Justin Bieber: sono nato suonando
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Justin Bieber: sono nato suonando

La batteria non poteva permettersela, ma le bacchette sì. E così da piccolo batteva il ritmo sul pavimento. Oggi guadagna decine di milioni l’anno e tutte le ragazzine vorrebbero sposarlo. Una ha cercato perfino di incastrarlo.

Bruce Dale, 67 anni, originario della provincia canadese, operaio dell’industria automobilistica ormai in pensione, parla del nipote Justin ormai diventato, a soli 18 anni, un cantante mito. «Era un bravo bambino, ma era pur sempre un ragazzo. Si spingeva continuamente oltre i limiti, qualsiasi attività intraprendesse. Si era appassionato all’hockey su ghiaccio al punto tale da farlo diventare un’ossessione» racconta.

«Si è sempre impegnato molto, fin da piccolo. Non è un ragazzo che ha bisogno di qualcuno che lo stimoli: è iperattivo». Il padre di Justin Bieber, Jeremy, riflette qualche secondo quando gli domando a che età si è accorto per la prima volta che il figlio possedeva talenti insoliti. «Verso i 3 anni, quando ha iniziato a suonare la batteria e a ripetere a memoria brani di libri e della Bibbia. Ha anche iniziato a leggere prestissimo».

«Amo la musica sin da quando ho memoria» rivela Justin Bieber. «Da bambino, quando andavo in chiesa, mi avvicinavo sempre alla batteria. Mia madre capì che era una vera passione e così, in un certo senso, mi ha assecondato, aiutato» dice esitando un po’. Sarà anche l’adolescente più riconoscibile e famoso del mondo, per giunta sofisticato (musica accattivante, immagine raffinata, capelli e sopracciglia perfetti), ma resta comunque un teenager.

Di tanto in tanto Bieber si ripete, tentenna e rimane senza parole. Nemmeno 8 milioni di album venduti e un totale di 2,7 miliardi di visualizzazioni su Youtube possono aiutare da questo punto di vista. E neanche comparire sulla copertina della rivista Forbes (secondo l’edizione di agosto, solo negli ultimi due anni ha guadagnato 108 milioni di dollari) contribuisce ad accelerare i tempi di maturazione previsti dalla natura.

La madre, Pattie Mallette, single dai tempi della separazione da Jeremy, avvenuta quando Justin, figlio unico, era molto piccolo, «comprava delle bacchette, così potevo suonare sul pavimento» continua il cantante. «Quelle se le poteva permettere, costavano solo 10-20 dollari, purtroppo una batteria intera no». Dopo l’enorme successo riscosso nel 2008 grazie a Youtube e ai video girati in casa, la madre ricevette una marea di offerte dal mondo dello spettacolo. Su consiglio divino, lei sostiene, pensò che il modo di presentarsi di Scott Scooter Braun fosse apprezzabile. E così, su indicazione del giovane imprenditore musicale americano, si trasferì con il figlio quattordicenne ad Atlanta.

«Mia madre ha fatto tutto quel che poteva per motivarmi»: così Bieber ricorda gli anni della sua formazione. «Invitava a casa gli amici che suonavano la batteria per mostrarmi come si faceva. Mi ha sempre sostenuto in tutto ciò che amavo fare». Un’infanzia felice? «Sì, naturalmente. So che cosa significa non possedere molto denaro ed essere povero. Non mi succedeva spesso di ricevere abiti nuovi e, comunque, i miei nonni erano di grande aiuto. Quando andavo al ristorante con mia madre, dovevo studiare il menù: potevo ordinare solo acqua e non altre bevande che costavano troppo. Io e mia madre ci dividevamo un pasto, perché non potevamo permettercene due» ricorda.

Will.i.am, il cantante dei Black Eyed Peas, è un «Belieber», ossia un fan sfegatato di Justin Bieber. Ha contribuito al suo nuovo album Believe registrando una canzone con lui. Alla domanda se pensa che il ragazzo sia più che una semplice marionetta del pop, Will.i.am risponde: «Justin è una delle persone più ricche di talento con cui abbia mai lavorato. E ho lavorato con tanti cantanti: Mick Jagger, Whitney Houston, Bono, Michael Jackson».

Qual è il suo talento principale? «La capacità di suonare qualsiasi strumento. C’è ancora margine di crescita. Sfortunatamente ha esordito con l’immagine di un adolescente musicomane. Però bisogna ricordare che molti artisti si sono presentati così e adesso sono leggendari come Michael Jackson. E, sia chiaro, non sto paragonando Justin a Michael Jackson» aggiunge rapidamente. «Non intendo certo bestemmiare». Will.i.am ha investito parecchi soldi acquistando proprietà per tutti i suoi familiari, che hanno potuto così trasferirsi a uno a uno dalle case popolari della zona est di Los Angeles.

Bieber ha mai fatto qualcosa di analogo? «Sì, ho comprato una casa e un’auto ai miei nonni. Anche mia madre avrà un’abitazione. Spenderò parte del mio denaro, ma solo per cose che contano». Intanto però ha acquistato per sé un appartamento da single a Calabasas, vicino a Los Angeles, per 6 milioni di dollari. In uno studio di registrazione nella zona ovest di Londra l’ossessivo adolescente milionario musicomane dalla memoria strabiliante viene intervistato da Reggie Yates, conduttore dj di Radio 1 della britannica Bbc.

La popstar canadese sta parlando dell’ologramma del compianto rapper Tupac Shakur, che si è «esibito» sul palco al Coachella Festivalin California. Poi inizia a rispondere alle domande inviate dagli ascoltatori di Radio1. Yates gliele legge così come sono scritte. Laurie di Paignton chiede da dove ha tratto l’ispirazione per il suo nuovo singolo, Boyfriend. «Lo scopo era creare qualcosa di nuovo, diverso, attirare l’attenzione della gente. Tutte le ragazze del mondo si sono ispirate a quel brano per farsi trattare meglio dai rispettivi fidanzati. I fidanzati (lui sta con la popstar ed ex attrice Disney Selena Gomez; ndr) dovrebbero notare le piccole cose, per esempio un taglio di capelli».

Che Bieber non sia una semplice marionetta del pop lo dimostra la sua determinazione negli affari. Ora ha in programma di scrivere un nuovo libro; e ne ha già pubblicato uno, La mia storia - Primo passo verso l’eternità. Ha distribuito un film, Mai dire mai, diventato il concert movie con gli introiti più alti mai registrati. Poi ci sono i profumi: Someday e Girlfriend. Infine gestisce l’etichetta School Boy Records, che di recente ha scritturato la cantante canadese Carly Rae Jepsen (la vocalist del superhit Call me maybe).

Naturalmente dalla grande fama derivano anche grandi problemi. L’anno scorso Bieber è stato accusato di essere il padre del bimbo di una fan: Mariah Yeater sosteneva che il cantante, allora sedicenne, avesse fatto sesso con lei in un bagno del backstage a Los Angeles. Trascorrendo però qualche tempo con lui e, soprattutto, con il nutrito gruppo di persone incaricate della sua protezione, bisogna ammettere che è difficile riuscire a capire come sia potuto accadere un fatto anche solo simile a quello che racconta la ragazza. Bieber, infatti, è davvero così come appare: educato, benintenzionato, timorato di Dio, e odia la birra («Bere non mi attira per niente»). Così l’accusa, poi rivelatasi infondata, è ormai acqua passata per tutti. Ma non per Bieber, che ha scritto una canzone sull’argomento intitolata Maria.

Chiedo: si tratta di una canzone di vendetta tipo Billie Jean di Michael Jackson o Cry me a river di Timberlake? «Sì, ricorda molto Billie Jean, il brano che ho preso a riferimento. Il verso introduttivo recita: “Ha raccontato di avermi conosciuto in tour, continua a bussare alla mia porta, non se ne va. Lasciami stare”».Viene da chiedersi perché non abbia citato la ragazza per diffamazione... «Non so quali procedimenti legali siano in corso, ma penso che abbia già i suoi problemi da affrontare. Volevo solo che il mondo sapesse che non era vero, questo è tutto ciò che davvero mi interessava. E, in un certo senso, mi dispiace per lei. Per fare affermazioni così meschine, per comportarsi in questo modo,deve per forza trovarsi in condizioni difficili».

Quanto alla canzone, Usher, suo mentore e comanager, dichiara: «È questo che la gente vuole ascoltare: ti succede un fatto pazzesco e non hai mai avuto la minima intenzione di parlarne con la stampa. Ed ecco che si presenta l’opportunità di raccontarlo a tutti con una canzone. Noi artisti siamo sempre alla ricerca di una fonte di ispirazione». Capitolo chiuso.

Justin Bieber, sostengono gli addetti ai lavori, è la prima vera popstar open-source del mondo. È ossessionato da Twitter e scrive direttamente ai fan, in modo compulsivo e scrupoloso, selezionando e retwittando circa100 mila messaggi. Con Believe, Justin ha molto da dimostrare, soprattutto di saper fare musica da adulti per gli adulti.

L’unica cosa capace di mettere in crisi la star forse più adorata al mondo sono i detrattori, i cosiddetti hater. «Non sopportano l’idea di uno così giovane con tanto successo. Che io possa dedicarmi a quello che molti di loro vorrebbero poter fare. C’è chi mi odia anche solo per questi motivi, senza magari avere mai nemmeno ascoltato la mia musica. Loro non lo sanno, ma io so arrivare al cuore delle persone».

© Independent on Sunday-The interview People

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