Afghanistan, Iraq, Siria, Isis
(Ansa)
Politica

L'Isis è tornato a comandare

Afghanistan, Iraq, Siria, mentre il mondo è distratto dalla guerra in Ucraina il Califfato sta riprendendo forza e pericolosità

Come ha scritto la BBC lo scorso 2 luglio i Talebani hanno ordinato ai parrucchieri e ai saloni di bellezza in Afghanistan di chiudere le loro attività. Un portavoce del Ministero del vizio e della virtù ha detto che le aziende hanno tempo un mese dal 2 luglio scorso per obbedire alla direttiva. I Talebani hanno anche decretato che le donne debbano essere vestite in modo da mostrare solo i loro occhi e devono essere accompagnate da un parente maschio se viaggiano per più di 72 km.

La chiusura dei saloni di bellezza faceva parte di una vasta gamma di misure imposte dai Talebani quando erano al potere tra il 1996 e il 2001 ma hanno poi riaperto negli anni successivi all'invasione dell'Afghanistan guidata dagli Stati Uniti nel 2001e la nuova chiusura non è che l’ennesimo colpo inferto alla libertà delle donne, dopo che i vertici talebani hanno disposto l’allontanamento delle ragazze e delle donne adolescenti dalle aule scolastiche, dalle palestre e dai parchi, oltre ad avergli vietato persino di lavorare per le Nazioni Unite.

Il governo talebano non ha spiegato cosa ha spinto il divieto, o quali eventuali alternative sarebbero disponibili per le donne una volta chiusi i saloni, ma appare evidente che i Talebani totalmente isolati a livello politico internazionale e che vengono attaccati ogni giorni dai rivali dell’Isis-Khorasan (Isis-K) non abbiano alcun piano politico se non quello di concentrarsi ossesivamente sui corpi delle donne, visto che stanno cercando di eliminarle a ogni livello della vita pubblica.

A proposito dello scontro tra al-Qaeda, i Talebani e la rete Haqqani che hanno la stessa visione del mondo, gli stessi obiettivi e lo stesso approccio, alcune testate lo scorso 9 giugno hanno raccontato che il leader dell’Isis-K Sanaullah Ghafari, noto anche come Shahabul Muhajir e Shahab al- Muhajir, sarebbe stato eliminato in un'operazione condotta dalle forze speciali del regime ad interim afghano. Vero o falso? Anche il comando centrale degli Stati Uniti, che sovrintende alle operazioni militari statunitensi in Medio Oriente e nell'Asia meridionale, ha dichiarato di non essere in grado di confermare la morte di Ghafari: «CENTCOM è a conoscenza di rapporti secondo cui un leader dell'Isis-K è stato ucciso in Afghanistan all'inizio di questa settimana», aveva dichiarato a Voice of America (VOA) il maggiore John Moore che in una e-mail ha scritto: «Non abbiamo altro da fornire in questo momento». I funzionari dell'intelligence pakistana hanno confermato a VOA l'eliminazione del capo dell'Isis-K in Afghanistan in quelle che hanno descritto come «circostanze misteriose» salutando la circostanza come un «come un grande successo contro i gruppi terroristici che minacciano i due paesi».

A quasi un mese dalla presunta morte dell’emiro dell’Isis-K Sanaullah Ghafari, gli Stati Uniti mantengono intatta la taglia da 10 milioni dollari sulla sua testa come si legge sul sito Rewards for Justice: «Rewards for Justice offre una ricompensa fino a 10 milioni di dollari per informazioni sul leader dell'Isis-K Shahab al-Muhajir. Nel giugno 2020, la leadership centrale dell'Isis ha nominato al-Muhajir, noto anche come Sanaullah Ghafari, a capo dell'Isis-K, un'organizzazione terroristica straniera designata dagli Stati Uniti. Un comunicato dell'Isis che annunciava la sua nomina descriveva al-Muhajir come un leader militare esperto e uno dei «leoni urbani» dell'Isis-K a Kabul, coinvolto in operazioni di guerriglia e nella pianificazione di attacchi suicidi e complessi. Nato nel 1994 in Afghanistan, è responsabile dell'approvazione di tutte le operazioni dell'Isis-K in tutto l'Afghanistan e dell'organizzazione dei finanziamenti per condurre le operazioni». Un chiaro segnale che per gli americani Ghafari è ancora vivo e vegeto.

A proposito dei Talebani: non passa giorno che un membro del regime di Kabul affermi. «Non ci sono gruppi terroristici in Afghanistan. Non possono operare nel paese e noi non permettiamo loro di operare in Afghanistan», ma come visto con la morte del capo di al-Qaeda Ayman al-Zawahiri, ucciso da un drone della Cia il 31 luglio 2022 sul terrazzo dell’appartamento di Kabul dove viveva da qualche tempo con la famiglia, i Talebani mentono. In realtà nel rapporto pubblicato agli inizi del giugno scorso dal gruppo di monitoraggio del supporto analitico e delle sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si legge: «Con il patrocinio dei Talebani, i membri di al-Qaeda hanno ricevuto nomine e ruoli consultivi nelle strutture amministrative e di sicurezza talebane. Le relazioni tra i Talebani e al-Qaida restano forti e simbiotiche e circa 400 combattenti di al-Qaida sono in Afghanistan e si rilevano segnali che il gruppo terroristico sta ricostruendo la sua capacità operativa».

I Talebani hanno respinto il rapporto, definendolo «di parte e lontano dalla realtà» ma non hanno spiegato perché Qari Baryal che per più di 15 anni è stato in una lista speciale dei leader Talebani e di al-Qaeda dei più ricercati da Washington in Afghanistan perchè accusato di aver effettuato attentati dinamitardi e attacchi suicidi in tutto il paese nel novembre 2021, quindi due mesi dopo il ritiro delle forze USA e NATO dall'Afghanistan, è stato nominato governatore della provincia di Kabul. Mentre nel marzo 2022 è diventato governatore provinciale della provincia di Kapisa, a nord-est di Kabul. Ma non è il solo perchè nel rapporto si leggono i nomi del governatore del Nuristan Hafiz Muhammad Agha Hakeem e Tajmir Jawad, vicedirettore dell'intelligence dei Talebani entrambi affiliati ad al- Qaeda. Inoltre altri qaedisti hanno posizioni di livello nei ministeri afghani, uno su tutti è Sirajuddin Haqqani, ministro dell'Interno dell'emirato islamico afghano, capo dell'omonimo gruppo che fa parte dei Talebani e contemporaneamente, secondo l'ONU, l'intelligence americana e quella britannica, un membro di lunga data di al-Qaeda.

Nonostante le prove con una dichiarazione pubblicata su Twitter dal portavoce dei Talebani Zabihullah Mujahid, il gruppo insiste «sui suoi impegni e assicura che non vi è alcuna minaccia dal territorio dell'Afghanistan alla regione, ai vicini e ai paesi del mondo e non consente a nessuno di utilizzare il proprio territorio contro gli altri». Ma ormai a credere alle loro giustificazioni non resta più nessuno.

Bill Roggio, un membro anziano della Foundation for Defense of Democracies, ha dichiarato a VOA che nominando leader con «doppio cappello», quindi di al-Qaida e Talebani tra cui Baryal, (che ha ucciso le truppe americane) i Talebani stanno apertamente beffandosi del cosiddetto accordo di pace. Queste nomine dimostrano che i Talebani non sono preoccupati per la percezione della comunità internazionale», ha detto Roggio aggiungendo che «i Talebani hanno sempre mentito sui loro legami con al-Qaida e altri gruppi terroristici e le loro dichiarazioni sono prive di fondamento».

Secondo Bull Roggio e altri analisti della regione l'Afghanistan potrebbe tornare ad essere un centro di addestramento per il gruppo terroristico visto che qui hanno un rifugio sicuro e il sostegno dei Talebani. Sami Yousafzai, un giornalista che si occupa di Afghanistan da molti anni, ha detto a VOA che crede che i membri di al-Qaeda ora in Afghanistan siano principalmente arabi, con solo pochi membri Talebani afghani che si sono uniti per necessità. Altri esperti regionali ritengono che il lungo conflitto militare della regione tra i Talebani e le forze guidate dagli Stati Uniti abbiano creato alleanze tra i gruppi di milizie regionali difficilmente incasellabili. L'ex portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale dell'Afghanistan Rahmatullah Andar non ha dubbi: «I gruppi Talebani nei distretti ospitano membri di al- Qaida da più di 20 anni. Pertanto, è difficile separarli. Non solo con al-Qaida, ma anche con i Talebani pakistani».

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Stefano Piazza