I Rolling Stones conquistano Roma - La recensione del concerto
ANSA/CLAUDIO PERI
Musica

I Rolling Stones conquistano Roma - La recensione del concerto

In 70 mila al Circo Massimo per lo show più atteso dell'anno

Un coetaneo di Mick Jagger, perso tra la folla, che saltella cantando Can't get no satisfaction è soltanto una delle istantanee di una notte speciale. Gli Stones hanno conquistato Roma e lo hanno fatto piazzandosi nel cuore della città, a due passi dal Colosseo dentro l'arena naturale del Circo Massimo. 

Erano in settantamila a celebrare il cinquantaduesimo anno sul palco di Mick Jagger e Keith Richards. Un colpo d'occhio straordinario, qualcosa che certamente resterà per sempre nella memoria di chi c'era. Sul palco e tra la gente. L'inizio è forte con Jumpin' Jack Flash. Segue Let's spend the night together e l'atmosfera si scalda.

"Che posto meraviglioso" dice Jagger. Fioccano applausi. La celebrazione del mito è iniziata. Per due ore gli Stones rileggono se stessi e la loro storia. Puntando molto sul passato. 

Sono ottime le vibrazioni che si liberano durante Streets of love uno dei pochi brani recenti che se la gioca alla pari con i classici. C'è anche spazio per un'ovazione a Mick Taylor, il sostituto di Brian Jones, che ricompare per una sanguigna rilettura di Midnight Rambler. Quando non seguono il copione e si lasciano andare, gli Stones regalano, ancora oggi, a settant'anni, quei lampi di lucida follia che hanno reso inimitabile la loro carriera. 

Jagger presenta tutti i suoi complici in scena. Il volume degli applausi premia come sempre Keith Richards, ma anche Ron Wood, secco come forse non è mai stato ("Non mangia abbastanza pasta") dice Mick.

Richards, camicia verde, capelli argento e sorriso da impunito, si mette al centro della scena con You got the silver. Nella voce, sempre più sgraziata e ruvida ci sono 50 anni di rock on the road vissuti pericolosamente. 

Naturalmente non mancano Honky Tonk Women e Gimme Shelter. In un crescendo di emozioni arrivano anche Miss You, Sympathy foir the devil e Brown Sugar. Poi, i bis con You can't always get what you want e Satisfaction. Il rito è compiuto. La felicità palpabile dei presenti e la cornice maestosa del luogo sono bellezza. Una grande bellezza

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Gianni Poglio