La Cina e il business delle città clonate
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La Cina e il business delle città clonate

Anche Shanghai ha i suoi quartieri occidentali: italiani, francesi, ma anche svedesi e canadesi

La Cina copia, copia tanto, e tutto sommato lo fa anche abbastanza bene. Dal loro punto di vista, però, la Repubblica popolare si limita a "prendere spunto", per poi "integrare", "innovare" o "riadattare". Offrendo alla popolazione un prodotto non necessariamente migliore, ma senza dubbio più in linea con le esigenze locali. Anche quando si tratta di vacanze.

Abbiamo già scritto del primo esperimento (riuscito) di clonazione di villaggio : la riproduzione di Hallstatt, un borgo austriaco talmente bello da aver spinto l'Unesco ad inserirlo nell'elenco delle località da tutelare in quanto patrimonio dell'umanità, per la bellezza dei suoi chalet tradizionali in legno, il fascino delle antiche chiese e il panorama mozzafiato delle Alpi che si riflettono sul lago attorno al quale è stata costruito.

Per realizzare Hallstatt 2 nel Guangdong, riproducendo in maniera esatta ogni angolo del borgo originale, la Repubblica popolare ha speso circa un miliardo di dollari. Incentivi versati agli aspiranti abitanti inclusi, perché per ottenere la residenza è necessario impegnarsi a indossare abiti tirolesi, imparare qualche parole di tedesco, e a entrare in chiesa la domenica mattina.    

Ebbene, questo primo esperimento ha avuto un successo (e un ritorno economico) tale da aver convinto il Partito non solo a costruire altre copie, ma anche a sfruttare questi "spunti occidentali" che tanto piacciono ai cinesi nella ridefinizione dei piani regolatori per le grandi metropoli del paese. Tuttavia, mentre le prime restano cittadine prevalentemente disabitate se non dagli austriaci, italiani, o canadesi di turno, a seconda di dove si trova la versione originale, nelle seconde cominceranno presto a vivere milioni di persone, felici di trasferirsi nei nuovi quartieri etnici. E' il caso di Shanghai, dove il progetto "una metropoli, nove città" è ormai stato quasi del tutto completato.

I terreni agricoli della prima periferia della megalopoli sono stati riorganizzati seguendo un ambizioso progetto grazie al quale sono stati costruiti circa un milione di nuovi alloggi...che il governo sta vendendo ai nuovi ricchi, pubblicizzandoli come status symbol perfetti. Il motivo? Sono case costruite in quartieri chiamati Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Spagna, Svezia, Olanda e Canada. E non perché qualche dettaglio ricorda una piazza, una fontana, o un dettaglio di queste città così lontane, ma perché sono state ricostruite per assomigliarvi il più possibile.

E così mentre le copie diventano un business -l'ultima costruita è Thames Town , perché il numero di cinesi che le sceglie come mete turistiche continua ad aumentare, e sono gettonatissime anche per organizzare party a tema o servizi fotografici per il matrimonio, dando agli sposi la possibilità di millantare di aver girato il mondo prima delle nozze, anche le grandi città assumono caratteristiche sempre più europee. E piacciono. Moltissimo. 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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