Antonio Mazzeo, un leghista sull’Etna
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Antonio Mazzeo, un leghista sull’Etna

A Maletto, in provincia di Catania, ha fatto il pieno di voti un giovane del Carroccio. E non è l’unico «alieno» in Sicilia. Dove ora si scopre un’insolita voglia di Padania.

La «Pontida del Sud» è un paesino di 4 mila anime arrampicato sulle pendici dell’Etna, famoso per le sue fragole, odorose e tardive. A Maletto sventola la bandiera del sole delle Alpi: il Carroccio qui ha raccolto il 32,6 per cento dei voti. La città più leghista d’Italia. Più di Pontida, ferma al 29, «il sacro suolo» tra le vallate bergamasche dove dal 1990 la Lega organizza l’annuale raduno, per «difendere la libertà dei popoli padani dal potere romano». E invece Matteo Salvini, segretario del partito da dicembre, ora riformula: «Quando dicevamo “Roma ladrona” non ce l’avevamo con i romani, ma con la politica. I siciliani sono brava gente. Però il governatore, Rosario Crocetta, è un disastro. Abbiamo aggiornato i nostri programmi: l’impegno al Sud è all’inizio». Così, domenica 15 giugno, Salvini si arrampicherà fino a Maletto con Giancarlo Giorgetti, suo capogruppo alla Camera: il programma prevede la celebrazione di un simbolico gemellaggio fra Nord e Sud. Nel paese etneo vivono l’attesa in stato confusionale. Davanti ai bar di via Umberto non si discute della sagra della fragole di metà giugno, da anni evento catalizzatore di animi e speranze. Si parla solo di Lega, Salvini, polentoni e terroni.

L’arcano del successo elettorale del Carroccio sta nel volto sornione e pingue di un giovane geometra nato e cresciuto nel paese: Antonio Mazzeo, 25 anni, candidato con la Lega alle europee. Ha preso 1.448 voti: 526 nella sua Maletto. Capelli tirati all’indietro con abbondante gelatina, occhio ceruleo, una sigaretta via l’altra spiega: «Ho fatto campagna elettorale porta a porta. Qui conosco tutti. Gli dicevo: “Sono candidato...”. E loro: “Bravo, Antonio!”. Aggiungevo “Per la Lega...”. Erano perplessi: “Ah...”. Ma poi attaccavo con il nostro programma: stop alla legge Fornero, basta euro, lotta all’immigrazione clandestina, riapertura delle case chiuse. E alla fine, mi dicevano: “Bravo, Antonio. Te lo diamo il voto”. Mazzeo ci tiene però a passare per fiero autonomista, vessillifero dello statuto siciliano. Come tutte le formazioni politiche nate nell’isola nell’ultimo decennio, di squisiti ideali e duro zoccolo clientelare. A partire dall’Mpa dell’ex governatore, Raffaele Lombardo. «Nooo» interrompe Mazzeo, indispettito. «Noi siamo con la Lega, che non è più a stampo nordista come quando c’era Umberto Bossi. Il nuovo corso di Salvini è chiaro: si è battuto perfino per le arance siciliane a Bruxelles».

In Sicilia il segretario del Carroccio ha raccolto 10.240 preferenze. «Gli stessi voti che ho preso a Milano» dice in questo repentino rovesciamento di campo e prospettive. Il movimento ha raggiunto l’1 per cento: il triplo di quanto raggranellato nelle scorse politiche, un anno fa. Dato ancora lontano dal 6,2 per cento nazionale, ma quasi storico. E in ascesa. Per due motivi. Intanto la Sicilia è un’isola di pensionati o aspiranti tali: la riforma Fornero è vissuta da molti come un’inaccettabile scorreria. «L’abolizione della legge sull’età pensionabile è stata lo slogan che ha avuto più presa sulla gente» spiega Vincenza Castiglione, a capo del costituendo gruppo della Lega Nord nel consiglio comunale di Maletto. «Per molti la pensione era rimasta l’unica certezza». La seconda ragione dell’incedere leghista è lo sbarco di migranti sulle coste isolane. Salvini, il 5 maggio scorso, per il suo battesimo politico in Sicilia ha scelto il porto di Augusta, simbolo dell’emergenza: «Migliaia di migranti al giorno: creano problemi economici, lavorativi e sanitari. Non è possibile che la Sicilia sia lasciata sola: l’Europa se ne frega». 

A Maletto, tra le sconnesse stradine lungo il vulcano, l’idea di essere diventati l’avamposto sudista dell’Alberto da Giussano a molti non dispiace: «Io sono un antipolitico» assicura il gioielliere Alfredo Spampinato, arricciando borbonici baffoni. «Ma ho votato Lega senza imbarazzo. Le idee di Salvini non sono male: noi vogliamo l’autonomia». Ancora più fervente è il messo comunale Vincenzo Favazza: con gesto repentino, sfodera una tessera della Lega, datata 2006: «Le “nostre” idee prendono piede. Stiamo sfondando: la gente è stufa dei soliti politici». Qualche porta più in là, negli uffici del comune, c’è la stanza del sindaco di Maletto, Salvatore Barbagiovanni, del Pd. Mastica amaro: «Non ha idea di quanto ci stia danneggiando questa storia... La verità però è che i miei concittadini hanno votato un paesano, non il partito. Non gli frega niente della Lega. Vuole un esempio?». Avanti. «Qui ci sono tanti forestali: noi difendiamo i loro posti di lavoro. La Lega invece è contro». Aneddoto magari non felicissimo: in Sicilia gli addetti allo spegnimento dei fuochi nei boschi sono quasi 29 mila, in Lombardia poco più di 500. E difatti il trentenne Salvatore Mineo, coltivatore delle celebrate fragole locali, ha pochi dubbi: «Il paese ha fatto un figurone votando per la Lega: come facciamo a difendere ancora tutti ’sti forestali?».

Mentre sull’Etna lo spadone leghista incrocia la triscele siciliana, qualche chilometro più a valle, al quarto piano di un condominio nel centro di Catania, sogghigna Angelo Attaguile, mite sessantasettenne, deputato della Lega in quota autonomista e plenipotenziario del Carroccio nelle lande meridionali. A qualche centinaio di metri da casa sua, un mese fa, è stata inaugurata la prima sede della Lega Nord al Sud.L’ossimoro non lo scalfisce. Ex segretario nazionale dei giovani della Dc, poi autonomista al fianco di Raffaele Lombardo, adesso leghista. Onorevole Attaguile, non è che ha in animo di diventare il leader dell’ennesimo partitino regionale? «Giammai» risponde con modi morotei. «Il nostro leader è stato, resta e sempre sarà Salvini». Il segretario federale adesso si prepara alla seconda visita ufficiale nell’isola nel giro di poche settimane. Il primo a stupirsene è lui stesso: «E pensare che in Sicilia c’ero stato una volta in tutta la mia vita...».

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Antonio Rossitto