Conferenza clima Katowice
EPA/MAREK ZIMNY POLAND OUT
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Clima: Nazioni (dis)Unite a Katowice

30mila delegati hanno discusso di emergenza climatica cercando soluzione che nessuno applicherà

Il clima è malato? Sì, ma anche i dottori non stanno tanto bene. Nel disinteresse generale si sta svolgendo, infatti, a Katowice, in Polonia, Cop 24, la conferenza mondiale organizzata dalle Nazioni unite, che nelle intenzioni dovrebbe contribuire a salvare il pianeta. E che invece, al massimo, salverà il conto in banca di qualcuno degli esperti chiamati a sdottoreggiare. Inutilmente, per altro, come si sapeva già ancor prima di cominciare.
Eppure si tratta, come sempre quando c’è in ballo l’Onu, di un ritrovo in grande stile. Pensate che i delegati sono 30 mila. Proprio così: 30 mila. In pratica due volte l’intera città di Urbino. Per ospitarli è stata costruita una struttura di 40 mila metri quadrati, quattro volte il Duomo di Milano, con tunnel e collegamenti che sembra di stare in una base spaziale. Per metterla su ci hanno lavorato 200 operai per 60 giorni: ci sono 25 sale riunioni, due sale per le conferenze stampa, 160 spazi espositivi, più svariate sale per eventi collaterali e «Action hub», che non so cosa voglia dire ma fa molto chic.

Tutto questo po’ po’ di roba a che cosa servirà? A nulla, come si diceva. Per prima cosa, infatti, al vertice ci sono 30 mila delegati ma mancano le persone che contano. Non c’è Donald Trump, non c’è Vladimir Putin, non ci sono Angela Merkel e Emmanuel Macron. Che cosa si può decidere davvero senza di loro? Ma se anche si dovesse mai trovare l’accordo su qualche formula magica per salvare il pianeta, ebbene, bisogna sapere che: a) l’adesione è volontaria, nel senso che ogni Stato può decidere se accettare o no; b) non esiste un organo di controllo per verificare se chi ha aderito mantiene gli impegni o no, ma vale l’autocertificazione; e c) in ogni caso per chi non mantiene gli impegni non sono previste sanzioni. Non è meraviglioso? Quindi anche nel caso che il governo di un Paese, dopo aver volontariamente aderito, impazzisse più del clima e si autodenunciasse («Non ho fatto quello che avevo promesso, dovete punirmi»), nessuno saprebbe né potrebbe farlo.
Ricapitoliamo? Per difendere il pianeta dalle emissioni dannose viene organizzato un mega-summit, a cui partecipano 30 mila delegati, ma non quelli che potrebbero eventualmente prendere decisioni. E in ogni caso le decisioni sarebbero inapplicabili. Se davvero, come hanno detto in apertura di lavori «Katowice è l’ultima chiamata per salvare la Terra», beh, conviene al più presto comprare un biglietto destinazione Marte, non vi pare?

Per fortuna tutte le precedenti previsioni sulla fine del mondo sono risultate un tantinello esagerate. «La specie umana sarà estinta entro il 2010», dicevano per esempio quelli del Club di Roma nel 1973. «Saremo sommersi da una nuova era glaciale», paventavano quelli del summit di Chamonix nello stesso anno. Mentre due anni dopo Newsweek annunciava «The cooling world», il mondo in raffreddamento, con toni apocalittici. Anche quest’ultima chiamata, per fortuna, sarà almeno la penultima. Forse anche la terzultima. Però, ecco, che il clima stia cambiando è drammaticamente vero, i fenomeni estremi li viviamo tutti, anche sulla nostra pelle. E allora: non si potrebbe fare qualcosa di più serio di questi maxi raduni targati Onu?

Il Cop 24 è stato organizzato a Katowice, nel cuore dell’Europa carbonifera. Che, a dirla tutta, è un po’ come organizzare il festival dei vegani in una macelleria. E il padrone di casa, il presidente della Polonia, Andrzej Duda, per prima cosa ha chiarito che non ha nessuna intenzione di rinunciare al carbone. Ottimo no? Inoltre è stato calcolato che in 12 giorni di summit (dal 2 al 14 dicembre) a Katowice vengono prodotte 55 mila tonnellate di Co2, cioè proprio del gas che dovremmo eliminare, con un costo ambientale superiore ai 12 milioni di dollari. Soltanto il servizio di catering, pranzi e cene per i 30 mila delegati, produce 4 mila tonnellate di Co2. E allora, alla fine, tra un brindisi e un vernissage dei 30 mila delegati, viene il sospetto che un vero contributo al miglioramento del clima questi baracconi planetari lo potrebbero dare davvero. Ma solo in un modo: sparendo. n
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Mario Giordano

(Alessandria, 1966). Ha incominciato a denunciare scandali all'inizio della sua carriera (il primo libro s'intitolava Silenzio, si ruba) e non s'è ancora stancato. Purtroppo neppure gli altri si sono stancati di rubare. Ha diretto Studio Aperto, Il Giornale, l'all news di Mediaset Tgcom24 e ora il Tg4. Sposato, ha quattro figli che sono il miglior allenamento per questo giornale. Infatti ogni sera gli dicono: «Papà, dicci la verità». Provate voi a mentire.

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