ed omofobo. Sessita per un post social sul look di Elly Schlein; omofobo per aver ironizzato sull’omosessualità di Tommaso Zorzi. Non solo; l’altra colpa di Pucci è di essere stato sponsorizzato dai partiti dell’opposizione (a Milano il centrodestra non governa). Ovviamente sui social c’è chi ha detto altro definendo Pucci un comico «scarso, che va solo su Mediaset».

L’assurdità della polemica si commenta da sola. Da sempre a Milano i partiti segnalano i propri candidati, più o meno vicini. Ma il veto per un protagonista del mondo dello spettacolo che, piaccia o no, riempie teatri da nord a sud, piace ai giovani e porta in giro la «milanesità» ridendo dei suoi pregi e difetti è davvero assurdo. Ma è ancora più assurdo che questa cosa diventi centrale nel dibattito politico cittadino e nazionale.

Sala dovrebbe occuparsi delle altre grandi e serie cose che non vanno in quella che è la sua città dal 2016. Ma è nervoso, come se fosse già cominciata la campagna elettorale. Giorni fa se l’era presa con la nomina di Geronimo La Russa nel cda del teatro Piccolo, di Milano, uno dei simboli culturali del capoluogo lombardo. Parlando di questo con la stampa aveva spiegato che «finché c’è Beppe Sala che fa da parafulmine dell’universo mondo si va avanti ma in politica la cosa più importante è vincere. Se non si vince poi succede quello che stiamo vedendo. Perché è chiaro che nel paese c’è un’occupazione da parte del centrodestra destra di tutti i ruoli…».

Si, occupazione di tutti i ruoli, di tutte le poltrone e persino di tutti i premi, compreso l’Ambrogino d’Oro.

Non sappiamo come finirà la polemica ma, bisogna essere onesti, questa volta Sala ci ha fatto ridere più di Pucci il tutto poche settimane dopo l’apparizione nel video lancio dell’ultima canzone dei Club Dogo che, diciamo, non ha convinto la critica per l’interpretazione. Ma questo è: Milano non sta bene, ed il suo sindaco pensa ad altro.

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Andrea Soglio